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E l'esecutivo stringe ancora sul turn over, ma il PD non ci sta."Un atto illegittimo"

Profumo si è impegnato ad accogliere almeno in parte le modifiche suggerite dal Pd.Mai due decreti su diritto allo studio e turn over che oggi porterà in Consiglio dei ministri sono stati bocciati dai Democratici

23/03/2012
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l'Unità

Mariagrazia Gerina

Ma come? Non bisognava sbloccare il sistema e fare largo ai giovani? Certo,ma per ora l’università, guidata dal governo tecnico, rischia di continuare ad andare in direzione opposta. «Ci aspettavamo un cambio di passo rispetto al passato recente, necessario a rilanciare l’università: purtroppo non c’è stato», chiosa, con amarezza, la capogruppo del Pd nella Commissione Cultura, Manuela Ghizzoni, reduce dall’esame dei due provvedimenti che oggi il ministro Profumo porterà in Consiglio dei ministri. Due nuovi decreti attuativi della legge delega Gelmini: il primo riguarda il diritto allo studio, l’altro la possibilità di spesa degli atenei, che si vedono legare le mani con un nuovo blocco del turn over. Il Pd, ieri, in commissione Cultura, li ha bocciati entrambi. E, per di più, ha fatto mettere a verbale che introdurre un nuovo blocco del turn over in un decreto attuativo delle legge delega sull’università è illegittimo. «Quella legge, che noi non abbiamo mai apprezzato, non delega il governo a decidere per decreto un eventuale nuovo blocco del turn over, se l’esecutivo vuole procedere in questo senso deve quanto meno farlo con una legge ordinaria che chiami a esprimersi nel merito lo stesso parlamento», spiega Ghizzoni. Sui decreti attuativi che oggi Profumo porterà di nuovo in Consiglio dei ministri per il varo definitivo, invece, il Parlamento era chiamato a esprimere solo un parere. Quello licenziato dalla Commissione Cultura della Camera, votato da Pdl e Terzo Polo, non ha avuto, appunto, il via libera del Pd, che ha motivato il suo voto contrario, tanto sul diritto allo studio, quanto sui vincoli di spesa, con argomenti molto pesanti. In particolare, sul blocco del turn-over. Addirittura più severo di quello fissato dal governo Berlusconi. Se la legge 133, che cesserà i suoi effetti a dicembre 2012, imponeva agli atenei un turn over non superiore al 50%, ovvero un’assunzione ogni due pensionamenti, nel testo approdato in Parlamento con la firma del nuovo ministro, pur distinguendo tra atenei “virtuosi” e non, il turn over risulterebbe bloccato dell’80%, con una media nazionale, atenei “virtuosi” a parte, di due assunzioni ogni dieci pensionamenti. Prima, al Senato, il Pd ha cercato di introdurre dei correttivi, suggerendo, per esempio, all’esecutivo di riportare un eventuale blocco sotto al 60% e di non protrarlo oltre il prossimo triennio (nel testo originario non c’era neppure un termine temporale). Poi, alla Camera, ha affondato il colpo, votando contro un parere del relatore giudicato troppo troppo poco critico. Specie a fronte delle proteste che si sono levate da rettori, docenti, studenti e ricercatori. Oltretutto, la promessa del ministro, che ai Senatori aveva assicurato la disponibilità a introdurre delle modifiche, ha vacillato di fronte al timore che la Ragioneria dello Stato potrebbe non essere d’accordo. Come è già accaduto conle 10mila assunzioni, cancellate all’ultimo dal decreto semplificazioni per ragioni di bilancio. Il decreto giunge quindi oggi in Cdm, con la contrarietà del Pd. «Non si può continuare a sbattere la porta in faccia ai giovani:nell’ultimo triennio si sono già persi 6mila docenti», spiega Ghizzoni, molto critica anche con i vincoli di spesa imposti agli atenei: «Se vorranno trovare le risorse per nuove assunzioni, dovranno decidere di aumentare ancora le tasse universitarie ». Tanto più che i finanziamenti per il Fondo di finanziamento ordinario restano incerti. D’altra parte sempre sugli studenti, si scaricheranno i costi del diritto allo studio. Il decreto che giungerà a Palazzo Chigi oggi prevede un aumento delle tasse che va dal 20 al 100%. E anche se le risorse stanziate sono più dello scorso anno (da 110 milioni su passa a 165 milioni, mentre le Regioni si sono impegnate a mettere un altro 40%), non saranno sufficienti a garantire la borsa di studio a tutti gli aventi diritto. Lo scorso anno rimasero fuori il 30%:per dare a tutti la borsa sarebbero stati necessari 567milioni. Sommando tutte le risorse messe in campo dal nuovo esecutivo non si va oltre i 400 milioni. «A meno che non intendano ridurre la platea degli aventi diritto, abbassando a 16mila euro l’Isee per accedere alle borse», osserva Ghizzoni. Decisione che, non ancora scritta nero su bianco e rinviata a un successivo provvedimento, ovviamente già vede contrario il Pd. 


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