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FINANZIARIA: PANINI (CGIL), O SI CAMBIA REGISTRO O E' SCONTRO

"E' evidente che, se non si cambia registro, lo scontro sara' inevitabile".

03/09/2006
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FINANZIARIA: PANINI (CGIL), O SI CAMBIA REGISTRO O E' SCONTRO

(AGI) - Roma, 2 set. - "E' evidente che, se non si cambia registro, lo scontro sara' inevitabile". Il segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza, Enrico Panini, una delle categorie piu' 'pesanti' della Cgil, spara 'alzo zero' sulla Finanziaria, a dimostrazione che le prese di posizione di Guglielmo Epifani sono condivise fortemente dall'organizzazione. "A scorrere nei giornali le diverse dichiarazioni dei rappresentanti del Governo non si puo' non constatare amaramente che i settori della conoscenza (arte, ricerca, scuola, universita') sono ormai scomparsi anche dalle citazioni di rito - spiega Panini - mentre ad oggi e' confermato che questi settori pagheranno un pedaggio pesante alla Finanziaria, con soluzioni tutte puntate al taglio delle risorse e del personale senza alcuna scelta di riforma e di sviluppo, senza alcun aggancio fra il loro ruolo e le politiche di sviluppo". Per Panini "e' come se il rapporto fra sviluppo del Paese, innovazione, conoscenza ed investimenti non investisse il Governo nel suo insieme, con un taglio superiore a 1.000 miliardi di euro". Poi l'"affondo": "I lavoratori di questi settori hanno dato un sostegno al programma delle forze che compongono la maggioranza con un consenso che sfiora l'80%. Oggi cresce la delusione ed una forte insofferenza verso segnali che, se confermati, risulterebbero in assoluta continuita' con una politica di tagli gia' conosciuta. Ma il tema e' ancora piu' di fondo ed attiene alla qualita' dell'insieme della manovra. E' infatti evidente - conclude il sindacalista - che parlare di sviluppo e di qualita' per il Paese mentre si tagliano settori che sono il primo bacino per queste scelte significa assumere politiche di corto respiro ed andare verso una situazione di non ritorno per il nostro Paese rispetto al contesto mondiale, addirittura ben piu' grave ancora della grave situazione economica che abbiamo ereditato". (AGI) -
021323 SET 06


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