Dall'agricoltura ai servizi sanitari ecco la riforma degli istituti professionali
Interessa 500mila studenti, saranno undici gli indirizzi per cinque anni e l'organico dei docenti, tagliato dalla Gelmini, verrà potenziato con oltre 1300 cattedre
Salvo Intravaia
Prende forma la nuova istruzione professionale voluta dal governo Renzi. Dopo i tagli operati dalla coppia Gelmini/Tremonti a partire dal 2010, la Buona scuola bis prova a mettere ordine in un settore scolastico – quello degli istituti professionali – che recluta ogni anno oltre 500mila studenti e che potrebbe fornire manodopera altamente qualificata e immediatamente disponibile per le imprese. A patto che si riesca ad individuare i settori di maggiore interesse per il mercato del lavoro presente e futuro.
Intanto, la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera all’Intesa sul Regolamento relativo al riordino degli indirizzi di studio professionali mortificati dai governi Berlusconi. Un passo fondamentale perché le iscrizioni al prossimo anno scolastico – il 2018/2019 – sono alle porte e a settembre partiranno i nuovi indirizzi.
Per la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ieri è stato “compiuto un passo fondamentale per rilancio degli istituti professionali”.
Ma di cosa si tratta? Attualmente, gli istituti professionali (Ipsia, alberghieri e altri) prevedono un’articolazione dei cinque anni di corso in due bienni consecutivi cui si aggiunge il quinto anno. E sono soltanto sei gli indirizzi di studio tra cui possono scegliere i ragazzini delle medie. La riforma Renzi/Giannini prevede la suddivisione del quinquennio in biennio e triennio successivo e amplia a 11 gli indirizzi. In questo modo, il precedente esecutivo conta di fermare l’emorragia di opzioni verso i professionali che negli ultimi dieci anni ha visto calare le iscrizioni in ingresso di 29mila unità, pari al 20 per cento del totale
Ecco nel dettaglio i nuovi indirizzi, che dovrebbero essere già disponibili per le iscrizioni al nuovo anno scolastico che partiranno il 16 gennaio per concludersi il 6 febbaraio: Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane; Pesca commerciale e produzioni ittiche; Industria e artigianato per il Made in Italy; Manutenzione e assistenza tecnica; Gestione delle acque e risanamento ambientale; Servizicommerciali; Enogastronomia e ospitalità alberghiera; Servizi culturali e dello spettacolo; Servizi per la sanità e l’assistenza sociale; Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico; Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.
“Ogni scuola potrà declinare questi indirizzi in base alle richieste e alle peculiarità del territorio, coerentemente con le priorità indicate dalle Regioni”, spiegano da viale Trastevere.
Inoltre, le scuole potranno utilizzare le quote di autonomia (la possibilità di modificare le ore delle singole discipline entro un tetto che varia dal 20 al 40 per cento in base all’anno di corso) previste dalle norme vigenti per rafforzare i laboratori e qualificare l’offerta in modo flessibile.
“La revisione dell’istruzione professionale – dichiara la Fedeli – ha l’obiettivo di dare una chiara identità a questi istituti, innovando e rendendo più flessibile la loro offerta formativa, superando l’attuale sovrapposizione con l’Istruzione tecnica che ha causato, in passato, la perdita di iscrizioni”.Il rilancio dei professionali passa anche attraverso l’investimento sui laboratori, attraverso lo stanziamento di apposite risorse Pon, e il potenziamento dell’organico degli insegnanti che già dal prossimo anno conterà su oltre mille e 800 nuovi posti.