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Diplomati magistrali, interrogazione parlamentare alla ministra Fedeli

Sfida a sinistra sulla vicenda delle maestre senza laurea bocciate dal Consiglio di Stato. Nell’interrogazione firmata Maestri-Civati-Brignone-Pastorino si chiede al governo di prevedere per loro un «concorso ad hoc» per evitare il caos nelle scuole

30/12/2017
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Corriere della sera

La legislatura si è appena chiusa e la vicenda dei diplomati magistrali, che giustamente preoccupa migliaia di famiglie, è già diventata terreno di scontro a sinistra in vista del voto del 4 marzo. Alcuni transfughi del Pd che oggi si riconoscono nel progetto di Liberi e Uguali capitanato da Pietro Grasso sono scesi in campo chiedendo alla ministra Valeria Fedeli di trovare una soluzione per sanare l’ennesimo pasticcio causato dal persistere della piaga del precariato nonostante il maxi piano di assunzioni messo in campo della Buona Scuola. Gli onorevoli Andrea Maestri, Pippo Civati, Beatrice Brignone e Luca Pastorino, membri del gruppo Sinistra Italiana-Sel-Possibile, hanno chiesto alla ministra di chiarire quali misure intenda adottare a seguito della sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 20 dicembre che ha «bocciato» i maestri e le maestre senza laurea rispedendoli nelle graduatorie di istituto. Parliamo di quasi 50 mila docenti, tutti diplomati prima del 2002, ovvero prima che il titolo di laurea diventasse obbligatorio per insegnare nelle scuole materne e nelle elementari. Avevano fatto ricorso al Tar ottenendo di essere inseriti con riserva nelle graduatorie a esaurimento (quelle che danno diritto all’assunzione) ma il 20 dicembre scorso l’ultimo grado della giustizia amministrativa ne ha decretato il depennamento rispedendoli a fare le supplenze.

 

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L’interrogazione parlamentare

Nell’interrogazione firmata Maestri, Civati, Brignone, Pastorino - fa sapere il sindacato Anief, che ha patrocinato la causa dei diplomati magistrali - i quattro onorevoli chiedono alla Ministra di modificare uno dei decreti legislativi che attuano la legge 107 sulla Buona Scuola «nella parte in cui non prevede anche per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria l’avvio di una fase transitoria e l’estensione del concorso riservato ai docenti abilitati, attualmente previsti esclusivamente per la scuola secondaria di I e II grado». In altre parole, come anticipato dal Corriere qualche giorno fa, chiedono di prevedere anche per i maestri e le maestre senza laurea un concorso ad hoc, simile a quello previsto per i professori di scuola secondaria (medie e liceo) in possesso dell’abilitazione o di almeno 36 mesi di servizio. Una sorta di percorso facilitato per l’accesso al ruolo, almeno per coloro che hanno alle spalle anni di supplenze (ma ce ne sono anche parecchi che dopo il diploma del 2002 non avevano mai insegnato e che sono entrati in graduatoria e a scuola solo in forza della sentenza del Tar poi ribaltata dal Consiglio di Stato).

 

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Il rischio caos nelle scuole

La questione è particolarmente spinosa nel caso per quei 5.300 docenti che erano già stati assunti con riserva e che ora perderanno il posto. I sindacati sono ovviamente in trincea: l’8 gennaio è stato proclamato uno sciopero e alcune maestre minacciano il blocco degli scrutini. Ma anche le famiglie protestano e sono assai preoccupate per la sorte dei loro figli ai quali la scuola dovrebbe garantire la necessaria continuità didattica e non lasciarli in ostaggio dei ricorsi al Tar e dei colpi di scena fra un grado e l’altro di giudizio. La ministra Fedeli ha ribadito che le sentenze vanno rispettate ma intanto il 4 gennaio il Miur ha convocato i sindacati per tentare di concordare insieme come arrivare almeno a chiudere l’anno scolastico senza danneggiare famiglie e alunni.


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