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Dai pastelli al computer: se le scuole vanno avanti con i punti della spesa

Supermercati e discount hanno cataloghi di premi dedicati alla didattica: così gli istituti invitano i genitori a reperire il materiale che manca nelle classi

01/10/2015
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la Repubblica

Tiziana De Giorgio

MILANO - Un bollino dopo l'altro, puntano al computer nuovo per l'aula di informatica, alla stampante che sostituisca quella rotta in segreteria, al proiettore per completare l'aula magna. Davanti alle classi, nei corridoi vicino all'ufficio del preside, compaiono contenitori e scatole di cartone forate: "Quando fai la spesa fai un regalo alla tua scuola", scrive qualcuno con il pennarello indicando il salvadanaio improvvisato dagli insegnanti. Mamme e papà passano ogni giorno e svuotano le tasche qui dentro: gli adesivi che ricevono quando pagano lo scontrino alla cassa del supermercato non li usano per portarsi a casa padelle o servizi da caffè. I buoni li regalano alla scuola dei figli. Servono per comprare l'attrezzatura tecnologica che gli istituti non si possono permettere. Ma anche per riempire gli armadi di asili ed elementari di pastelli e tempere, risme di A4 e cartucce per le fotocopiatrici, di carta igienica.

L'ultima frontiera del mondo dell'istruzione in tempo di crisi passa dalla raccolta punti collettiva al discount e al supermercato. Una staffetta per recuperare risorse che era nata come esperimento per alcune realtà scolastiche, e che oggi vede migliaia di istituti a corto di fondi armati di cartelle e cartelline per accumulare premi che vengono riempite grazie alla spesa delle famiglie. In tutte le Coop di Piemonte, Lombardia e Liguria ogni dieci euro battuti sullo scontrino si ha diritto a un bollino per le scuole.

La più grande rete di supermercati italiana è stata fra le prime, tre anni fa, a lanciare un catalogo dedicato solo alla didattica. Dentro c'è di tutto: lavagne interattive multimediali e pc, mouse e stampanti laser, scorte di colla vinavil, forbici con la punta arrotondata a misura di bambino. I presidi devono compilare un modulo online per iscrivere l'istituto. Il resto è affidato alla buona volontà dei genitori e non solo: nella caccia ai premi sono arruolati anche bidelli, insegnanti, segretari, custodi. Lo scorso anno nelle tre regioni si sono iscritte più di 4mila scuole. Hanno raccolto oltre 40 milioni di punti trasformati in materiale didattico. Da settembre sono state fatte già 150 domande a Milano, altrettante a Torino, 70 a Genova. Non solo Coop. Fra le catene che hanno una raccolta punti ad hoc ci sono i supermercati Famila, gli Elite, e da quest'anno Esselunga che in estate ha inviato una lettera direttamente ai dirigenti. Risultato: sono oltre 6mila le scuole che collezionano tagliandi. La metà lombarde, un migliaio in Toscana, 450 in Emilia.

Più schede punti, come con le cartelle della tombola, più possibilità di collezionare materiale. Con un occhio al politicamente corretto. "È un tema delicato  -  spiega Laura Barbirato, preside della scuola Maffucci di Milano  -  non vogliamo costringere i genitori a scegliere una determinata catena pur di dare una mano". Per questo in tanti aderiscono a più campagne. Così, sulle cattedre spuntano le schede di discount Lidl accanto a quelle delle catene a base territoriale come i supermercati Alì, diffusi in Veneto ed Emilia Romagna. Sui siti web delle scuole compaiono circolari di invito alla raccolta: "A breve troverete vicino al bar i punti di raccolta  -  scrive la preside del Giorgi, tecnico milanese  -  partecipate numerosi".

Lo scorso anno nel comprensivo di Omegna, sul Lago D'Orta, grazie ai bollini sono arrivate le lavagne multimediali. "Non ce le saremmo mai potute permettere  -  ammette il dirigente Alberto Soressi  -  per anni i finanziamenti per le scuole sono stati ridotti all'osso. Quest'anno forse cambia qualcosa ma nel frattempo dobbiamo arrangiarci". Gli istituti più grandi aspirano alla tecnologia, quelli più piccoli fanno
scorte di materiale indispensabile per la vita di una classe. "Compriamo fogli di carta, pennelli e pitture  -  spiega Daniela Giorgi, maestra in una scuola dell'infanzia di La Spezia  -  in questo modo non dobbiamo chiedere il contributo volontario alle famiglie".


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