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E gli ispettori di Sua Maestà finiscono sotto processo

Un rapporto svela: le valutazioni alterano i rapporti nella scuola. Che è sempre meno equa

14/05/2013
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ItaliaOggi

Giovanni Brusio

La valutazione degli ispettori di Sua maestà intossica la scuola. Fa discutere in Inghilterra uno studio presentato da Demos sull'accountability del sistema di istruzione, intitolato Detoxifying school accountability (https://www.demos.co.uk/files/Detoxifying_School_Accountability_-_web.pdf?1367602207).

Sono vent'anni che è a regime oltremanica la rendicontazione sociale dei risultati di apprendimento delle scuole, attraverso i test standardizzati del curriculum nazionale e le visite degli ispettori dell'Offsted in classe. Risultati poi pubblicati all'interno delle league tables, dati sull'accountability delle scuole che servono agli utenti per farsi un'idea della scuola dove iscrivere i propri figli o che questi già frequentano. Non si tratta di una critica tout court al sistema della valutazione esterna, però. A scriverla è James Park, autore dello studio e presidente della fondazione Progress, che presenta anche un proprio modello di accountability (www.progress-hse.org). Park spiega che è dal 1992 che vengono apportate una serie revisioni al curriculum nazionale. Le scuole hanno sempre più difficoltà a sedimentare il cambiamento e a riprogrammarsi in vista del successo formativo. È vero, sostiene James Park, che diversi docenti hanno anche beneficiato del ruolo propulsivo degli ispettori, ma per lo più si è trattato di adottarne pedissequamente i suggerimenti, vivendo più da ospiti che da protagonisti la pedagogia da vivere in classe con i propri studenti. Il sistema così, secondo Park, entra in stallo. Sta di fatto che le scuole inglesi sembrano praticare sempre meno equità educativa: più del 77% della varianza dei risultati ai test Ocse Pisa degli studenti inglesi è spiegata da differenziali socio-economici del background di provenienza (https://www.oecd.org/pisa/46624007.pdf). Il regime di accountability, secondo Park, produrrebbe un corso di riforma permanente sostenuto dal clima di gossip innescato ogni volta che i giornali pubblicano le league tables.

Un meccanismo perverso, spiega Park, che alla fine risulta più utile agli interessi dell'elettorato passivo, preso a rispondere agli appetiti di quello attivo, appetiti che essi stessi avrebbero contribuito a stimolare. Poco o niente si legge, afferma Park, su cosa pensano gli studenti della propria scuola, come pure sul loro giudizio dell'intervento degli ispettori in classe.

Ecco perché per disintossicare la scuola serve valorizzarne l'autonomia, si legge nello studio, facendo sentire gli attori che la vivono tutti i giorni i suoi veri protagonisti. Ma serve anche che agli studenti, alla fine di cicli strategici come quello primario e secondario di primo grado, non venga imposto il test di apprendimento esclusivo, ma sia data loro la possibilità di scegliersi i test di competenza da sostenere in base anche a quelle che sono le proprie vocazioni, i propri interessi e attitudini, rispetto ai campi disciplinari e degli indirizzi di studio da intraprendere nella vita.


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