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«È un buon punto di partenza Ma ai ragazzi serve stare tutti in classe»

Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna «Dobbiamo evitare una terza ondata nei prossimi mesi»

24/12/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Se fosse stato per lui, Stefano Bonaccini il 7 gennaio avrebbe voluto riportare tutti gli studenti delle superiori in classe. E comunque, già da giorni aveva fatto sapere che l’Emilia-Romagna, di cui è presidente, era pronta a far rientrare il 75% degli studenti come previsto dal Dpcm del 3 dicembre. Ma come presidente della conferenza Stato-Regioni è toccato a lui fare la proposta al ribasso, che riporterà in aula soltanto la metà dei ragazzi e delle ragazze delle scuole secondarie il giorno dopo l’Epifania.

Presidente, è deluso dal compromesso chiesto dai suoi colleghi governatori? Si poteva fare di più per gli studenti delle scuole secondarie?

«L’accordo che abbiamo trovato con il governo è un punto di partenza positivo e promettente. Un segnale di speranza per tutte le famiglie e per i giovani. È molto importante che dal 7 gennaio le superiori, come le chiamavano quelli della mia generazione, riaprano. La scuola non è solo apprendimento, è anche socialità, relazione. Per quanto mi riguarda è tale solo con l’insegnante e gli alunni di fronte».

Insomma, importante è ricominciare. Che cosa le fa pensare che questa volta non sia una falsa partenza come a settembre?

«Noi ci siamo preparati con molta attenzione per poter partire al rientro, il 7 gennaio, con il 75% degli studenti in presenza, differenziando gli orari di entrata e di uscita e mettendo oltre 500 mezzi in più sulle strade per accompagnare a scuola e riportare a casa i ragazzi e le ragazze. Da troppo tempo ormai gli studenti delle superiori erano a casa, è giusto ripartire comunque».

Tra i suoi colleghi che hanno chiesto che soltanto la metà degli studenti tornassero tra i banchi c’è una forte preoccupazione per un eventuale rialzo dei contagi se tutti i ragazzi torneranno a circolare nelle città. Lei non lo teme?

«È evidente che serve grande attenzione, perché la riapertura delle scuole fa uscire di casa due milioni di ragazzi in tutto il Paese e sappiamo che il virus circola ancora. Dunque, non volendo vivere una terza ondata nei prossimi mesi, serve fare le cose seriamente e per bene. Questo è l’impegno che ci siamo presi insieme alle prefetture e agli uffici scolastici regionali. Faremo di tutto per evitare il più possibile gli assembramenti».

La ministra Azzolina ha resistito fino all’ultimo perché voleva che si mantenesse la misura del 75% degli studenti già dal 7 gennaio. Come l’avete convinta?

La ministra

Ringrazio Azzolina

per aver accettato la nostra proposta, meglio procedere con cautela

«La ministra Azzolina comprensibilmente si batte per la riapertura delle scuole, ma la ringrazio di aver accettato la nostra proposta. Io capisco le obiezioni dei miei colleghi presidenti di Regione che preferiscono partire con il 50% in presenza, in maniera più graduale, anche considerando il fatto che il 7 gennaio usciamo da due settimane di zona praticamente quasi sempre rossa. Per questo alla fine la proposta della conferenza delle Regioni è stata quella di procedere prendendo tutte le precauzioni. Ma ci siamo presi l’impegno di passare successivamente al 75%».

Da quando, dal 18 gennaio?

«Ci sarà un nuovo Dpcm a gennaio e capiremo come vanno i contagi».

È immaginabile che gli studenti delle superiori tornino in classe tutti, come era a settembre?

«Si potrà fare quando la curva dei contagi sarà scesa».

In primavera?

«Tra quattro giorni parte la campagna vaccinale che a gennaio e febbraio vedrà completata la prima tranche per tutti gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa. A marzo partiremo con la seconda tranche che riguarderà gli anziani e le categorie più fragili. Io sono ottimista e spero che nel corso dell’anno potremo arrivare alla cosiddetta immunità di gregge e vedere la luce in fondo al tunnel».


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