Diploma in quattro anni. Via al test in cento classi
In arrivo il bando del MIUR
di Lorena Loiacono
A 18 anni con il diploma in tasca, per entrare prima all'università o nel mondo del lavoro. Un progetto studiato da anni, se non da decenni, che vuole portare la scuola italiana al passo di quella di molti paesi europei, in cui la scuola superiore termina con la maggiore età. In Italia il corso di studi quinquennale finisce a 19 anni, mentre in paesi come Spagna, Francia, Regno Unito, Portogallo, Ungheria e Romania termina a 18 anni. In Finlandia addirittura il diploma arriva a 17 anni. E così anche in Italia, con il cosiddetto liceo breve si prova ad accelerare sui tempi.
Una rivoluzione che verrà ora introdotta gradualmente con una sperimentazione che partirà dall'anno scolastico 2018-2019. I primi diplomati quadriennali arriveranno quindi nel 2022. Si tratterà dei ragazzi di 100 classi che nel settembre 2018 inizieranno il loro nuovo corso di studi della durata di quattro anni.
La ministra all'istruzione Valeria Fedeli ha firmato infatti il decreto con cui dà il via al Piano nazionale di sperimentazione che coinvolgerà licei e istituti tecnici, sia statali che paritari. L'avviso per le scuole che vogliono attivare una classe di quattro anni, solo una per scuola, sarà pubblicato alla fine di agosto sul sito del Miur e le scuole potranno fare domanda dall'1 al 30 settembre. Tutte le richieste che arriveranno saranno valutate da un'apposita commissione tecnica che prenderà in considerazione la corrispondenza ai requisiti necessari.
I REQUISITILe scuole che hanno intenzione di aderire alla sperimentazione, come spiegano da viale Trastevere, dovranno distinguersi per un elevato livello di innovazione, in particolare per quanto riguarda l'articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l'utilizzo delle tecnologie e delle attività di laboratorio nella didattica, per l'uso della metodologia Clil che porta in classe lo studio di una materia non linguistica in una lingua straniera, per i processi di continuità e orientamento con la scuola media, il mondo del lavoro, gli ordini professionali, l'università e i percorsi terziari non accademici.
Si tratta quindi di scuole all'avanguardia, in grado di puntare molto su tecnologia e innovazione, laboratori, orientamento e contatti con il mondo del lavoro.
I PROGRAMMINon sono previste modifiche ai programmi scolastici: gli studenti che frequenteranno il liceo breve dovranno comunque raggiungere tutti gli obiettivi specifici di apprendimento del percorso di studi scelto, seppur in quattro anni. Eventualmente, per raggiungere gli obiettivi didattici e portare a termine i programmi in tempo, sarà possibile anche potenziare l'orario scolastico. Gli studenti infatti, alla fine dei quattro anni, si ritroveranno alle prese con l'esame di maturità come tutti gli altri ragazzi che, invece, avranno frequentato cinque anni di studi. E le aspettative da rispettare saranno le stesse, ovviamente.
LA VERIFICALe 100 classi saranno quindi seguite anno per anno, per valutare l'andamento degli studenti e della sperimentazione in generale. Per questo la ministra Fedeli nominerà un comitato scientifico nazionale per valutare l'andamento del Piano di innovazione. Il comitato predisporrà ogni anno una relazione che sarà trasmessa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. E riceverà, annualmente, anche le relazioni dei singoli comitati scientifici regionali che verranno istituiti per valutare gli esiti della sperimentazione.
In realtà una sorta di sperimentazione è già partita qualche anno fa per 12 classi in tutta Italia. L'anticipo di un anno del diploma, infatti, è una questione su cui la scuola è tornata più volte: venne inserita anche nella legge 30 del 2000 dall'allora ministro Luigi Berlinguer, che provò a ridurre il primo ciclo di elementari e medie di un anno, poi venne archiviata salvo proposte politiche sull'entrare un anno prima a scuola. Fino all'arrivo del ministro Profumo che, prima del 2013, decise di riaffrontare il problema e rilanciare il liceo breve.
Non sono mancate negli anni le proteste di chi, nella riduzione di un anno degli studi, ha visto il conseguente taglio degli organici: meno anni, meno ore, meno docenti da portare in cattedra.