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FdV-Enrico Panini: per il governo, un'idea regressiva d'istruzione.

Per un' Università di qualità: nessuna ricerca nessun futuro. Enrico Panini: per il governo, un'idea regressi...

05/05/2004
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Per un' Università di qualità: nessuna ricerca nessun futuro.

Enrico Panini: per il governo, un'idea regressiva d'istruzione.

- L'Università e la Ricerca sono oggi l'oggetto di un forte attacco da parte del governo.
In generale possiamo dire che il governo vuole meno finanziamenti, meno autonomia, più precariato. Come si articola questo attacco e che risposta si intende dare con la manifestazione di venerdì ?

"Le caratteristiche dell'attacco del Governo riguardano la riduzione costante dei finanziamenti; la soppressione dell'autonomia delle Università; la rottura dell'unità contrattuale in comparti importanti come quello della Ricerca; la precarizzazione di tutto il personale, in particolare, dei docenti; l'introduzione del controllo politico negli Enti di Ricerca; la cancellazione della grande tradizione culturale delle Accademie e dei Conservatori.
Così si prefigura un Paese nel quale l'innovazione diventa superflua perché le imprese saranno competitive grazie alla precarietà del lavoro ed al taglio dei salari e delle garanzie contrattuali.
Si prefigura anche un Paese più povero perché esporta i cervelli migliori e deve poi comprare a caro prezzo dall'estero i benefici della ricerca.
L'attacco si prefigura tramite provvedimenti legislativi (il più recente dei quali è uno schema di disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari) e mediante scelte di gestione delle risorse finanziarie.
Particolarmente greve è poi la "polemica" spicciola sui giornali, come quando si accusano (nonostante che i dati dicano ben altro) i nostri ricercatori di non fare ricerca.
La manifestazione di Venerdì e lo sciopero generale rappresentano una tappa decisiva nella battaglia che unitariamente i sindacati di categoria dell'Università e della Ricerca hanno messo in campo contro queste politiche riuscendo a costruire relazioni ed alleanze con un vasto schieramento interno agli istituti ed agli enti.
In assenza di risposte chiare è evidente che la mobilitazione e la lotta non potranno che continuare perché è in discussione il futuro del Paese e quello di migliaia di lavoratrici e di lavoratori".

- Come si collega la visione dell'insegnamento universitario e della ricerca di cui il governo è portatore con l'intera politica scolastica sviluppata dall'esecutivo ?&Penso alla riforma moratti, agli interventi nella scuola elementare e media&

"Grandissime similitudini.
Con pochi aggiustamenti ciò che vale per un settore può valere tranquillamente anche per gli altri. Anche nella scuola si riducono i finanziamenti, si vuole annullare l'autonomia delle istituzioni scolastiche nonostante che essa sia prevista dalla Costituzione, ecc.
Insomma, si vuole che il mercato diventi il regolatore dei diritti in tutto il comparto della conoscenza ed in ciò c'è un'idea regressiva che è tipica della modernizzazione senza sviluppo.
Merita una riflessione specifica la "visione" del governo circa gli insegnanti. Con due ipotesi di stato giuridico (una per i docenti universitari, un'altra per gli insegnanti delle scuole pubbliche) in discussione al Parlamento il Governo vuole trasformare l'insegnamento in una funzione controllata dal potere politico che disciplinerà, se il Parlamento approverà i provvedimenti, tutte gli aspetti del rapporto di lavoro.
Da qui al controllo dei contenuti dell'insegnamento il passo è breve. Anche in questo caso i fatti parlano: penso in particolare alla polemica che da alcuni anni è stata aperta dalle forze che compongono la Casa della Libertà sull'insegnamento della storia contemporanea nelle scuole e alla loro richiesta di istituire commissioni di controllo sui libri di testo".

- Ma che tipo di cittadini, che tipo di lavoratori saranno formati dall'insieme degli interventi del governo in ambito scolastico ed universitario ? Che tipo di società ne uscirebbe fuori ?

"Cittadini complessivamente con meno istruzione e con meno competenze, quindi più deboli. Una società con maggiori discriminazioni, considerato che lo studio e la ricerca non riguarderanno potenzialmente tutti i giovani, considerato che la scuola superiore si separerà in due canali nettamente divisi (l'uno per i licei ed uno per gli istituti professionali), e meno democratica, se pensiamo che ridurre il diritto al sapere non può che riflettersi pesantemente sui diritti di cittadinanza delle fasce più deboli di popolazione".

- Infine, un'ultima domanda: tu sei il segretario della Federazione Nazionale dei Lavoratori della Conoscenza che unisce la CGIL-Scuola e il sindacato dell'università e della ricerca. Si tratta di centinaia di migliaia di iscritti alla CGIL, i cui rapporti di lavoro, però, sono spesso molto diversi. Come sarà questa "casa comune" della conoscenza ?

"Questa "casa comune" ha un perimetro esterno molto netto e definito: oggi il valore della conoscenza ha una funzione nelle società moderna pari a quella che ebbe l'industria negli anni '50, è fattore di sviluppo, di crescita, di democrazia.
Poi, le mura sono ampie perché il numero degli addetti è consistente ed in crescente aumento, così come fioriscono spesso in questi settori le forme meno tutelate di lavoro.
L'interno della "casa comune" dovrà essere riempito con la capacità di leggere le politiche relative alla conoscenza sapendole declinare, da un lato, negli scenari generali del nostro Paese e dell'Europa e, dall'altro, di saper articolare il progetto politico nelle diverse articolazioni nelle quali operano i lavoratori della conoscenza (scuola, università, enti di ricerca, accademie, conservatori, formazione, educazione, ecc.).
La varietà di contratti e di tipologie di rapporto di lavoro, la presenza di contratti pubblici e di contratti privati nella rappresentanza di una stessa categoria, a me pare un elemento di ricchezza perché, senza forzature, la comunanza del confronto e delle sedi di decisione può contribuire ad alzare la capacità contrattuale complessiva in settori caratterizzati, fra l'altro, dal tentativo di ridurre il ruolo del sindacato e della contrattazione.
Insomma, con la Federazione la Cgil si colloca, per tempo, nel crocevia del futuro.
Una bella impresa.
Al riguardo non ho dubbi che la prossima assise programmatica della Cgil saprà individuare nelle politiche sulla conoscenza l'arco di volta sul quale ricostruire un futuro possibile contro il declino del nostro Paese".

27 Aprile 2004


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