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Espresso-Il prof non ci sta:stressati sì, matti no

Il prof non ci sta:stressati sì, matti no Dopo l'inchiesta de L'espresso sul malessere dei docenti italiani, sono arrivate decine di e mail di insegnanti. Arrabbiati ma non rassegnati. Ecco ...

10/10/2003
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L'Espresso

Il prof non ci sta:stressati sì, matti no

Dopo l'inchiesta de L'espresso sul malessere dei docenti italiani, sono arrivate decine di e mail di insegnanti. Arrabbiati ma non rassegnati. Ecco i pareri più interessanti

a cura di Beatrice Dondi

Stressati e frustrati, pieni d'angoscia e costretti agli psicofarmaci. Questo è quanto era emerso dalla ricerca sugli insegnanti della Fondazione Iard, che da anni si occupa di indagini psico-sociali nel mondo della didattica, riportata sull'ultimo numero dell'Espresso Dopo la pubblicazione dell'inchiesta, Abbiamo chiesto a docenti e genitori di dire la loro sulla questione, scrivendo al nostro sito.
"Se il prof scoppia, le cause sono quasi sempre nella macchina burocratica che annulla e crea disamoramenti", sostiene un docente che si è firmato Professor Enzo. "Ad esempio non esiste alcun filtro umano e professionale che potrebbe garantire l'accesso a persone motivate e coinvolgenti; i ragazzi avvertono subito la a-dialogicità di alcuni docenti; vorrei proprio riportare quanto scrivono oggi i miei studenti di una prima superiore, forse ancora puerili, ma non banali o ingenui nell'avvertire quei distacchi che fanno male; a mio pare il prof. scoppia anche per colpa sua;inoltre ci stanno dei regolamenti indecorosi, non solo di stampo economico, che ne limitano la presa e l'efficacia;infine ci vorrebbe che qualche prof. avesse la testa meno fuori dalla scuola e pensasse un poco di più al suo ruolo e no alle tante cose che farà fuori dallo spazio scolastico".

Ribatte il professor Alberto D.: "Parliamo chiaro: io faccio il prof. con 31 anni di servizio.Sapete quanto prendo al mese? Euro1.420". E poi continua: "Nella scuola attuale non si fa più niente di quello per il quale era stato costruito l'edificio scolastico. Chiedete ai signori Presidi, ora Dirigenti Scolastici: per ogni progetto prendono una percentuale (è la parola esatta), gente che va e passeggia nei corridoi, alunni coi pinocchietti e il cappello in testa che siedono sulle cattedre e sui banchi, parolacce. Poche le tracce della lezione! I progetti, poi, su cui si fonda l'offerta formativa sono i più disparati e non c'entrano niente con l'indirizzo stesso della Scuola. Noi quest'anno faremo progetti (approvati dal Collegio dei Docenti) anche per....bagnini (con tutto il rispetto). Ma sapete che si fanno anche progetti per il gioco delle carte?
Fare lezione ed entrare in classe e' diventato un optional:credo che il Paese dei Balocchi, di pinocchiesca memoria, fosse piu' serio. (&)" E conclude, senza appello: "E allora cosa dire ai colleghi come me di una certa età? Coraggio, sursum corda e.....w la squola!"

Che la vita scolastica non sia rosa e fiori si sa. Ma a volte le situazioni sono particolarmente complesse, come scrive una docente di nome Teresa: "Noi abbiamo un preside che ci proibisce di parlare con i giornali senza prima passare dalla presidenza e ci insulta pure. Ma questa non è censura? Attentato alla libertà di espressione? Intimidazione?"

Anche la professoressa Mariagrazia usa dei toni decisamente duri: "Spronati da Presidi, Ispettori e persino dal Ministro che vuole innalzare la percentuale dei diplomati italiani, gli insegnanti hanno cominciato a promuovere tutti i loro studenti. E' una nuova pedagogia o è una presa in giro dei ragazzi? (&) Così molti insegnanti decidono di assegnare 8 e 9 a tutti. Chi ha mai fatto ricorso per un'ingiusta promozione? La scuola con i risultati più alti è la "migliore"! Avrà più iscrizioni, per la gioia di presidi ed insegnanti. (&) Io mi vergogno degli sguardi degli studenti consapevoli di questo imbroglio. I più meritevoli (che parola antiquata ) dovranno cercarsi una buona conoscenza per trovare lavoro perchè la scuola non gli insegna più niente e il suo voto è inflazionato.Mi vergogno anche per chi non sa di non sapere e amaramente scoprirà che quei risultati strabilianti erano fasulli! Lo stipendio dei prof. è poco ma se serve per questo è quasi rubato!"

Il professor Ignazio se la prende invece con l'inchiesta de L'espresso: "Sono ovviamente un insegnante, che non riconosce se stesso e neppure i propri 100 colleghi nell'articolo sui prof, e a proposito dei sondaggi, a quando uno che intervisti i soliti studenti delle superiori e chieda loro perché ben il 90% di essi scelga liberamente di seguire l'ora di religione? Ma vuoi vedere che questi insegnanti, da voi in primis ritenuti l'ultima ruota del carro, hanno il segreto del vero insegnamento?"

Uno spiraglio di ottimismo e di speranza per il futuro scolastico dei prossimi tempi arriva infine dal professor Gianni M., insegnante di Liceo, che scrive: "Non nego che vi siano numerosi insegnanti stressati, frustrati, in crisi di panico davanti alla lavagna. Questa però non è la mia esperienza! Ogni mattina, quando entro in classe, non mi accompagna l'angoscia, ma la passione per il destino degli studenti che mi aspettano e anche di quelli che non mi aspettano." E in poche parole riesce poi a sfatare il falso mito per cui prof e studenti vivono la classe come un campo di battaglia: "Gli studenti non mi fanno paura, anzi provo una simpatia profonda per ognuno di loro, anche se il mio limite mi impedisce di aiutarli a crescere uno ad uno, come è loro dovuto. Insegnare è l'avventura della mia vita, la realizza, anche se non sono un gran che come insegnante e spesso sbaglio con i ragazzi e le ragazze che mi trovo davanti. Ciò che importa però non sono i miei errori, il mio impaccio, ma il loro sguardo che mi sfida ad andare al cuore della vita. Sono grato di questo lavoro, anche se lo devo svolgere in condizioni difficili, e il motivo è semplice, perchè è un lavoro che c'entra con la vita. Mantenere vivo il legame con la realtà insegnando storia e filosofia non è facile, ma accade, e non per delle mie particolari capacità, bensì per il desiderio e la curiosità dei ragazzi e delle ragazze che mi stanno di fronte. Trovare ogni mattina in classe uno, due, tre ..... studenti che con le loro domande e il loro sguardo mendicano la vita è ciò di cui sono grato dal primo giorno di insegnamento. E' per loro che mi sono via via convinto del fatto che l'insegnamento sia il lavoro più bello del mondo, e comunque l'unico che io potessi fare!"

Fin qui le reazioni dei prof alla nostra inchiesta. Ma la polemica sembra destinata a continuare: sul nuovo numero de L'espresso, in edicola da venerdì 10 ottobre, il filosofo Umberto Galimberti attacca frontalmente, in un'intervista, i docenti italiani, che definisce "impreparati, poco carismatici, privi di interessi e di capacità educativa". Il titolo dell'intervista è, emblematicamente, "Professori via da quelle cattedre". Ne discuteremo ancora, con chi vorrà, in questo sito.


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