Dal 2022 prof in cattedra solo con concorso. Ma intanto si va verso una mini-sanatoria a settembre
Nel Pnrr prevista una ambiziosa riforma del reclutamento con formazione iniziale irrobustita e concorsi regolari. Ma intanto il governo lavora con i sindacati per stabilizzare 15 mila precari bypassando il concorso
Le «sfide del lavoro del prossimo futuro» richiedono una riforma radicale del sistema di formazione iniziale e reclutamento degli insegnanti che consenta di mandare in cattedra «docenti più qualificati». E’ con queste parole ambiziose che il governo italiano spiega come intende cambiare il sistema d’accesso alla professione insegnante nel corposo allegato del Pnrr inviato nei giorni scorsi alla Commissione europea nei giorni scorsi (757 pagine!). Da un lato si tratta di semplificare la procedura dei concorsi in modo da garantire che si svolgano in modo regolare e non a singhiozzo come invece è stato negli ultimi vent’anni. Dall’altro per essere certi di avere insegnanti all’altezza della sfida di cui sopra bisogna intervenire sulla formazione iniziale perché la laurea e una manciata di crediti in discipline psicopedagogiche e disciplinari rilasciati con fin troppa disinvoltura «dietro il pagamento di una certa somma di denaro» non bastano a fare di un buon matematico un bravo prof di matematica. Solo una volta assicurata la qualità della formazione iniziale si può procedere con la nuova procedura semplificata. L’idea è di cavarsela con una prova secca al computer: il punteggio ottenuto nello scritto combinato con quello derivante dai titoli culturali e di servizio darà diritto a un anno di prova in una scuola, al termine del quale i vincitori possono essere confermati o meno nel posto, a quel punto a tempo indeterminato.
Verso una mini-sanatoria
Il progetto, giustamente ambizioso, dovrebbe decollare già nel 2022. E nel frattempo? Nel frattempo il governo sta chiudendo la trattativa con i sindacati su lla cosiddetta «procedura urgente e transitoria di reclutamento» dei precari per il prossimo settembre prevista dal Patto per la scuola che dovrebbe essere firmato nei prossimi giorni; procedura che da più parti (per esempio sulle colonne del Corriere da Sabino Cassese) è stata bollata come una «sanatoria» bella e buona. Di che si tratta? Di un modo per aggirare - si spera per l’ultima volta - il concorso garantendo ai supplenti la possibilità di entrare di ruolo solo in base ai titoli e agli anni di servizio. Rispetto alle richieste iniziali dei rappresentanti dei lavoratori (50-60 mila posti), la Ragioneria di Stato avrebbe imposto però un ridimensionamento importante per via del calo demografico previsto nei prossimi anni. Max 15 mila posti secondo le anticipazioni di ItaliaOggi: 7.000 posti nuovi ai quali se ne aggiungerebbero altrettanti che non si è riusciti ad assegnare con il concorso straordinario da 32 mila posti appena concluso (per via dei pochi candidati e dei troppi bocciati). Una «mini-sanatoria» insomma che avrebbe il vantaggio di essere digeribile anche da parte dei grillini e di Italia Viva, gli unici due partiti di governo che finora erano rimasti fermamente contrari all’ipotesi. Meno forse dai vincitori del concorso, anch’essi docenti precari con più di tre anni di servizio alle spalle, che potrebbero rischiare di ritrovarsi in cattedra insieme a chi non è passato alla prova. Con l’unica differenza che gli stabilizzati senza concorso dovranno prima fare un anno di corso-concorso al termine del quale potrebbero anche non essere confermati.