“Dopo la canzoncina a Siracusa, non visito più le scuole”
Invece di fare “mea culpa” per non avere più mantenuto la promessa di visitare una scuola a settimana, addossa la responsabilità al preside della scuola di Siracusa che gli fece cantare le canzoncine in suo onore
Pasquale Almirante
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo! Le sue caratteristiche per lo più si possono ritrovare nel mitico Bertoldo o nella fabula del lupo e l’agnello: Renzi fa all’incirca la stessa cosa. Invece di fare “mea culpa” per non avere più mantenuto la promessa di visitare una scuola a settimana, addossa la responsabilità al preside della scuola di Siracusa che gli fece cantare le canzoncine in suo onore. E infatti da Bruno Vespa ha detto: ”Certo se un giorno vado in una scuola di Siracusa e succede l’inferno perché i bambini cantano una canzoncina? Da allora ho smesso di andare nelle scuole per una forma di rispetto istituzionale. Ma è stato un errore, perché il rapporto diretto con questo mondo è indispensabile”.
Se per un verso non si capisce che significa il “rispetto istituzione” dall’altro lato appare strano che non abbia messo in conto le canzoncine in omaggio alla sua visita. Certamente qual preside, invece di tirare a lustro la sua scuola e schierare i bambini in coro, avrebbe fatto meglio a chiamare i buli che si aggirano per i quartieri siracusani; oppure aprire tutte le porte delle difficoltà giornaliere che deve superare per mandare aventi la baracca. Ma addossare la colpa per la sua diserzione dalle scuole e dalla sua promessa proprio alle polemiche che suscitò quella visita, appare strambo. Tanto strambo che nella nostra piccolezza pensiamo che “quel rispetto istituzionale” cui ha fatto riferimento sia invece la paura di riceve fischi e uova, parolacce e accuse settimana per settimana e scuola per scuola. Paura istituzionale appunto.