Diplomati magistrali, ultimo atto
Impegni dal Pd alla Lega, ma ora tocca al nuovo governo
Alessandra Ricciardi
Si rivedranno oggi, i tecnici del dicastero dell'istruzione e i rappresentanti sindacali. Quasi certamente, l'ultimo incontro sotto la reggenza della ministra Valeria Fedeli. Dopo il vertice della scorsa settimana, oggi il dicastero si era impegnato a illustrare i dettagli di un'ipotesi di soluzione «politica» per la vertenza dei docenti assunti a tempo indeterminato e in possesso del solo titolo del diploma magistrale ante 2001. Docenti per i quali alla fine dell'anno scolastico scatterà, stando a quanto ha previsto l'adunanza del Consiglio di stato, il licenziamento. L'atto finale di un lungo contenzioso, tanto che gli stessi contratti di assunzione sono stati fatti firmare con la riserva di risoluzione del rapporto nel caso di sentenza di rigetto in ultima istanza delle pretese.
Il precipitare delle consultazioni verso la formazione del nuovo governo del presidente potrebbe imporre però uno stop alla vicenda. Proprio oggi infatti il capo dello stato, Sergio Mattarella, dovrebbe comunicare il presidente del governo da lui incaricato per la formazione del nuovo esecutivo. Un esecutivo «neutrale», formato da pochi ministri, chiamato ad ottenere la fiducia in parlamento e a lavorare di sponda con le varie forze parlamentari sulle urgenze del paese fino alle nuove elezioni.
Tra i lasciti più impegnativi del governo Gentiloni, c'è proprio la vicenda dei diplomati magistrali, per la quale sia la Fedeli che i sindacati avevano prospettato la necessità di un intervento ai gruppi parlamentari. Ottenendo un consenso ampio e trasversale, che va dalla Lega, che lavora a rinsaldare il rapporto con l'elettorato della scuola del Nord, al Pd, che prova a ricostruire il suo rapporto spezzato con la scuola.
Con la sentenza (n. 11/2017) i giudici amministrativi hanno cancellato le speranze di migliaia di precari in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 di essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento, di essere immessi in ruolo e, in migliaia di casi, di conservare l'immissione in ruolo già ottenuta.
Le immissioni in ruolo in bilico sono 6.669: 1.030 nella scuola dell'infanzia e 5.639 nella scuola primaria. Circa i 2/3 delle assunzioni sono state effettuate prima dell'anno scolastico 2017/2018, in prevalenza nel 2016/2017, e un terzo riguarda docenti immessi in ruolo nell'anno in corso. L'Adunanza plenaria del Consiglio di stato, infatti, si è pronunciata nel senso della inesistenza del diritto dei diplomati magistrali ad essere inclusi nelle graduatorie a esaurimento. E ciò sta portando i giudizi di merito in corso ad un esito conforme a quanto stabilito dall'Adunanza.
Le immissioni in ruolo da annullare sono concentrate al Nord, dove le graduatorie a esaurimento sono in gran parte esaurite. Nel settentrione, infatti, sono stati immessi in ruolo 499 docenti di scuola dell'infanzia e 4970 docenti di scuola primaria, per un totale di 5469 immissioni in ruolo da annullare: l'82% del totale. Al centro le immissioni in ruolo nell'infanzia sono state 362 e nella primaria 492 per un totale di 854 assunti, il 12, 8% del totale. Fanalino di coda il Sud. Per tutti il licenziamento scatterà a seguito delle sentenze di merito, è l'impegno del Miur, nessuna decisione generalizzata, in attesa che la politica risolva il problema alla radice.
Serve un «soluzione di straordinaria amministrazione che preveda l'emanazione di un provvedimento legislativo e che tenga nella dovuta considerazione ogni legittimo interesse, per essere pienamente rispondente a principi di equità e giustizia sociale», scrivono Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Uil scuola e Gilda nel sollecitare i partiti a prendere in mano in dossier. L'ipotesi trasversale che si profila è quella di una nuova fase transitoria per la scuola dell'infanzia ed elementare in cui sanare le posizioni di chi è già assunto o è in attesa.