Espresso-Arruolato in Forza Italia -di Umberto Eco
Arruolato in Forza Italia Le mie affermazioni nella conferenza di Napoli sulla riforma Moratti stravolte dal 'Giornale' per finalità politiche A leggere i giornali c'è sempre qualcosa...
Arruolato in Forza Italia
Le mie affermazioni nella conferenza di Napoli sulla riforma Moratti stravolte dal 'Giornale' per finalità politiche
A leggere i giornali c'è sempre qualcosa da imparare. Domenica scorsa, mentre stavo per lasciare Napoli, ho trovato sulla prima pagina de 'Il Giornale' (quotidiano che non è mai stato tenero nei miei confronti) una mia grande fotografia in prima pagina con il titolo 'Il professor Eco promuove la riforma Moratti'. Andato alla pagina cinque, ho trovato un altro titolo a sette colonne che recitava: 'Eco promuove la scuola della Moratti'. La parola 'scuola', abbastanza generica, lasciava intendere che (o a scelta, o tutto insieme) io 'promuovevo', nell'ordine, la riforma delle scuole dalla materna alla media superiore, la riforma dell'università attualmente in corso di sviluppo, le proposte recentissime sul nuovo statuto dei ricercatori e altre cose.
In realtà il giorno prima, invitato dalla Scuola Europea di Studi Avanzati di Napoli, io avevo tenuto una conferenza sullo sviluppo delle attività dottorali nella storia dell'università, dal Medio Evo sino alle nuove prospettive di dottorati europei. Naturalmente non avevo parlato delle scuole elementari e medie, né dei nuovi progetti di legge in discussione, e avevo analizzato le differenze tra le vecchie strutture universitarie e quelle attuali, vale a dire il Tre più Due, diploma triennale, biennio di specializzazione e poi o Master o Dottorato di ricerca.
L'articolo iniziava mettendo in chiaro che io, personaggio non certo vicino a Forza Italia, davo un giudizio positivo su tutta la riforma della scuola attualmente in corso. Siccome però l'intervistatrice, e questo devo ammetterlo, pur inserendo nell'articolo molte valutazioni e interpretazioni personali, aveva virgolettato in modo corretto le cose che avevo detto io - quando, alla fine della conferenza, alcuni giornalisti mi avevano rivolto delle domande - ecco che cosa l'astuto lettore poteva dedurre dal resoconto, una volta che avesse coperto il titolo con una striscia di adesivo.
Non appare che io abbia fatto affermazioni sulla riforma della scuola elementare e media. Appare che, interrogato sulla riforma dell'università, abbia ricordato che quella in corso è sostanzialmente la riforma Berlinguer, alla quale il ministro in carica non ha apportato sinora variazioni consistenti, se non altro per realismo, perché era ormai in fase di avanzato sviluppo, portata avanti dalle singole università che avevano acquisito maggior autonomia.
Il mio virgolettato affermava che "ci sono aspetti che riguardano la riforma dell'università che la Moratti non ha sostanzialmente toccato, mentre sono avvenute della variazioni per le scuole elementari e medie".
Passato a parlare di quella che per me era la riforma Berlinguer, ho detto quello che in molti diciamo da tempo, che l'università precedente laureava solo il 30 per cento degli iscritti, che dunque qualcosa si doveva fare, che la riforma Tre più Due ci porta più vicini al modello europeo e americano, che naturalmente uno scossone del genere comporta difficoltà di avviamento, che ci vorrà tempo prima di poter dare un giudizio definitivo e fare un calcolo di vantaggi e svantaggi.
Infine, nella conferenza, avevo parlato del nuovo ruolo che assumono, alla luce della riforma, i dottorati, tanto che alcune Università si sono federate per studiare scuole superiori o di studi avanzati per rendere più efficaci sia il curriculum dottorale che la ricerca post-dottorale. E poiché c'era in sala l'ex ministro Zecchino, io e altri colleghi avevamo giustamente ricordato che il progetto di queste scuole avanzate era nato per suo impulso, anche se si dava doverosamente atto al ministro Moratti di non averlo affossato e di averlo anzi portato avanti.
Come si vede, erano discorsi di buon senso, e ispirati a moderato ottimismo. Pertanto anche il sottotitolo dell'articolo, che mi attribuisce l'affermazione "l'università funziona male, c'è bisogno di cambiare" andava piuttosto formulato come "l'università funzionava male, ora sono stati apportati da alcuni anni dei cambiamenti e vediamo se funzionerà meglio".
Ma si sa come talvolta funziona la stampa. Il titolo della mia conversazione era 'Clerici vagantes. Quando finisce l'università', e il senso era che in una buona università non si finisce mai, perché anche dopo l'acquisizione del titolo dottorale continua, per chi ha la vocazione, la ricerca e quindi bisogna preoccuparsi di aiutare gli sviluppi post-dottorali, anche per impedire la fuga dei cervelli.
Ma sin dal giorno prima i giornali locali che annunciavano la conferenza avevano interpretato il titolo in chiave apocalittica, come se volessi descrivere una situazione drammatica in cui l'università è ormai finita. È ovvio, un bambino che nasce non fa notizia mentre un bambino che cade dalla finestra la fa. Ma l'operazione del 'Giornale' non era frutto di un fraintendimento bensì di un progetto politico, e ci insegna come gli articoli vadano letti in trasparenza. Comunque, che dire? Di questi tempi, meglio una stampa che cambia le carte in tavola che una stampa che viene messa a tacere.
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