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Elementari a 5 anni allarme degli insegnanti «A rischio 30mila posti»

una proposta che più di ambire a «un miglioramento dell’istruzione – accusa il segretario della Flc Cgil, Domenico Pantaleo – ha solo il sapore del taglio di organici».

07/06/2014
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Il Messaggero

LA SCUOLA
ROMA - La proposta è stata lanciata poche settimane fa dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Anticipare l’ingresso nelle scuole elementari per permettere ai bambini di sedersi in classe già a cinque anni. Si guarda all’Europa e s’individuano – come faro – le politiche scolastiche d’oltralpe i cui tempi sono ragionevolmente più brevi rispetto a quelli italiani. L’obiettivo della Giannini, in sostanza, è quello di far arrivare prima i giovani nel mondo internazionale del lavoro, lasciando invariata, tuttavia, la durata dell’interno percorso scolastico. Una proposta che di nuovo ha poco, considerato il fatto che fu elaborata, in prima battuta, oltre quindici anni fa, dall’ex ministro Luigi Berlinguer, ripresa in mano dalla responsabile del dicastero nel quinquennio 2001-2006, Letizia Moratti, e in ultimo, tre anni fa, dall’ex ministro di viale Trastevere, Francesco Profumo. E ora, seguendo la tradizione del passato, gli insegnanti, ma soprattutto i sindacati, promettono di nuovo battaglia contro una proposta che più di ambire a «un miglioramento dell’istruzione – accusa il segretario della Flc Cgil, Domenico Pantaleo – ha solo il sapore del taglio di organici». Giacché, anticipando di un anno l’ingresso alle elementari, si taglia il periodo destinato alle scuole d’infanzia che da 3 anni, passa a 2.I NUMERI

Ciononostante, è tuttora in vigore la possibilità di entrare in classe già a cinque anni, con una scelta discrezionale, e quindi non obbligatoria, lasciata alle famiglie. Solo nello scorso anno scolastico, ad esempio, gli alunni entrati in anticipo alla prima classe della scuola primaria sono stati 50.234, con picchi massimi registrati in Campania, dove i bambini con cinque anni e la cartella in mano sono stati 12.556, in Sicilia 8.849 e nel Lazio 4.558. Tuttavia, pur essendo numeri difficili da trascurare, rappresentano una percentuale molto bassa rispetto ai 2.596.915 bambini che sono entrati per la prima volta in classe lo scorso anno. Ma quello che preoccupa maggiormente i sindacati è il futuro degli insegnanti, ora impegnati nelle scuole d’infanzia. Stando alle cifre elaborate dalla Flc-Cgil, infatti, questi docenti in tutto il Paese ammontano a 81.874. Qualora la proposta della ministra dovesse tramutarsi in realtà, a rischiare il posto di lavoro potrebbero essere circa 27 mila. Da aggiungere, poi, i posti ricoperti dagli insegnanti di sostegno che sono 9.811 e che potrebbero ridursi a 6.541.
LE SOLUZIONI

A proporre una soluzione ancora prima dell’emergenza, interviene l’Anief che, sostenendo la proposta della Giannini, consiglia di introdurre una classe ponte per i bambini di cinque anni, che preveda la compresenza dei maestri dell’infanzia con quelli della scuola primaria, all’interno di una rinnovata programmazione e organizzazione degli spazi d’aula. Una proposta tra l’altro, fortemente sostenuta anche dall’Associazione nazionale pedagogisti italiana che sottolinea l’importanza di procedere attraverso un passaggio graduale, nell’interesse del bambino, tra le scuole d’infanzia e le elementari. «È vero che molti bambini oggi a cinque anni hanno già un apprendimento molto sviluppato – afferma la presidente dell’Anpe, Luisa Piarulli – ma non è il saper scrivere o leggere prima degli altri che distingue un bambino intelligente da uno che non lo è, in questo caso è pura pratica». Formulando, quindi l’ipotesi della classe ponte si tutelerebbe lo sviluppo del minore e si eviterebbe anche il taglio di organici. Il Governo dovrebbe anzi prevedere un incremento di un sesto dell’attuale stanziamento per le scuole dell’infanzia. Scuole che oggi coprono solo il 70% in quella fascia di età, mentre il 30% rimanente si rivolge agli istituti paritari. 
Camilla Mozzetti


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