Decreto semplificazioni: ok Commissione Cultura Senato
I senatori confermano l'ossimoro dell'articolo 50: "organico funzionale ad inviarianza di spesa". Nessuna proposta di modifica neppure agli altri articoli relativi alla scuola.
RP
In due sedute, svoltesi il 20 e il 21 marzo, la Commissione Cultura del Senato ha esaminato e licenziato favorevolmente il decreto semplificazioni.
Il provvedimento è stato presentato in Commissione dai senatori Asciutti (Pdl), che si è soffermato soprattutto sugli aspetti riguardanti università e ricerca e Rusconi (Pd) che ha illustrato gli articoli relativi all’istruzione.
Alla fine il parere emesso dalla Commissione è sostanzialmente positivo anche se in merito all'articolo 50, i senatori esprimono “rammarico per la mancata integrazione dell'organico dell'autonomia di diecimila ulteriori posti, nonchè per il carattere incerto dei fondi destinati alla definizione della consistenza numerica massima degli organici”.
La Commissione chiede anche che si approfondisca un aspetto decisivo del provvedimento: come si potrà gestire l'aumento delle classi senza un corrispondente aumento di cattedre ?
E infatti i senatori sottolineano che “deve comunque essere fatta salva l'eventuale variazione di organico derivante dalla consistenza della popolazione scolastica”.
In merito agli stanziamenti destinati all’edilizia la Commissione evidenzia poi che
“data la scarsità di risorse statali rispetto alle reali necessità per la messa in sicurezza delle scuole, si esprime l'auspicio che i fondi stanziati a tale fine dagli enti locali siano esclusi dal patto di stabilità”.
Nei prossimi giorni il decreto dovrà passare al vaglio della Commissione Bilancio che avrebbe la possibilità di apportare qualche modifica, ma ormai sembra che i giochi siano fatti anche perché eventuali correzioni al provvedimento potrebbero mettere in discussione i delicati equilibri politici che hanno consentito di arrivare alla formulazione attuale.
Per il momento, insomma, la scuola deve rassegnarsi a fare i conti con organici funzionali ad “invarianza di spesa”.