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Dipendenti pubblici sempre più vecchi con buste paga ferme da cinque anni

14/08/2013
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Il Messaggero

IL RAPPORTO
ROMA Sempre più anziani. E con le buste paga alleggerite. La fotografia della popolazione dei pubblici dipendenti, scattata dall’Aran a giugno, descrive bene l’effetto del blocco degli stipendi combinato all’impatto del blocco delle assunzioni e del turnover. Il «contributo del pubblico impiego alla stabilizzazione dei conti pubblici», dopo i provvedimenti varati dal 2010 in poi, si misura in miliardi: quasi 6 miliardi nominali risparmiati dallo Stato tra il 2010 e il 2012, con una riduzione del 5% della massa retributiva. Siccome nel frattempo l’inflazione è aumentata dell’8%, lo scostamento in termini reali cioè in potere d’acquisto effettivo, è superiore al 10%. Inoltre, i dipendenti pubblici sono scesi da 3,65 milioni nel 2006 a 3,35 milioni nel 2012 e stanno planando verso i 3,23 milioni nel 2013.
IL GAP CON L’EUROPA

Tutto ciò è positivo per i conti dissestati dello Stato che è dovuto intervenire con tagli dolorosi. Ed è anche, in parte giusto, considerato che la dinamica dei salari nel settore pubblico era cresciuta, negli anni fino al 2010, ben più che nel settore privato. Se però si vanno a fare i conti complessivi, e l’Aran lo ha fatto sulla base delle statistiche Istat, si vede che ora la forbice delle retribuzioni di fatto non solo si è ricongiunta ma si è anche invertita: negli ultimi due anni i privati hanno avuto rinnovi contrattuali con miglioramenti del 3,7% medio, il pubblico impiego è rimasto fermo e ha perso l’1,3 per cento. Se si guarda al saldo finale del periodo 2000-2012, il bilancio risulta ancora a favore del dipendente pubblico che ha visto in media migliorare la sua retribuzione del 39,2 per cento contro il 36,7% del dipendente privato. Ma qui è stato il settore dei servizi a svolgere una funzione calmierante con un incremento del 30,9% mentre nel manifatturiero i salari sono cresciuti del 45,8%. La proroga del blocco delle retribuzioni al 2014 porta un altro anno di sacrifici ma è chiaro che la corda non potrà essere tirata ulteriormente.
Anche perché, nel frattempo, il popolo dei dipendenti pubblici sta diventando un popolo di anziani: poco meno della metà dei travet ha un’età pari o superiore ai 50 anni contro il 30% di Francia e Gran Bretagna. Solo il 10,3% ha meno di 35 anni; il maggior numero di anziani è nei ministeri, presidenza del Consiglio e carriera prefettizia che salgono abbondantemente sopra l’età media di 47,3 anni.
Comprensibile quindi che il governo si stia muovendo nella direzione di un esodo volontario per le fasce di età più vicine ai requisiti di prepensionamento ante legge Fornero.
B.C.


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