Edifici vecchi e insicuri. I fondi stanziati? «Pochi»
Troppi istituti hanno oltre 40 anni di età. La metà si trova in zone sismiche. I sindacati: "Serve un piano".
Luciana Cimino
Vito Scafidi era un ragazzino quando ha perso la vita. E’ morto nel 2008 per il crollo del controsoffitto della sua aula, nel liceo Darwin di Rivoli. Il Pubblico Ministero Gauriniello dopo la sentenza del Tribunale di Torino che aveva condannato per quell’incidente i responsabili della mancata manutenzione, affermò: «Chi è stato assolto e chi condannato oggi è secondario. L’importante è che sia stato ribadito il principio dell’obbligatorietà degli interventi di manutenzione all’interno degli edifici scolastici». Ribadito il principio però rimane una quotidianità di scuole fatiscenti, dove i soldi non ci sono neppure per le manutenzioni di piccola entità, figurarsi per mettere a norma istituti costruiti in zone sismiche o pieni di amianto. Tanto che l’elenco delle tragedie sfiorate nelle scuole è lunghissimo. Nello scorso sanno sono stati almeno una trentina gli incidenti potenzialmente gravi tra crolli, distacchi di intonaco, caduta di finestre, solai, tetti, controsoffitti. Dal sud al nord. Come, a titolo d’esempio, a Padova, quando il 27 maggio un pezzo di intonaco si è staccato dal soffitto cadendo sopra la cattedra in un liceo e solo la fortuna ha fatto sì che non ci fosse nessuno in classe. Lo stesso è successo, sempre a maggio, nei bagni di una scuola elementare di Agrigento. Oppure a Torino, dove una studentessa è rimasta ferita da alcuni calcinacci ad aprile 2013. O il cedimento strutturale dell’elementare e materna «Romolo Balzani», a Roma, che ha costretto alla chiusura della scuola e quindi al trasferimento di 350 bambini in altri quartieri. Sempre nella capitale, Liceo Orazio, la cassa di una persiana si è sganciata dal suo alloggiamento finendo su uno studente di 16 anni che ha riportato un trauma cranico e toracico. In provincia di Lecco, invece, il distaccamento di una porzione di intonaco dal soffitto ha ferito tre bambini di prima elementare. A Messina tre incidenti dello stesso tipo in tre diverse scuole nel solo mese di ottobre dello scorso anno. Senza contare le scuole non attrezzate, senza spazi in comune, palestre, sala mensa. O quelle con barriere architettoniche a fronte di 207.244 studenti disabili. D’altronde, la maggior parte degli edifici destinati all’istruzione sono stati costruiti in Italia non oltre il 1976, e quindi ben prima dell’entrata in vigore della normativa anti sismica. A leggere gli ultimi dati a disposizione sono almeno il 50% del totale le scuole costruite in zone ad alto rischio di terremoti. Mentre, secondo il rapporto annuale sulla sicurezza delle scuole di Cittadinanzattiva nel 39% dei casi lo stato di manutenzione degli edifici scolastici è del tutto inadeguato. «È aumentata la consapevolezza degli insegnanti ma si è aggravato il dato sulla manutenzione – spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva - questo vuol dire che sono diminuiti i fondi dell’ente proprietario (Comuni o Province) quindi è aumentato il numero di richieste inevase che il dirigente è obbligato a fare e l’ente locale non ottempera. È un dato inquietante perché poi succedono incidenti gravi». Al momento sono i più piccoli a patire di più: le scuole primarie prese come campione evidenziano mancanze nei bagni (dalla carta igienica al sapone), classi pollaio, insufficienza, per i tagli degli ultimi anni, di personale Ata per l’assistenza, aule danneggiate, banchi rotti.
FINANZIAMENTI Una situazione emergenziale sulla quale il governo Letta sta provando ad arginare danni e conseguenze con uno stanziamento di 450 milioni di euro. «Abbiamo attivato tre diverse linee di finanziamento – spiega il sottosegretario all’Istruzione con delega all’edilizia scolastica Gian Luca Galletti – tra queste ci sono 150 milioni che andranno a gara in tempi immediati attribuendo a sindaci e presidenti di provincia poteri straordinari». Inoltre nel dl «L’Istruzione riparte» viene dato alle Regioni la possibilità di contrarre mutui trentennali, a tassi agevolati, con la Cassa depositi e Prestiti e con oneri di ammortamento a carico dello Stato per la costruzione di nuove scuole o per interventi straordinari. «Apprezziamo il grande sforzo compiuto dall’attuale governo – commenta Bizzarri – ma è poca cosa rispetto al reale fabbisogno, basti pensare che il costo di un edificio scolastico di media dimensioni, antisismico, energetico, a norma è di 5 milioni di euro; anche valutando solo interventi di manutenzione si riescono a coprire al massimo 1500 istituti su 42mila di cui 13mila in zone sismiche». «È un buono inizio – dice anche la Cgil ma manca un piano a lungo termine che presuppone ragionamenti su interventi mirati e non soldi a pioggia». Una «programmazione di almeno 10/15 anni» serve anche per Cittadinanzattiva. La certezza di ricevere i fondi, insomma, «che non si interrompano, i danni si creano perché si smette di finanziare, manca ancora una parte del miliardo di euro promesso dall’allora governo Berlusconi, noi abbiamo chiesto di sapere dove sono finiti quei soldi». La messa in sicurezza delle scuole «è una priorità del governo – assicura il sottosegretario Galletti - non abbiamo terminato il nostro lavoro ma è un inversione di rotta dato che il patrimonio immobiliare scolastico si era fortemente degradato negli ultimi anni a causa del Patto di stabilità. Non pensiamo di avere sistemato ma di aver dato un contributo importante per mettere i nostri figli in sicurezza».