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DdL, il mea culpa di Renzi c'è stato ma non servirà

Sul video-messaggio del 13 maggio ammette: "mia moglie con un sms immediato mi ha detto che su "umanista" ho sbagliato". Il merito e la valutazione vanno introdotti, anche se in qualche professore c’è ancora l'idea di mantenere la filosofia del 6 a tutti i costi. Blocco scrutini? Non è un bell'esempio di educazione civica. Insomma, il passo indietro del premier c'è stato. Ma su contenuti marginali.

18/05/2015
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

Il premier si assume tutte le responsabilità sulla riforma della scuola, che hanno collaborato ad esasperare la situazione e ad aumentare i mugugni della piazza: "ci sono stati errori di comunicazione per colpa mia" ma il governo è pronto a continuare a dialogare, ha detto Renzi nel corso dell'Arena di Giletti (Rai Uno).

Come già indicato in un altro nostro articolo, il presidente del Consiglio ammette che "ci sono stati problemi di comunicazione e mi assumo la responsabilità". Conferma, poi, che il ddl ‘La Buona Scuola’ sarà approvato nelle Camere senza ricorrere alla fiducia dell’Aula. "Mentre sull'Italicun abbiamo messo la fiducia, con una forzatura rispetto alle altre forze politiche, sulla scuola non la mettiamo. E ribadisco: mettiamo più soldi sulla scuola che in passato e apriamo alla meritocrazia".

A proposito del video-messaggio di mercoledì scorso, 13 maggio, il premier rivela che il suo errore grammaticale non è sfuggito nemmeno alla prof di “casa”: "sì, mia moglie con un sms immediato mi ha detto che su "umanista" ho sbagliato", perché bisognava scrivere cultura umanistica.

Renzi, inevitabilmente, è stato poi sollecitato a dire la sua sul blocco degli scrutini proclamato dai Cobas e su cui potrebbero convogliare anche altri sindacati maggiori. "Non si gioca sulla pelle dei ragazzi. Noi siamo disponibili al confronto, deciderà il Parlamento, ma chi boicotta i test Invalsi" o chi "blocca gli scrutini" non fa un bell'esempio di educazione civica".

Per quanto riguarda la stagione della meritocrazia, invece, Renzi non ha dubbi: è giunta l’ora di introdurla. "Penso anche che in qualche professore ci sia ancora l'idea di mantenere la filosofia del 6 politico. Ma è finta la stagione del 6 politico. Dalle lettere che mi sono arrivate credo che la maggior parte dei professori sia pronta ad un sistema di valutazione".

Insomma, il passo indietro del premier c'è stato. Ma su contenuti marginali. Su quelli indicati dai sindacati e della "piazza", invece, i margini di trattativa appaiono minimi. A queste condizione, quindi, il muro contro muro con sindacati e corpo insegnante è destinato a continuare: i docenti, infatti, non accettaerano con serenità un sistema valutante, con influenze dirette sui premi economici annuali, gestito da un comitato di valutazione nel quale il preside continua ad avere un ruolo centrale


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