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E uno studente su due pensa di aver sprecato un anno a causa del virus

A lanciare l'allarme sulla dispersione scolastica, che potrebbe raggiungere nuovi picchi a seguito dell'emergenza Covid, è l'associazione Save the Children che ha studiato il fenomeno attraverso l'indagine Ipsos

06/01/2021
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Il Messaggero

Soli davanti a un computer, quando va bene, a cercare di imparare quella lezione che diventa sempre più distante: con la didattica online, e relativi problemi, circa 34mila studenti delle superiori non ce la fanno. La scuola rischia di perderli per sempre. A lanciare l'allarme sulla dispersione scolastica, che potrebbe raggiungere nuovi picchi a seguito dell'emergenza Covid, è l'associazione Save the Children che ha studiato il fenomeno attraverso l'indagine Ipsos, I giovani ai tempi del Coronavirus raccogliendo opinioni, stati d'animo e aspettative degli studenti tra i 14 e i 18 anni.
Circa 34mila studenti delle scuole superiori, a causa delle assenze prolungate, rischiano di abbandonare gli studi. Il 28% degli intervistati, più di uno su 4, ha raccontato che dal lockdown almeno uno dei suoi compagni di classe ha lasciato la scuola. Per il 7% i compagni di scuola dispersi sono già tre o più di tre. Non va meglio tra quelli ancora sui libri: il 35% assicura di aver visto peggiorare la sua preparazione tanto che uno su 4 si ritrova ora a dover necessariamente recuperare i brutti voti presi in una o più materie. 
LE LEZIONI ONLINEChe cosa non sta funzionando? La didattica a distanza. Per 4 studenti su 10, infatti, la lezione online rappresenta un'esperienza negativa. Il motivo? La concentrazione: gli adolescenti ammettono di far fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online, distratti dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet o alla scarsa copertura di rete nella propria casa. Non solo, gli stessi problemi tecnici riguardano i docenti e quindi si ripercuotono anch'essi sull'efficacia della lezione. Inoltre il 18% degli adolescenti racconta di avere un solo dispositivo, pc o tablet, condiviso con altri e l'8% si trova a frequentare le lezioni in una stanza con altre persone. Quindi la mancanza di strumenti e spazi adeguati rappresentano l'ostacolo peggiore per la concentrazione durante una lezione online. Ma è un dato di fatto che molte famiglie italiane, soprattutto in questo periodo di crisi, non possono contare su un computer a persona, in casa, né su una stanza per ciascun figlio: una realtà di cui si dovrebbe tenere conto quando si pianificano mesi di dad. 
«E' necessario dedicare le risorse del Next Generation prioritariamente al futuro dei più giovani, con un forte e concreto investimento di lungo periodo sull'infrastruttura educativa - sostiene Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children - in questa crisi troppo a lungo gli adolescenti sono rimasti invisibili. Occorre riaprire subito le scuole in sicurezza con un'offerta educativa potenziata, soprattutto nei territori più difficili». Si sta infatti formando un impoverimento di competenze difficilmente sanabile anche perché la crisi economica, che sta schiacciando le famiglie, rischia di trascinare gli adolescenti verso lo sfruttamento lavorativo. Se un ragazzo lascia la scuola, oggi, difficilmente ci tornerà. Piuttosto si darà da fare per trovare lavoro. «Lasciare a casa gli studenti ha commentato ieri la ministra all'istruzione, Lucia Azzolina - genera problematicità innegabili. Non può essere la politica a sottrarre un pezzo di futuro ai giovani». 
Intanto per un adolescente su due, l'anno del Covid è stato un anno sprecato in cui sono mancate le relazioni dal vivo e il 65% è convinto di pagare in prima persona l'incapacità degli adulti di gestire la pandemia e, guardando al futuro, solo il 26% pensa che «tornerà tutto come prima» mentre uno su 4 è sicuro che «continueremo ad avere paura». E allora, in questa sfiducia verso il futuro, tra gli studenti montano le prime proteste: «Siamo pronti a mobilitarci - ha dichiarato Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi - assistiamo a una discussione in cui la scuola viene utilizzata come bandierina per reclamare le proprie ragioni e denunciare i torti degli altri senza però identificare delle vere soluzioni». 
Lorena Loiacono 


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