E il ministro annuncia: senza premi la valutazione non ha senso
La Giannini insiste anche sulle scuole paritarie: parte del sistema nazionale di rinascita del paese
Alessandra Ricciardi
«Manca la premialità e va introdotta, è l'impegno che ci siamo presi. Si valuta la qualità della didattica di una scuola e tanti altri processi. Il profitto della scuola e dell'università è la qualità della formazione, della ricerca scientifica e del servizio che rende alla società ed è questo che va misurato».
Nel giorno in cui il Pd teneva a Roma la giornata dell'ascolto della scuola, associazioni e sindacati, sotto la regia del responsabile scuola e welfare della segreteria, Davide Farone, da Padova il ministro Stefania Giannini interveniva a gamba tesa sulla valutazione legata alla premialità. Connubio che i sindacati hanno avversato nel recente passato e che ricerche, come quella della Fondazione Agnelli diretta da Andrea Gavosto, negano siano un buon affare per la qualità della didattica e per la carriera dei docenti. Il ministro però non ha dubbi: «La valutazione è utile se viene considerata come strumento di governo con l'introduzione di operazioni premiali e di penalizzazione altrimenti è solo un esercizio stilistico come tanti altri», ha ammonito, «ed è da mettere in atto dopo aver sentito tutte le componenti della scuola per arrivare a distinguere chi lavora tanto da chi fa semplicemente il suo dovere».
Ammette poi il ministro che governare la scuola è cosa complicata. «Le criticità sono talmente tante: il mio è un ministero dove ogni giorno c'è una bomba da disinnescare: ma questo perchè ogni giorno sono tanti i settori che reclamano attenzione. Io ho alcune parole d'ordine che ripeterò: la semplificazione perché ci si è molto accaniti sulle procedure e molto poco concentrati sui prodotti finali». E poi la parità. «La scuola paritaria è uno dei punti del sistema che funziona meglio quindi si tratta di rafforzarla e di cercare sempre di tenerla all'avanguardia nel contesto europeo. Credo che il sistema educativo italiano debba fare questo sforzo dall'infanzia all'università». Ma come incentivare il finanziamento delle paritarie?
«Per le scuole paritarie gli strumenti sono quelli utilizzati anche negli altri paesi: dal piano fiscale che facilita le scelte delle famiglie a tutta un'altra serie di elementi». Guai però a parlare di risorse che si tolgono alla scuola pubblica, «è una posizione ideologica. Invece significa ritenere uguali il sistema scolastico paritario e quello statale, entrambi strumento di rinascita di questo paese».