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«Età media troppo alta. Serve una sterzata per i nostri insegnanti»

Intervista al sottosegretario Rossi Doria

31/08/2012
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Bruno Ruggiero ROMA

 lL SENSO dell'operazione trasparenza è che cerchiamo di imparare anche dagli errori, dalle esperienze andate a buon fine in prove che funzionano e da quelle negative. Sapendo che si tratta di un percorso d'innovazione complesso». Il sottosegretario all'Istruzione Marco Rossi Doria difende così la scelta del ministro Francesco Profumo di pubblicare sul sito del Miur i nomi di tutti i 145 esperti che hanno preparato i test per i partecipanti ai «Tirocini formativi attivi», i corsi della durata di un anno che abilitano all'insegnamento. Un clamoroso «flop» che nello scorso luglio, a fronte dei grandi numeri di partenza (150mila in lizza per 20mila posti) determinò appena un 30% di ammissioni a causa degli svarioni commessi da chi aveva formulato molti dei quesiti. Ma questa in fondo è solo l'ultima grana in un'estate ad alta pressione. Rossi Doria, 58 anni, napoletano, dal 1975 al 1990 insegnante alle Elementari (fu il primo «maestro di strada» e su quell'esperienza nel 2009 ha scritto un libro), poi formatore dei docenti, risponde a tutto campo. La novità assoluta, nel disegno complessivo del prossimo concorso per assumere quasi 12mila insegnanti, è la cosiddetta lezione simulata successiva alla prova scritta. L'idea di per sé fa già discutere. Ma come si articolerà? «Non siamo ancora in grado di fornire i dettagli. Stiamo riflettendo con gli esperti, su come farla nel modo più sensato. Comunque le regole saranno pubblicizzate prima possibile: è un diritto dei candidati sapere a cosa vanno incontro, ma è anche interesse nostro entrare bene nel merito dell'iniziativa. Non c'è alone di mistero né pretattica». Primo concorso dal 1999, per alcune fasce di potenziali concorrenti addirittura dal 1990. E i precari della scuola sono più che mai sul piede di guerra. Perché? «Siamo ritornati all'applicazione della norma ed ereditiamo una situazione di legittime attese e ricche esperienze, da parte di chi pur con un ruolo incerto ha reso di fatto in tutti questi anni un servizio determinante alla scuola italiana. Nella lunga pausa di mancati concorsi le graduatorie si sono appesantite. Era indispensabile una prima sterzata. L'età media degli insegnanti italiani, 56 anni, è diventata la più alta del mondo. Ora si tratta di gestire al meglio le due risorse: esperienza e freschezza». Un mestiere che rischia di somigliare a una missione impossibile? «E più difficile anche perché ci sono meno certezze educative nella società. Ma chi lo fa con passione non cambia lavoro».


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