Famiglie, presidi e docenti sul piede di guerra: "Se continua così a settembre dovremo occuparle le scuole"
Le reazioni dopo le prime notizie sulle linee guida del Ministero
ROMA. “Classi spezzettate in piccoli gruppi con alunni dalle età diverse. Lezioni di quaranta minuti anziché sessanta. Insegnamenti trasversali per accorpare materie e risparmiare un po’ di ore. Didattica mista, metà in presenza e metà a distanza, per gli studenti delle superiori. Non è questa la scuola che vogliamo”. A poche ore dalla diffusione della bozza del Piano scuola 2020-2021, che indica le linee guida per il rientro sui banchi a settembre, i commenti di genitori, presidi e insegnanti sono impietosi. Nessuno, almeno a una prima lettura delle tracce ministeriali, sembra essere soddisfatto. “Il documento dice l’esatto contrario di quello che chiediamo - attacca Costanza Margiotta, portavoce del comitato di genitori ‘Priorità alla Scuola’ che, domani, protesterà in 60 piazze d’Italia -. In questo modo il governo punta a scrollarsi di dosso ogni responsabilità facendo ricadere tutto sui presidi, ma non si rende conto che farà un danno enorme ai nostri ragazzi. Imponendo turni, riducendo la didattica, prevedendo l’esternalizzazione di alcuni servizi e mettendo nello stesso gruppo alunni di prima e quinta elementare si perde ogni continuità nella programmazione didattica”. Il prezzo più grande sarà pagato dai ragazzi: “Gli studenti si ritroveranno con grosse lacune e le diseguaglianze aumenteranno - aggiunge Margiotta e provoca -. Per non parlare del fatto che non è specificata alcuna indicazione sui protocolli sanitari da rispettare. La nostra diventerà una manifestazione contro le linee guida e, se le cose non cambieranno, a settembre non porteremo i ragazzi nelle scuole, finirà che dovremo occuparle». Preoccupati anche i dirigenti scolastici, sulle cui teste peserà ogni decisione da prendere. “Ognuno di noi dovrà cimentarsi in un gioco degli incastri ridisegnando spazi, composizione delle classi, turnazione dei ragazzi e degli insegnanti - afferma Alessandro Artini dell’Associazione nazionale presidi -. I nostri istituti non sono adeguati ad affrontare da soli questa situazione, mancano gli spazi e mancano i docenti. Nella bozza delle linee guida si parla di un miliardo destinato al personale, ma più che ai docenti si fa riferimento agli Ata. Certo si tratta di un aiuto indispensabile, ma certo non si può pretendere che un custode passi un’ora intera a sorvegliare una classe in attesa che arrivi l’insegnante impegnato in un’altra lezione. Questa è follia”.
Critici i sindacati che, nel pomeriggio, saranno convocati proprio per discutere la bozza. “La prima impressione è che manca del tutto la premessa più importante, che è quella degli investimenti - osserva Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil -. I soldi ci sarebbero, dai fondi strutturali senza vincoli già da adesso, alle risorse del Recovery fund a quelle del Mes. Il punto è che è questo il momento di decidere dove dirottarle e la scuola non può essere dimenticata. Per far ripartire a pieno ritmo gli istituti tra personale, interventi di edilizia e dispositivi di sicurezza, occorrerebbero almeno 2,9 miliardi di euro in più”.
Nell’incontro verrà chiesto un cambio di marcia: “Non solo non sono previsti docenti in più, ma con lo slittamento del concorso e quindi delle assunzioni a ottobre i ragazzi si ritroveranno il primo giorno di scuola con 200 mila supplenti - aggiunge Sinopoli -. Per di più scaricare la responsabilità sulle scuole avrà un effetto pericolosissimo per cui assisteremo all’aumento delle differenze tra i territori più attrezzati in grado di organizzarsi e quelli più poveri e periferici destinati a essere ancor più in difficoltà. Infine, occorrerà avviare un confronto sui protocolli di sicurezza: la nostra proposta è stabilire un presidio sanitario in tutte le scuole”.