Ecco le priorità e le richieste di discontinuità fatte al nuovo Governo
Intervista al Segretario generale della FLC CGIL Francesco Sinopoli. Di Lucio Ficara.
Abbiamo intervistato il Segretario generale della FLC CGIL Nazionale, Francesco Sinopoli, sulle priorità che il nuovo Ministro dell’Istruzione dovrà affrontare per garantire un regolare avvio di anno scolastico.
Tre giorni fa la FLC ha inviato gli auguri di buon lavoro al nuovo Ministro dell’Istruzione, Prof Marco Bussetti, insieme ad un primo dossier sulle questioni che reclamano immediatezza e urgenza di intervento da parte del Governo. Ci potrebbe riassumere i temi che secondo lei dovrebbero essere affrontati con carattere d’urgenza prima dell’avvio del prossimo anno scolastico?
Nella lettera inviata al Ministro Bussetti abbiamo evidenziato quegli interventi che, a nostro parere, dovrebbero impegnare da subito il prossimo governo e le direzioni generali del Miur. Se si vuole dare un segnale di attenzione e di cura al mondo della scuola è necessario intervenire subito aprendo un serrato confronto con le parti sociali innanzitutto risolvendo positivamente la vertenza che coinvolge Diplomati magistrali e laureati in scienze della formazione. Tutta questa vicenda rappresenta una delle pagine peggiori della storia della scuola, in quanto ci mostra con chiarezza le conseguenze del continuo ed eccessivo sovrapporsi di normative in materia di reclutamento del personale, in assenza di una visione complessiva che guidi il governo dei processi di cambiamento. Negli anni ’90 l’istituzione del percorso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria ha risposto ad un’esigenza culturale fondamentale della scuola italiana: quella di dotarsi di un corpo docente più preparato in campo pedagogico e didattico, in grado di affrontare le innovazioni che coinvolgevano la scuola. Sarebbe stato opportuno prevedere una fase transitoria al fine di conciliare le aspettative di lavoro e di stabilizzazione dei diplomati magistrali fino al 2001 con quelli dei nuovi laureati.
Invece la politica ha delegato la gestione della transizione alla magistratura, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Sin dal 2015, prima di avviare le cause, avevamo chiesto con forza una soluzione legislativa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: migliaia di diplomati magistrali illusi e poi delusi, altre categorie di precari si contrappongo fra loro. Ora occorre un intervento normativo finalizzato a sanare la situazione che la sentenza dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha determinato, dopo che per anni le specifiche sezioni avevano sentenziato in maniera esattamente opposta. La tranquillità delle famiglie, che hanno diritto ad un servizio regolare all’inizio del prossimo anno scolastico, e i diritti del personale coinvolto richiedono un provvedimento d’urgenza.
Non crede sia giunto il momento per risolvere definitivamente il problema del precariato degli insegnanti, trovando un modo per esaurire le GAE, in modo da chiuderle per sempre?
Il lavoro precario nella scuola, al di fuori di una dimensione fisiologica legata alle sostituzioni per brevi assenze, è il prodotto di tagli agli organici, al tempo scuola, è il frutto della cancellazione di modelli pedagogici che avevano caratterizzato la scuola italiana, come il modulo nella primaria.
È anche il frutto della mancanza di una seria politica di stabilizzazione degli organici (abbiamo ancora oltre 90.000 posti docenti sull’organico di fatto), di un’idea di forte riferimento per il reclutamento del personale della scuola, in grado di garantire un’efficace programmazione delle assunzioni senza doversi affidare all’emergenza. Principio che vale per docenti, educatori e Ata.
Esiste un legame strettissimo tra precariato e disinvestimento nei settori della conoscenza, da un lato si afferma un modello di istruzione completamente piegato agli interessi di breve periodo del mercato del lavoro, dall’altro si squalifica la professionalità e la condizione lavorativa di chi opera nel settore.
Infatti quello che chiediamo come FLC e come CGIL è un investimento nella scuola statale che riallinei il nostro Paese ai livelli dei Paesi Europei. Con interventi strutturali, che riportino l’istruzione e i processi educativi al centro della crescita economica e sociale, culturale e civile del nostro Paese. Per noi la scuola è uno strumento di trasformazione dell’esistente e per cambiare in meglio la nostra società servono insegnanti stabili, preparati, motivati e ben pagati. La priorità dichiarata in campagna elettorale dalle forze che attualmente sono al governo di investire sulla scuola deve ora concretizzarsi partendo dalla prossima legge di stabilità.
Quali sono le altre priorità che volete ricordare al Governo in carica?
