E per la scuola si profilano nuovi tagli
Sono quattro le leve che il governo conta di azionare per raschiare il fondo del barile: “snellimento della struttura centrale”, “riorganizzazione della struttura territoriale”, “razionalizzazione di distacchi e comandi” e “riequilibrio della rete scolastica regionale e della proporzione tra docenti e classi di alunni”.
SALVO INTRAVAIA
SCUOLA ancora all’insegna del segno meno: meno sedi centrali e periferiche, meno istituzioni scolastiche, meno docenti “imboscati”, meno dirigenti e probabilmente anche meno insegnanti. Con la spending review (revisione della spesa) la scuola pubblica italiana si appresta all’ennesimo taglio. Dopo la cura da cavallo imposta dal precedente governo, anche Monti chiede all’istruzione statale sacrifici per risanare i conti pubblici.
Sono quattro le leve che il governo conta di azionare per raschiare il fondo del barile: “snellimento della struttura centrale”, “riorganizzazione della struttura territoriale”, “razionalizzazione di distacchi e comandi” e “riequilibrio della
rete scolastica regionale e della proporzione tra docenti e classi di alunni”. Ma i sindacati frenano. «Eliminare gli sprechi è doveroso – dichiara Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola – ma lo è altrettanto assicurare al Paese un servizio pubblico di qualità. La scuola ha pagato un prezzo salatissimo, difficile pensare che le si possa sottrarre ancora qualcosa». «Dal ministero – continua Scrima – assicurano che la revisione di spesa non comporterà alcuna riduzione del personale, ma vigileremo attentamente perché non restino parole contraddette dai fatti. Ci preoccupano molto, invece, le ipotesi di un accorpamento dei servizi amministrativi, specie se ciò significasse immaginare molte scuole facenti capo a un unico ufficio di segreteria. Mentre sulle supplenze è
davvero difficile immaginare ulteriori risparmi». Il riferimento è al miliardo e 216 milioni di “spese correnti” – di cui fanno parte le supplenze brevi e le spese di funzionamento delle scuole – che il governo intende contrarre del 15%.
Ma andiamo con ordine. Lo “snellimento della struttura centrale” prevede la riduzione ad una soltanto delle due sedi – viale Trastevere e piazza Kennedy – del ministero: a rimanere dovrebbe essere soltanto la prima. Ma anche un maggiore utilizzo dei sistemi informatici disponibili e una riduzione degli organici dei dirigenti. Attualmente, sono 159 i posti vacanti di dirigente amministrativo di prima e seconda fascia, sui 371 previsti in totale (il 43 per cento). Il ministero conta di tagliarne una parte. E per ridurre ancora le spese prevede la
“riduzione delle articolazioni provinciali”: quelli che un tempo si chiamavano “provveditorati agli studi”, trasferendone le relative funzioni alle scuole e agli Uffici scolastici regionali. Ma non solo. Per effetto della “razionalizzazione di distacchi e comandi” i 300 docenti comandati negli uffici periferici dell’amministrazione, presso enti e associazioni, con tutta probabilità, ritorneranno in classe ad insegnare. Il “riequilibrio della rete scolastica regionale” dovrebbe passare attraverso l’accorpamento delle oltre 500 istituzioni scolastiche ancora sottodimensionate – con meno di 600 alunni – mentre resta sibillino il “riequilibrio della proporzione tra docenti e classi di alunni”, perché potrebbe nascondere un taglio al personale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA