Disabili, la rivolta delle mamme «I nostri figli sono discriminati»
In mille si organizzano su Facebook e preparano la prima causa in sede civile. Sotto organico i docenti di sostegno anche con i 26 mila promessi entro il 2016
ROMA La rivolta delle mamme. Si stanno organizzando insieme, sono già diventate un migliaio in pochi giorni. Ognuna di loro ha un figlio con disabilità, in età scolastica, ma a scuola non ha l'aiuto che dovrebbe avere. E allora, invece di limitarsi a una protesta, di mandare una lettera aperta che farà rumore per un giorno e finirà nel silenzio per sempre, ecco che insieme hanno pensato di rivolgersi a un giudice. Vorrebbero intentare una causa al tribunale civile. Una causa collettiva per discriminazione. E anche se proprio lunedì scorso il governo ha annunciato l'immissione in ruolo di oltre 26mila insegnanti di sostegno in tre anni, quello che non va nella scuola italiana nei confronti dei disabili - si lamentano le mamme – è tanto e tanto ancora. Il ricorso collettivo è nato spontaneamente e si sta allargando con i social network. Con Facebook. Invece di condividere gli svaghi, queste mamme - tutti i giorni alle prese con una realtà di gioia difficile, di felicità da riconquistare - si sono confidate e confrontare sul loro mondo. Sui loro figli.
BATTAGLIA GIUDIZIARIA
Ma sono sempre più le cause che i genitori intraprendono per chiedere quei diritti che spettano e che non si hanno. Negli ultimi 8 anni, secondo la Fish, forse la più grande associazione in difesa dei disabili, almeno 20mila quelle a cui i Tar (i Tribunali amministrativi regionali) hanno dato ragione e torto al ministero dell’Istruzione.
L’ORGANICO
Ventiseimila nuovi insegnanti, su un organico che così sale a novantamila, è quasi una rivoluzione, per una realtà - quella dell'assistenza ai bambini e ragazzi che hanno dei problemi in più - che in Italia, con la crisi economica, è stata sempre di più trascurata. Perché senza docenti di ruolo non è che in classe l'insegnante di sostegno non c'è: ma si deve ricorrere ai supplenti, e questo spesso significa perdere la continuità didattica che soprattutto per gli handicap psichici è molto pesante. E la presenza degli alunni con disabilità è in crescita. Sono circa 204mila gli alunni con handicap nella scuola italiana, il 4% del totale, secondo i dati della Fish. Seimila alunni l’anno in più nell'ultimo decennio ha calcolato l’Istat nell’ultima indagine, che si riferisce ai dati dell’anno scolastico 2011/2012. Più della metà, 81mila, frequentano la scuola primaria, altri 63 mila studiano nelle scuole medie. Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio, quelli dell’apprendimento e dell’attenzione sono i problemi più frequenti. Uno su 5 (il 19,8%) ha un handicap abbastanza grave e ha bisogno di essere aiutato nel mangiare, o per spostarsi e andare in bagno. Il 7,8% non riesce a fare nessuna di queste tre cose. Alunni che richiedono un'assistenza costante. E in molti casi la scuola non riesce a darla. Negli ultimi anni, con il taglio della spesa pubblica, si è ridotto il numero delle ore di sostegno e dalle 22 settimanali previste se si arriva a 11 è tanto. E quando non c’è il docente di sostegno il bambino viene lasciato nella classe. Seguito a fatica dagli insegnanti di «posto comune», come vengono chiamati burocraticamente, che non hanno una preparazione specifica. E gli insegnanti di sostegno con gli spezzoni di ore sono spesso costretti a dividersi in scuole diverse. Così corrono da una parte all’altra.
TAGLIO AI BILANCI
Ma non è solo questione di insegnanti. Il problema che si sta facendo sempre più pesante è quello degli assistenti educativi, che dovrebbero aiutare soprattutto per gli handicap fisici. Le amministrazioni locali faticano sempre più a sostenere la spesa. Il Comune di Roma ha lanciato l'allarme: cinque milioni di euro da recuperare subito per non far saltare il servizio a 3.640 bambini. Milano ha appena stanziato quasi due milioni di euro per il periodo settembre-dicembre, per 2.200 alunni di 175 istituti. Ma deve stanziare i fondi da gennaio a giugno. A Mantova non ci sono fondi per i 127 studenti disabili delle scuole superiori. Da nord a sud, è un dramma nazionale.
Quando mancano gli assistenti, sono spesso gli stessi insegnanti a farsi carico. E i bidelli. Anche loro ridotti all’osso nelle scuole. Le famiglie che possono, provvedono di tasca propria a garantire l’assistenza pur di lasciare i figli in classe. Oppure mamme e papà arrivano a portare via, prima della fine delle lezioni, i propri bambini, per non lasciarli soli. Altro che diritto allo studio.
Alessia Camplone