Certamente il superamento della buona scuola a cui deve corrispondere una idea alternativa non solo alla legge 107 ma alle politiche degli ultimi 20 anni. Vorrei ricordare che questa organizzazione insieme ad un fronte ampio aveva anche provato a raccogliere le firme per 4 referendum che avrebbero smontato le peggiori storture. Non ci siamo riusciti per poco ma con il Contratto del Comparto istruzione e Ricerca stipulato il 19 aprile 2018 siamo arrivati a raggiungere alcuni importanti obiettivi di smantellamento della legge 107/2015, rendendo residuale la cosiddetta chiamata diretta e riportando alla prerogativa contrattuale il bonus premiale. Al fine di evitare ogni equivoco e nocive interpretazioni di quanto residuato, occorre ora eliminare le ultime scorie restituendo al Comitato di valutazione degli insegnanti la sua originaria funzione e alla contrattazione l’intera materia sia del bonus che della mobilità attraverso l’eliminazione degli ambiti di titolarità. Serve riconoscere al personale ata il ruolo che svolge essendo parte integrante della comunità educante, nonostante ciò la legge 107 lo abbia reso destinatario passivo di misure negative. Pertanto occorre eliminare i tagli e istituire l’organico potenziato. Inoltre è necessario istituire anche per le scuole del primo ciclo la figura dell’assistente tecnico. C’è poi l’emergenza dell’alternanza Scuola/Lavoro. Occorre fare di questa importante esperienza, che fonda la sua validità sul valore educativo del lavoro, un fatto prettamente educativo/didattico, dando perciò alle autonomie scolastiche la piena potestà organizzativa ed eliminando il tetto rigido delle ore stabilite per legge.
La trattativa sulla mobilità annuale personale scolastico a che punto è?
Ferma purtroppo. Occorre riprenderla al più presto per assicurare regole certe anche ai trasferimenti annuali e alle assegnazioni provvisorie per le esigenze personali e familiari. Inoltre occorre contrattare le regole trasparenti ed oggettive per il passaggio dei docenti da ambito a scuola.
Ci sono poi altri dossier caldi?
ll sistema della formazione italiana all’estero richiede interventi urgenti per garantire l’invio dei docenti necessari al funzionamento delle scuole italiane e di tutti i corsi attivati. Per il prossimo anno scolastico occorre confermare con un accordo sindacale la validità delle vecchie graduatorie, in modo da assicurare il regolare avvio delle attività didattiche. Così come occorre accelerare la trattativa per il rinnovo Contratto dei Dirigenti Scolastici e della Dirigenza del comparto tenendo presente che siamo di fronte ad un enorme accrescimento del carico di lavoro e delle responsabilità che il Ccnl deve riconoscere anche sul piano economico. Servono anche altri interventi che risolvano il problema dell’altissimo numero di reggenze procedendo con il concorso, le dimensioni insostenibili delle istituzioni scolastiche da ricondurre anche secondo il parere del Senato espresso nel 2011, a non più di 900 alunni. Bisogna poi bandire entro l’anno i concorsi per DSGA ordinari e riservati. L’ultima legge di bilancio, dopo un vuoto di 18 anni, ha finalmente creato le condizioni per poter coprire i posti liberi di Dsga che aumenteranno ancora di più, visto che a settembre 2018 ci sarà un numero crescente di istituzioni scolastiche senza un Dsga titolare a causa dei pensionamenti (circa 700). È inoltre necessario procedere senza più indugi con la prova preselettiva del concorso per 2425 posti di dirigente scolastico. Ogni ulteriore rinvio rischierà di paralizzare l’attività delle scuole inevitabilmente affidate a reggenza.
Soffermiamoci sul Ccnl. Dopo 9 anni di blocco finalmente, il 19 aprile scorso, è stato sottoscritto il Ccnl “Istruzione e Ricerca” 2016/2018. Dunque un Ccnl già in scadenza. A questo proposito cosa chiedete al nuovo governo?
Se non si vogliono ripetere scenari che danneggeranno ancora una volta i docenti, i ricercatori, gli Ata, gli educatori, occorre stanziare le risorse per il contratto in finanziaria 2019 per il Contratto 2019-2021, non dimenticando altresì le risorse necessarie a stabilizzare il salario acquisito per le fasce più basse della categoria attraverso lo strumento dell’elemento perequativo reperito in Contratto 2016-2018. Pertanto al nuovo governo chiediamo di dare subito un segnale di discontinuità rispetto alle politiche del passato, stanziando le risorse necessarie per garantire la regolarità dei rinnovi contrattuali.
Un bel carico di lavoro per il nuovo governo. Ha parlato delle emergenze ma poi c’è il lavoro di prospettiva. Cosa vi aspettate?
Innanzitutto che rimetta la scuola al centro. Anche se le preoccupazioni non mancano al di là di ciò che non si dice sulla scuola. Da un lato l’attacco ai migranti, l’intensificazione delle pene, le espulsioni, rimandando ad una idea di società molto lontana dai valori costituzionali che per noi la scuola incarna. Integrazione, inclusione, nuova cittadinanza, capacità di formare persone democratiche in una scuola democratica. Per avere una idea di scuola serve una idea di società come abbiamo esposto a marzo scorso in occasione dell’Assemblea Nazionale su “La scuola che verrà” con precise proposte di investimento.