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Dazebao: Scuoola, Gelmini per le graduatorie regionali. Come vuole la Lega

La Lega passa all’incasso dell’ennesima cambiale in scadenza e il ministro dell’istruzione ubbidisce. Ma le graduatorie regionali saranno fra breve giudicate dalla Corte Costituzionale perché violano almeno quattro norme della Costituzione

20/04/2010
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Dazebao.org

di Fulvio Lo Cicero

La Lega passa all’incasso dell’ennesima cambiale in scadenza e il ministro dell’istruzione ubbidisce. Ma le graduatorie regionali saranno fra breve giudicate dalla Corte Costituzionale perché violano almeno quattro norme della Costituzione

ROMA – Il ministro Mariastella Gelmini apre alla Lega e pensa di introdurre le graduatorie regionali degli insegnanti, come da sempre auspicato dal leader Umberto Bossi. È la nuova, stravagante iniziativa della destra che si ripromette in questo modo, dopo il taglio di 8 miliardi di euro in tre anni e l’insufficienza in condotta, di risollevare le disastrate sorti dell’istruzione pubblica italiana. Ed infatti, è proprio in questi termini che viene annunciata la probabile riforma delle graduatorie degli insegnanti. Infatti, secondo la Gelmini «questa innovazione comunque si inquadrerà in un nuovo contesto normativo per gli insegnanti. Stiamo lavorando a un elevamento della qualità didattica all'interno della scuola, con un ddl sul reclutamento dei docenti e la loro valutazione». A questo punto servirebbe anche comprendere la relazione fra la regionalizzazione dei docenti e un elevamento della qualità dell’insegnamento, perché ad un essere raziocinante il nesso sfugge completamente, a meno che non si ritenga – come probabilmente nel caso della Lega – che gli insegnanti meridionali siano ignoranti e quelli settentrionali i più bravi di tutti.

Una discriminazione nei fatti

Ovviamente la Lega esulta per la decisione, per ora teorica, di istituire le graduatorie regionali, che però sono state già bocciate dal Consiglio di Stato. I giudici di legittimità amministrativa, infatti, hanno rinviato alla Corte Costituzionale il caso di un insegnante di Verona che era stato collocato in coda nella graduatoria provinciale di Trento, in ossequio alla direttiva della Gelmini. Secondo il Consiglio di Stato, la decisione contrasta con gli articoli 3 e 16 della Costituzione (principio di uguaglianza e libertà di circolazione) e spetta ora alla Consulta decidere la costituzionalità della legge provinciale trentina che ha introdotto questa possibilità. Ovviamente se i giudici della Consulta dovessero bocciare le norme provinciali, risulterebbe assai difficile estendere questo tipo di sistema al resto del territorio italiano.

Eppure è proprio quello che il partito di Bossi vorrebbe. «Siamo in dirittura d'arrivo per quella che costituisce una battaglia storica di Umberto Bossi e di tutta la Lega Nord», ha commentato entusiasta il senatore leghista Mario Pittoni. Per loro le norme costituzionali contano poco; ciò che acquista un significato fondamentale è il lento ma progressivo distacco del Nord dal Meridione, una secessione di fatto. Ed è indubbio che proprio nell’istruzione la regionalizzazione dei saperi potrebbe giocare un ruolo fondamentale in questo senso.

Cosa si propone la Lega Nord

È infatti evidente a cosa punta la Lega nel suo lucido programma di secessione strisciante. Assegnare alle scuole settentrionali docenti locali, come l’introduzione dei dialetti nei curricula, vuol dire aggiungere un altro tassello al distacco del Nord dal Sud, vuol dire “padanizzare” l’istruzione, valorizzando oltre ogni limite la congiunzione fra persona e territori, non più in chiave nazionalistica, come nella tradizione della destra radicale, ma in senso localistico. In altri termini, una geografia esclusivista, che espelle dal mercato del lavoro dell’istruzione pubblica settentrionale gli insegnanti meridionali – non importa se bravi e preparati, vincitori di concorso o comunque dotati di abilitazione – per puntare a stringere il nesso fra educazione e terra di origine.

Un’altra mazzata per i precari

Naturalmente, norme del genere cozzano in modo palese con la Costituzione e perfino con il Trattato dell’Unione, come fa notare il senatore Fabio Gambrone dell’Idv: «Questa idea di scuola federale proprio non ci piace perché‚ in palese contrasto con l'art. 117 della Costituzione che sancisce in capo al governo nazionale l'esclusività di norme generali sull'istruzione e perché‚ in evidente contrasto con le direttive comunitarie sulla libera circolazione delle professioni». Non solo, ma, proprio nel momento in cui il Governo rende effettivo il taglio di circa 40 mila cattedre nel corpo insegnante, rendere impossibile per molti docenti del Sud un trasferimento temporaneo al Nord per svolgere la propria professione rappresenta un’altra mazzata sul capo di un moribondo. Leoluca Orlando (Idv), già sindaco antimafia di Palermo, sottolinea come «sarebbe vergognoso inserire una graduatoria regionale per i numerosi precari che, da anni, aspettano una cattedra e sopravvivono con supplenze sopportando immensi sacrifici. Infatti i docenti, per poter fare qualche ora di lezione, si sottopongono a lunghe trasferte oppure, per avere un posto fisso, sono costretti a cambiare regione lasciando affetti e famiglia».

Ma tutto ciò ha poca importanza per i segregazionisti della Lega. La loro missione è semplicemente quella di espellere dal loro orizzonte i meridionali. E il “partito dell’amore” ubbidisce.


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