Finita la luna di miele sulla Scuola. I miliardi promessi ancora non ci sono
sul tema scuola all’interno del governo non tutto fila liscio e che, come è accaduto nei passati governi tecnici o politici di ogni colore, è iniziato il solito braccio di ferro tra Economia ed Istruzione
«Abbiamo concordato un incontro con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per la prossima settimana per capire effettivamente quali sono le possibilità economiche, perché si programma quando ci sono fondi certi». Così parlò (giovedì scorso) il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, al termine di un’audizione alla Camera. Un annuncio che forse è stato sottovalutato, ma che rappresenta la prova che sul tema scuola all’interno del governo non tutto fila liscio e che, come è accaduto nei passati governi tecnici o politici di ogni colore, è iniziato il solito braccio di ferro tra Economia ed Istruzione. Insomma, la luna di miele sembra essere finita velocemente.
E pensare che il governo Renzi è nato con idee ben precise sulla scuola. La prima uscita pubblica del premier è stata lo scorso febbraio, appena incassata la fiducia del Parlamento, proprio in un istituto di Treviso. In quell’occasione Matteo Renzi aveva ribadito la centralità del tema affermando che «per uscire dalla crisi bisogna ripartire dalla scuola».
Non solo, per vincere lo scetticismo dell’opinione pubblica aveva annunciato un mega piano per la messa in sicurezza delle scuole italiane. Mega piano che avrebbe avuto a disposizione un finanziamento di 3,5 miliardi di euro, tra fondi già disponibili e risorse recuperabili dall’allentamento del patto di Stabilità, oltre alla immancabile cabina di regia per la gestione degli interventi.
Dopo due mesi, però, l’unico provvedimento «nero su bianco» sull’edilizia scolastica è contenuto nel decreto Irpef e prevede in concreto solamente 244 milioni di euro di «spazio di patto» per il biennio 2014-2015. Ben poca cosa rispetto ai 3,5 miliardi annunciati. Ben poca cosa per le 4.500 scuole che hanno già richiesto di aprire i cantieri.
Sicuramente risorse aggiuntive si renderanno disponibili dall’interpretazione di altre vecchie leggi o da commi nascosti nello stesso decreto Irpef. Magari già nei prossimi giorni Padoan e la Giannini avranno l’occasione di chiarire l’«equivoco», ma certo per arrivare da 244 milioni a 3,5 miliardi di euro la strada è molto lunga.
Andrea Balzanetti