DI MENNA (UIL), RAGIONI DELLA PROTESTA RESTANO TUTTE
DI MENNA (UIL), RAGIONI DELLA PROTESTA RESTANO TUTTE DOPO INTERVENTO IN TV DI BERLUSCONI E MORATTI Le ragioni della protesta del mondo della scuola e dello sciopero del 26 marzo ''restano tutte in p...
DI MENNA (UIL), RAGIONI DELLA PROTESTA RESTANO TUTTE
DOPO INTERVENTO IN TV DI BERLUSCONI E MORATTI
Le ragioni della protesta del mondo della scuola e dello sciopero del 26 marzo ''restano tutte in piedi''. Lo afferma il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, commentando l'intervento televisivo del Presidente del Consiglio e del ministro dell'Istruzione.
''Con questa riforma - spiega il sindacalista - cambia il lavoro degli insegnanti della scuola dell'infanzia; si riducono le ore di insegnamento di italiano, inglese, tecnica; con la rigidita' del tutor si destruttura la scuola elementare; con il sistema delle opzioni la scuola rischia di diventare un supermarket dell'offerta formativa; non c'e' nessuna certezza
per gli organici''. Secondo il leader della Uil scuola, inoltre, sono ''forti le preoccupazioni'' connesse alla proposta di passare alle regioni la competenza esclusiva in materia di istruzione. ''E poi anziche' promettere aumenti agli insegnanti, il Governo - rilancia Di Menna - assicuri in Finanziaria i soldi necessari per il contratto scaduto a dicembre. Con quello che e' stato previsto non si copre nemmeno l'inflazione. Ricordiamo che l'Italia e' agli ultimi posti in Europa per la quota di spesa destinata all'istruzione rispetto al Pil. Ci sembrano ragioni sufficienti - spiega il sindacalista - per protestare e con forza. Il disagio degli insegnanti - aggiunge - e' anche riferito ad alcuni contenuti dei piani di studio che guardano al passato piu' che alle esigenze di modernizzazione (come l'esclusione dell'evoluzione dallo studio delle scienze, l'introduzione di cucito e ricamo con il ritorno alla vecchia economia domestica, l'eliminazione della storia antica dalla scuola media). La circolare 29 - puntualizza Di Menna - inserisce, fra l'altro, come parte delle ventisette ore
obbligatorie l'insegnamento della religione cattolica che e' e deve essere facoltativa. Occorre un vero confronto - conclude Di Menna - a cui non ci siamo sottratti, non ci sottraiamo, per poter discutere la nostra proposta per rilanciare l'istruzione pubblica nella politica di sviluppo''.