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Fondi Legge 440: sempre meno ma con più ritardo

In passato a metà ottobre la Camera aveva già esaminato lo schema di direttiva. Quest'anno il provvedimento è ancora fermo nei cassetti del Miur. La quota riservata alle scuola è passata in 3 anni dal 30% del totale al 15%

15/10/2012
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La Tecnica della Scuola

di RP

Sta in questa sintetica tabellina la storia recente (poco gloriosa) della legge 440 del 1997.
Ogni anno il Ministro emana uno schema di direttiva che deve essere sottoposta al parere delle Commissioni parlamentari.
La direttiva indica la ripartizione dei fondi annualmente stanziati dalla legge 440, quella che - alle origini - doveva servire per sostenere le attività finalizzate all’ampliamento dell’offerta formativa.


 
data presentazione
alla Camera
data approvazione
alla Camera
Importo
totale
Importo destinato alle scuole
6 settembre 2011
26 settembre 2011
79milioni
12milioni
(di cui uno riservato ai licei musicali)
13 luglio 2010
27 luglio 2010
129milioni
30milioni
22 settembre 2009
12 ottobre 2009
140milioni
36milioni
21 luglio 2008
30 luglio 2008
179 milioni
53milioni

Una prima osservazione riguarda i tempi: nell’ipotesi peggio (anno 2009) il parere della Commissione Cultura della Camera era stato formulato il 12 ottobre.
Per il 2012 siamo ormai arrivati alla metà di ottobre e la proposta non è stata neppure trasmessa dal Ministero alla Commissione.
E’ del tutto evidente che siamo ormai ampiamente fuori tempo massimo, perché il provvedimento, una volta approvata alla Camera deve ancora essere esaminato dal Senato. Con questi ritmi si rischia di arrivare a Natale.
E poi c’è la questione delle risorse: anno dopo anno il taglio è stato pesante; tra il 2008 e il 2011 lo stanziamento complessivo si è ridotto a un terzo.
Ma la il dato più allarmante è quello che riguarda la quota destinata alle scuole: era il 30% del totale nel 2008, è sceso al 26% nell’anno successivo e al 23% nel 2010.
Nel 2011 la quota è arrivata al 15%. Questo significa che 85 euro su 100 sono rimasti “al centro” (e cioè al Miur e agli USR).
Evidentemente al Ministero pensano che valorizzare l’autonomia scolastica significhi decidere a Roma quali debbano essere le iniziative da promuovere e sostenere a lasciare alle scuole la facoltà di decidere se aderire o meno. Davvero, una strana concezione dell’autonomia.
 

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