Due studenti su 3 usano bus o metro Il sondaggio che spaventa i presidi
Nell'incertezza comunque si lavora. I presidi stanno riconvocando collegi dei docenti e consigli di istituto perché ogni decisione presa va ovviamente approvata
Tre studenti delle scuole superiori su quattro utilizzano il trasporto pubblico per andare a scuola la mattina e poi per tornare a casa, alla fine delle lezioni. A rivelarlo sono i sondaggi svolti dai dirigenti scolastici nei giorni tra Natale e Capodanno nelle loro scuole che, chiedendo alle famiglie in che modo gli alunni raggiungono l'istituto, provano a far quadrare il cerchio.
Ed emerge quindi che gli studenti salgono quotidianamente a bordo di autobus e metropolitane che, oggi, viaggiano a capienza ridotta. Al 50% delle loro possibilità. Che cosa accadrà quindi da giovedì prossimo, 7 gennaio, quando il 50% dei 2,7milioni di alunni delle superiori dovrà tornare in classe? Una domanda non da poco visto che si tratta di 1,3 milioni di ragazzi che torneranno a mettersi in moto per tornare tra i banchi. Un rientro atteso, da mesi, ma ancora troppo complicato, a cominciare dagli orari scaglionati dalle 8 alle 20.
ORARI DA RISCRIVEREI dirigenti scolastici sono infatti alle prese con un orario delle lezioni tutto da riscrivere: il 7 si torna al 50% ma poi, dopo una settimana circa, si dovrebbe estendere questa quota al 75% degli studenti. Di settimana in settimana cambia tutto, fermo restando che sarà la curva dei contagi a decidere se e quando le scuole potranno riaprire. Nell'incertezza comunque si lavora. I presidi stanno riconvocando collegi dei docenti e consigli di istituto perché ogni decisione presa va ovviamente approvata. Ma restano appena tre giorni lavorativi al rientro. Una corsa contro il tempo da togliere il fiato. In questo gioco ad incastro, tra cattedre e docenti condivisi anche su più scuole, va ora ad inserirsi una nuova incognita: il numero degli studenti che usano il trasporto pubblico per andare a scuola. Le famiglie stanno ricevendo dai presidi questo questionario per capire come scaglionare gli orari. «Alle superiori superiamo la soglia del 70% - spiega Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio in media 3 alunni su 4 si muovono con il trasporto pubblico. I ragazzi si spostano nei diversi quartieri e non dimentichiamo che a Roma studiano anche molti ragazzi che vengono dai Castelli romani e dal litorale, come Ostia e Fiumicino. Eppure non abbiamo ancora un piano degli orari dei trasporti, arriverà nei prossimi giorni. Siamo sconcertati: la scuola può pure essere pronta ma i trasporti ancora no, ne stiamo ancora discutendo. Praticamente mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata».
POMERIGGIOIn una città come Roma, infatti, il tema dei trasporti è molto delicato e decisamente complicato: «Ma per la scuola ora diventa fondamentale visto che saremo costretti a far terminare le lezioni nel pomeriggio: una parte delle ore diventerà da 50 minuti, senza l'obbligo di recuperarle. Per il resto chiediamo agli enti locali di fornire indicazioni che non siano ballerine: qui ormai sembra una roulette».
I giorni a disposizione per avere risposte sono ormai pochissimi. La percentuale stimata dai presidi di Roma, sull'utilizzo di bus e metro tra gli studenti, coincide con quella delle altre città, a cominciare da Milano dove si lavora senza sosta nelle scuole per non farsi trovare impreparati ma la tensione sale: «Siamo una delle regioni a rischio sottolinea Agostino Miele, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi della Lombardia lunedì (domani ndr) sapremo se veramente il 7 si torna a scuola ma, guardando i numeri dei contagi, non sono molto ottimista. Intanto pensiamo a come gestire gli orari: uno prima delle 8 e uno dopo le 9:30. Ci saranno ore o frazioni di ore che andranno perdute e non sappiamo come le recupereremo. Inoltre il problema della sicurezza è fuori dalla scuola: circa 3 ragazzi su 4 usano i mezzi pubblici, si spostano dentro Milano, all'interno della Città metropolitana ma anche nell'hinterland in entrata e in uscita. Ma ci chiediamo se davvero il problema dei trasporti possa essere risolto».
Lorena Loiacono