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Fedeli e i conti in sospeso della Buona scuola: salta tirocinio sottopagato, niente Invalsi per voto Terza media

Stefania Giannini ha lasciato alla ministra dell'Istruzione del governo Gentiloni sei dossier caldi. Tra questi, i concorsi per docenti e presidi, la mobilità contenuta, la riforma 0-6 anni, e il finanziamento di un miliardo per l'Università

16/12/2016
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Sono iniziati questa mattina i primi incontri di Valeria Fedeli da ministra dell’Istruzione del governo Gentiloni. Gli uffici tecnici, capo di gabinetto in testa. Non ha visto i tre sottosegretari uscenti (entro venerdì si capirà chi sarà confermato tra Davide Faraone, Gabriele Toccafondi e Angela D’Onghia mentre in rete le maestre d’infanzia hanno organizzato un sostegno battente per il deputato del Pd Marco Di Lello).

Nel passaggio di consegne di martedì scorso, un’ora di colloquio, Stefania Giannini ha lasciato alla Fedeli sei dossier caldi. Vediamo, alla luce dell’esito del referendum e della necessità da parte del Governo Gentiloni di concentrare la sua azione su pochi temi (legge elettorale, ricostruzione post-terremoto, gestione della questione migranti, emergenza Sud), come la neoministra intende affrontarli. La Buona scuola è legge da un anno e mezzo, e certo non sarà abrogata sotto questo esecutivo. Il nuovo ministero accompagnerà in Gazzetta ufficiale alcune deleghe di governo pronte, ne fermerà altre (quella che prevede una nuova figura di apprendista-docente a 800 euro il mese, per esempio) e consentirà a blocchi di docenti di rientrare a casa prima del previsto.

I tre concorsi. Nel silenzio generale, e in ritardo sui tempi previsti, sono ancora in fase di svolgimento diverse prove finali del concorso che porterà docenti in cattedra anche nel 2017 e nel 2018. Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Puglia stanno completando la pubblicazione delle graduatorie dei vincitori per classi di concorso. In Friuli Venezia Giulia gli orali sono iniziati solo il 13 dicembre e le prove sono calendarizzate fino al 20 maggio 2017. In Sicilia i risultati degli scritti per infanzia e primaria, svolti il 30 e 31 maggio scorsi, sono attesi a gennaio, poi si partirà con gli appuntamenti per l’ultima prova che arriveranno fino all’estate. Restano confermate le previsioni che alla scuola italiana mancheranno 23.000 docenti a tempo indeterminato, figure che saranno coperte nuovamente con supplenti.
 
Ci sono altri due concorsi da mettere in moto nel 2017: quello per dirigenti scolastici e quello per direttori dei servizi amministrativi. Il bando dei presidi – 1.500 posti, ottocento da assumere il prossimo settembre - è stato rivisto dopo l’intervento del Consiglio di Stato e dovrebbe essere pronto a inizio gennaio. Tempi simili per il primo bando per Dsga, 1.221 assunzioni previste.

La mobilità contenuta. Già Stefania Giannini aveva promesso ai sindacati “più flessibilità” sulla questione mobilità, ovvero alcune migliaia di assunti costretti ad allontanarsi dai luoghi di residenza. Il concetto di flessibilità, in questo caso, si può tradurre così: si sta valutando se far saltare il vincolo di tre anni previsto dalla Legge 107, ovvero l’obbligo di restare nelle sede assegnata per trentasei mesi. In particolare, questa deroga dovrebbe valere per i docenti assunti entro l’estate 2015.
 
Niente tirocinio sottopagato. Ci sono nove deleghe del precedente governo non ancora approvate e che dovrebbero essere convertite in legge entro il 15 gennaio prossimo (per le deleghe che supereranno quella data sarà necessaria una proroga votata dal Parlamento). Molti dei nove testi, semplicemente, salteranno. Tra questi, “il reclutamento”: prevede che per tre anni i docenti in prova siano pagati con contratto di apprendistato. Lo stipendio mensile sarebbe intorno agli 800 euro invece dei 1.350 di base. Difficile che questa delega vada in porto, difficile che la neoministra ex sindacalista la faccia sua. 
 
È probabile che vengano portate in fondo le riforme sulla disabilità, sul diritto allo studio e sulla promozione della cultura umanistica. Più difficile la realizzazione del riordino delle disposizioni del sistema nazionale dell’istruzione, la revisione dell’istruzione professionale e la riforma delle scuole italiane all’estero.
 
La riforma 0-6 anni.  L’unica esperienza scolastica precedente della ministra Fedeli è quella come sindacalista nel comparto infanzia del Comune di Milano. È sensibile alla questione e intenzionata a riprendere in mano la legge 0-6, appunto sull’infanzia: porta nell’alveo della scuola anche la fase educativa fino ai tre anni (nidi, micronidi, spazi gioco), finanzia il settore e prevede nuove assunzioni. Questa legge, promossa da Francesca Puglisi, è molto attesa dalle maestre d’infanzia ancora nelle graduatorie delle supplenze, le Gae infanzia sono l’unico settore dell’insegnamento precario rimasto fuori dalle assunzioni della Buona scuola.
 
L’esame di Terza media e l’Invalsi.  Per quanto riguarda l’ultima delega – “Valutazione e certificazione delle competenze degli studenti” – dovrebbe essere confermato, forse già entro il 15 gennaio, che i test Invalsi non faranno più parte delle prove dell’esame di Terza media. Saranno somministrati a fini statistici e costituiranno requisito di accesso per l’esame. I test saranno effettuati prima del termine dell’anno scolastico su tre materie: italiano, matematica e inglese. Il punteggio conseguito entrerà nell’attestazione delle competenze. Le prove scritte e il colloquio rimarranno sostanzialmente identici, ma saranno collegate al profilo finale. Il presidente della commissione sarà lo stesso dirigente scolastico. L’esito finale dell’esame sarà deliberato dalla commissione con l’attribuzione di una lettera, da A a E, che sostituirà i voti. La media del secondo quadrimestre non avrà più valore ai fini del voto finale.
 
Per quanto riguarda la Maturità, lo svolgimento delle attività di alternanza scuola-lavoro sarà requisito di ammissione all’esame. Tutto questo, se la delega passerà, dovrebbe valere dall’anno 2017-2018.
 
Un miliardo per l’Università.  Le partite aperte, qui, sono i decreti sul Fondo di finanziamento ordinario premiale – prevede che dal 2017 il 20 per cento della quota in premio sarà ripartito in base a indicatori scelti dagli stessi atenei tra quelli forniti dal Miur – e le regole delle nuove Abilitazioni scientifiche nazionali (Asn). Soprattutto, c’è un miliardo di euro di finanziamenti europei (Pon)

da destinare. L’ex ministra Giannini avrebbe voluto annunciarlo in questi giorni, poi le cose sono preci


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