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Espresso-Licei al buio made in Moratti

Attualità Licei al buio made in Moratti Mancano programmi e fondi. Eppure il ministro vuol far partire subito i nuovi corsi. E le regioni dichiarano guerra di Andrea Benvenuti Di q...

22/07/2005
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L'Espresso

Attualità
Licei al buio made in Moratti
Mancano programmi e fondi. Eppure il ministro vuol far partire subito i nuovi corsi. E le regioni dichiarano guerra
di Andrea Benvenuti

Di questo passo, a settembre, due milioni e mezzo di studenti dei licei e degli istituti tecnico-professionali e le rispettive famiglie avranno le idee ancora più confuse sulla scuola del futuro. Il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti e le regioni sono di nuovo ai ferri corti. I due più importanti attori per l'avvio della riforma del secondo ciclo e dei nuovi licei litigano ormai da mesi a suon di decreti rimpallati, pareri richiesti e sterili tavoli di confronto. Ma questa volta non ci sono più margini per ulteriori rinvii ed è quasi sicuro che la querelle finirà, a scuole riaperte, davanti alla Corte costituzionale. Oggetto del contendere è lo schema di decreto sul secondo ciclo che, a sentire i governatori, sarebbe stato scritto senza tenere conto delle loro considerazioni. In sostanza, al centro dello scontro è finita la partita che riguarda i nuovi licei ideati dalla riforma Moratti, e in particolare la trasformazione dei vecchi istituti tecnico-professionali in licei tecnologici. Le regioni, cui spetta la competenza sulla formazione professionale, protestano perché la Moratti non li ha interpellati fin dall'inizio. Il decreto, come hanno ribadito gli assessori regionali, doveva essere scritto a quattro mani mentre, invece, il ministro se ne sarebbe "infischiata" chiedendo alle regioni solo un parere non vincolante. La sfida ricorda quella che scoppiò, ai tempi della riforma del primo ciclo, a causa dell'avvio della sperimentazione sull'anticipo scolastico, il tutor e i nuovi programmi didattici in diversi istituti italiani di cui "non si è saputo più nulla su come sia andata". Eppure, alla fine, pur senza le coperture finanziarie adeguate e il sostegno delle parti sociali, il ministro dell'Istruzione quella volta ebbe la meglio. "Sì ma a quale prezzo? Moratti si sta comportando allo stesso modo. Pensa di far partire la scatola vuota della sua riforma nella secondaria per spendere il risultato a livello politico, il suo decreto non è applicabile, non c'è neanche lo scheletro dei nuovi licei tecnologici, di quelli agrari e degli istituti tecnico-industriali, come si può parlare di avvio", commenta l'assessore all'Istruzione della Regione Emilia Romagna, Mariangela Bastico. La rivolta dei governatori è finita, nero su bianco, nelle pagine di un documento che, scritto e riscritto, è stato consegnato pochi giorni fa al ministro.

Nelle quattordici cartelle, oltre a chiedere il ritiro del decreto, gli assessori denunciano un vero e proprio colpo di mano da parte del responsabile di viale Trastevere, chiedono "risorse certe" non solo per i licei ma anche per la formazione professionale e sono pronti a bloccare l'avvio di "sperimentazioni non concordate" che partirebbero "al buio". "Non ci sono le norme attuative, le ore di lezione, non vengono indicati neanche quali titoli di studio saranno rilasciati dai nuovi licei. Insomma è un progetto che non si regge in piedi", aggiunge Bastico. Nota a parte è quella sottoscritta dagli assessori regionali di Lombardia, Molise e Veneto (governate dal centro-destra) che, pur condividendo le critiche dei colleghi, hanno però proposto di scorporare la partita della formazione dal decreto così da non ostacolare i piani del ministro e far partire lo stesso la sperimentazione. A questo punto, l'unica speranza per un accordo era riposta nella mediazione del ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia. Ma anche con lui non si è andati molto oltre e ora, per la resa dei conti, è tutto rinviato al 28 luglio, in occasione della Conferenza unificata Stato-Regioni. Ormai, la questione non è neanche più tecnica o costituzionale ma squisitamente politica. Se il ministro Moratti non accetterà la riapertura del confronto, tutto rischia di finire in un vicolo cieco perché i tempi si restringono e, comunque, l'ultima parola sulla formazione professionale spetta sempre alle regioni che possono accogliere o respingere i piani di offerta formativa che le province, su richiesta delle scuole, presentano, proprio alle regioni, all'avvio dell'anno scolastico. Ed è questo il varco dove i governatori aspetteranno il ministro.

Senza intesa, nessuno di questi piani sarà approvato. L'anno scolastico inizierà senza sperimentazioni a meno che le poche regioni di centro-destra non facciano un favore a un ministro dello stesso schieramento. "Ma la sperimentazione fallirà lo stesso e poi entreremo in campagna elettorale", spiega Ugo Ascoli, responsabile per l'Istruzione delle Marche. E qualcuno tra gli assessori più ribelli si augura che "questa volta sia Moratti a fare la fine che fece Berlinguer".


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