Flc Cgil: sì all'obbligo a 18anni, no al docente tutor
Francesco Sinopoli segretario generale Flc Cgil
I due anni di pandemia che abbiamo alle spalle hanno reso ancor più pesanti le diseguaglianze preesistenti nel sistema di istruzione. Solo grazie all'enorme sforzo quotidiano dell'intero personale della comunità scolastica si è cercato di combatterle nella concreta pratica educativa. Tali diseguaglianze sono il frutto del pesante disinvestimento delle politiche pubbliche degli ultimi decenni.
Le maggiori criticità oggi sono quelle che denunciamo da anni: organici del personale docente e Ata inadeguati; tempo scuola pesantemente ridotto e distribuito in maniera diseguale nel Paese; personale con retribuzioni tra le più basse nel pubblico impiego; un precariato diffuso ed endemico; la mancanza in parti rilevanti del Paese di docenti di sostegno; strutture edilizie spesso fatiscenti per consentire di svolgere l'attività educativa in sicurezza; un dimensionamento scolastico insensato, con scuole insostenibili per numero di studenti, per dislocazione territoriale dei plessi e per tipologia di percorsi di studio offerti; una dispersione scolastica che viene affrontata solo con fondi europei, assegnati attraverso l'iniquo sistema dei bandi e/o l'opinabile misurazione della povertà educativa; il tentativo di rendere egemone un modello di scuola che perde i connotati di luogo democratico, sociale e culturale per essere piegato ai bisogni e al modello aziendalistico. A ciò si aggiungono recenti e pesanti provvedimenti su formazione incentivata e docenti esperti che devono essere semplicemente ritirati.
Da ciò la necessità di rafforzare la scuola statale per adempiere a ruolo e funzione costituzionale. Chiediamo nel breve-medio periodo un incremento dell'1% almeno del PIL della spesa corrente in istruzione e non l'incredibile riduzione prevista dal Def. Questo investimento strutturale va utilizzato per elevare l'obbligo scolastico fino ad almeno 18 anni e per rendere obbligatoria la scuola dell'infanzia; per incrementare le dotazioni organiche a partire dalla stabilizzazione dell'organico covid; per costituire classi con non più di 20 alunni; per un deciso incremento delle retribuzioni che riconosca la dignità e il ruolo sociale del lavoro dei docenti e personale Ata; per ridurre a dimensioni fisiologiche il precariato; per estendere il tempo scuola in tutto il paese e in particolare il tempo pieno nel Mezzogiorno; per costituire autonomie scolastiche che siano liberate da tutte le procedure burocratiche che nulla hanno a che vedere con l'attività di istruzione; per un investimento nell'edilizia scolastica e nella creazione di nuove scuole poiché le risorse del Pnrr rispondono solo in parte a questa necessità.
In conclusione, solo un robusto intervento nell'ambito delle politiche pubbliche e della finanza pubblica per l'istruzione potrà davvero rappresentare un cambio di rotta nella direzione disegnata dalla nostra Costituzione.