"Da rivedere i programmi di religione". Profumo scatena le ire dei cattolici
Il ministro dell'istruzione sottolinea la necessità di una revisione del modo di fare scuola: "Il Paese è cambiato". La sua idea suscita critiche e polemiche. La Cei: "La proposta dell'insegnamento è già cambiata. Non è catechismo". D'accordo con lui gli studenti medi
Salvo Intravaia
ROMA - E' polemica sull'ora di religione: il ministro dell'Istruzione ha detto chiaramente che andrebbe modificata ma le associazioni cattoliche, e non solo, sono insorte. "Credo che l'insegnamento della religione nelle scuole così come concepito oggi non abbia più molto senso. Probabilmente quell'ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica", ha affermato Francesco Profumo venerdì sera, alla festa di Sinistra, ecologia e libertà il ministro. E giù un diluvio di polemiche che continuano anche oggi perché il ministro ha confermato la sua idea stamane a margine della presentazione della biblioteca del suo dicastero.
Questa mattina, tuttavia, il numero uno di viale Trastevere ha corretto parzialmente il tiro: "Credo che il Paese sia cambiato, nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e Paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto". "Ci vuole - ha concluso - una revisione dei nostri programmi in questa direzione".
Un discorso, ha precisato il ministro, che vale per l'ora di religione, ma anche per quella di geografia, che, secondo Profumo, si può studiare ascoltando le testimonianze di chi viene da altri Paesi. La parziale marcia indietro non ha però placato le proteste dei rappresentanti del mondo cattolico.
Monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e presidente della Commissione episcopale per l'educazione
cattolica obietta che "è già cambiata la proposta dell'insegnamento della religione cattolica all'interno delle scuole". "Non è di certo una lezione di catechismo - aggiunge parlando ai microfoni di Radio Vaticana - bensì una introduzione a quei valori fondanti della nostra realtà culturale che trovano la propria radice proprio nel cristianesimo".
Per Orazio Ruscica, presidente dello Snadir (il Sindacato autonomo degli insegnanti di religione) "il ministro ha firmato a fine giugno scorso le due intese riguardanti l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche e le Indicazioni didattiche senza aver letto con attenzione ciò che ha sottoscritto".
"Certo - continua Ruscica - comprendiamo bene che il ministro voleva ingraziarsi la platea; e quale miglior argomento se non quello dell'insegnamento della religione cattolica?". Poi, snocciola tutte le norme, a cominciare dal Concordato stato-chiesa, che prevedono l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane. E ricorda al ministro che questa educazione multiculturale alle religioni è già prevista e attuata dagli insegnanti di religione.
Concetto ribadito anche da Don Gabriele Mangiarotti, direttore di Cultura Cattolica: "Profumo sbaglia nell'interpretare il valore dell'insegnamento della religione cattolica. La religione s'insegna a scuola non come ora di indottrinamento o di catechesi, ma per aiutare a comprendere una componente culturale della nostra storia e della nostra società. A maggior ragione se si vuole favorire l'integrazione di studenti di etnie e credi diversi, è giusto tutelare questo insegnamento".
A difesa dell'ora di religione così com'è interviene anche Maurizio Lupi, del Pdl e esponente di rilievo di Comunione e liberazione: "Capisco la preoccupazione del ministro Profumo sulla necessità che la scuola non ghettizzi chi viene da altri Paesi e ha tradizioni culturali diverse dalla nostra. Ciò nonostante, credo che questa attenzione debba evitare di scadere nel relativismo. La nostra religione, così come i programmi scolastici, è la testimonianza dei valori su cui si fonda la nostra società. Chi viene dall'estero non può non confrontarsi con questo. Non possiamo annacquare ciò che siamo per far piacere agli altri".
Ma Radicali, Italia dei valori e studenti medi plaudono all'iniziativa del ministro dell'Istruzione. I primi si dichiarano favorevoli "purché - spiega la senatrice Donatella Poretti - sia "chiaro che si deve passare dall'abolizione dell'esistente". "Oggi - aggiunge - nelle scuole italiane non si insegna storia delle religioni, ma si fa catechismo coi soldi pubblici. E non basta rivedere i programmi perché quell'ora è anche gestita dalla chiesa cattolica".
"Rivedere l'ora di religione - commenta Pierfelice Zazzera (Idv), vicepresidente della Commissione Cultura della Camera - è giusto ma non sufficiente: bisogna procedere al taglio dei fondi stanziati per le scuole private e confessionali". Secondo l'esponente di Italia dei valori, i problemi della scuola italiana sono altri. E aggiunge: "Ci auguriamo che le dichiarazioni del Ministro sull'ora di religione non siano un'arma di distrazione di massa, mentre è in arrivo il concorso".
"Il ministro ha ragione", dichiara il portavoce nazionale della Rete degli studenti medi, Daniele Lanni. "I programmi di religione e di geografia vanno assolutamente rivisti. Questo non può però bastare per risollevare la didattica italiana, ferma a più di 40 anni fa". "Il mondo nel quale viviamo - prosegue Lanni - è cambiato completamente. Oggi siamo in grado con un click di conoscere ogni parte del mondo, mentre a scuola siamo ancora fermi al gessetto, la lavagna, i grembiuli, la didattica frontale, i test a crocette". "Siamo assolutamente convinti - conclude - che sia necessario rivedere tutti i programmi, di tutte le materie e, più in generale, rivoluzionare la didattica italiana, aggiornare i programmi, cambiare i sistemi di apprendimento e riformare il sistema di valutazione. Insomma, non una piccola limatura, ma una rivoluzione che sappia disegnare la scuola per il nostro futuro".
(25 settembre 2012)