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da Rete Scuole-Le proposte dei Democratici di Sinistra per andare oltre la Moratti -di Andrea Ranieri

Le proposte dei Democratici di Sinistra per andare oltre la Moratti di Andrea Ranieri Riceviamo questo primo ...

02/05/2004
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Retescuole

Le proposte dei Democratici di Sinistra per andare oltre la Moratti

di Andrea Ranieri

Riceviamo questo primo contributo in risposta alle sollecitazioni del Forum delle scuole del milanese nel corso di diversi incontri con i gruppi di opposizione al comune di Milano e con esponenti delle forze politiche svolti nel mese di aprile.

27 aprile 2004

Dal vasto movimento che soprattutto a partire dalla scuola primaria si è sviluppato contro la legge Moratti, cresce la richiesta alle forze politiche di opposizione di esplicitare quali saranno i loro comportamenti verso la legge se riusciranno a riconquistare il Governo del Paese.
Anche per reazione ad aperturismi bipartisan circolati in componenti assolutamente minoritarie del centrosinistra, la richiesta che si avanza è quella dell'abrogazione secca di tutta la legge 53. Considero la richiesta del tutto motivata, una risposta coerente all'ideologia con cui il Ministro e i suoi sottosegretari e consulenti motivano la legge stessa, ma un po' semplicistica e insufficiente rispetto al problema vero che dobbiamo affrontare oggi e ancor più domani se saremo chiamati a governare e che formulerei così: "Come far funzionare e dare valore alla scuola pubblica, evitando che il liberismo familista del centro-destra ne riduca il senso e il valore? Come rimettere in moto i processi di cambiamento e innovazione che la scuola ha prodotto e produce superando il blocco che la legge Moratti ha introdotto?"
Se la domanda è questa, la pura e semplice abrogazione non basta, a meno che non si pensi alla produzione immediata di un'altra legge di riforma organica sostitutiva, ma che non mi sembra sia così rapidamente possibile e forse nemmeno auspicabile.
Il movimento in corso a partire dalla scuola a tempo pieno e dalle stesse scuole superiori che cominciano a fare i conti con le perversioni del "duale", hanno contrastato, e con qualche successo, la logica della Moratti valorizzando al massimo l'autonomia scolastica e la messa in rete delle scuole dell'autonomia, costruendo su questo un'alleanza forte con le Regioni e con il sistema delle autonomie locali.
E' quest'alleanza che ha prodotto profonde modifiche al Decreto sulla scuola primaria, e la messa in discussione anche attraverso il ricorso alla Corte Costituzionale della logica complessiva del decreto che legifera sui programmi e sull'assetto organizzativo delle scuole, a partire dalla questione del tutor e della distinzione dei percorsi scolastici sulla base delle opzioni delle famiglie.
Questi stessi principi l'autonomia delle scuole, il ruolo delle Regioni e degli Enti Locali nella programmazione dell'offerta formativa devono fondare una nostra idea di Governo, in cui al livello nazionale spetta la determinazione degli standard e degli obiettivi, la determinazione delle norme fondamentali di governo del sistema, liberando al massimo le risorse creative dell'autonomia scolastica, sostenendola con le risorse finanziarie e con gli organici adeguati. Contro il centralismo ministeriale, e contro i nuovi centralismi regionali che stanno alla base delle proposte di devolution, che vanno duramente contrastate anche e proprio per gli effetti disastrosi che possono avere sul sistema scolastico.
In questo quadro, in un'idea di riforma della scuola non prescrittiva ma capace di valorizzare al massimo la creatività e la professionalità di chi nella scuola lavora, occorrerà produrre poche, nuove, semplici norme capaci di rovesciare l'impostazione complessiva del disegno politico e legislativo del centro-destra.
Alcune proposte le avanziamo fin d'ora, consapevoli che avranno forza soltanto nel confronto e nella discussione con il mondo della scuola nel suo complesso, all'insegna di un dibattito aperto che possa precisarle e arricchirle:

Un investimento forte sulla quantità e sul valore educativo delle esperienze formative nella fascia 0-3 anni, per dare risposta alle esigenze delle famiglie che stanno alla base della spinta all'anticipo nella scuola dell'infanzia e per rispondere alle richieste della Conferenza di Lisbona che inizia proprio da lì la costruzione dell'Europa come società della conoscenza. Si tratta insomma di rovesciare la logica che, sulla base della spinta di un bisogno insoddisfatto delle famiglie, tende a trasformare la scuola dell'infanzia in un servizio a domanda individuale, per affermare il diritto dei bambini ad un'esperienza educativa a partire dai primi mesi di vita.

Riaffermare il valore educativo della "comprensività" nella scuola primaria, per riassorbire per questa via in una prospettiva educativa, e non basata sulla semplice domanda delle famiglie, la stessa questione dell'anticipo nell'iscrizione alle Elementari e affrontare il problema più grave della nostra scuola, che sta nel salto brusco e non guidato fra la scuola elementare e la scuola media inferiore, in cui si annida la causa fondamentale sia del peggioramento delle capacità di apprendimento di tutti i nostri bambini, sia la prima, netta separazione nei livelli di apprendimento medesimi sulla base delle condizioni socio-culturali delle famiglie di provenienza.

Riportare in vigore l'art. 130 del Testo Unico che regolamenta il tempo pieno, nella prospettiva della sua estensione.

Riaffermare il valore dell'obbligo scolastico e del suo innalzamento al biennio della Superiore, anche attraverso esperienze integrate con il sistema della formazione professionale. Si tratta anche qui di ridare spazio e respiro alle esperienze della scuola italiana che si sono confrontate con il problema della dispersione scolastica nei primi anni delle superiori, sia prima che dopo la legge 9 del governo di centro-sinistra.

Superare la logica del "duale", affermando accanto al sistema liceale e a quello della formazione professionale, la validità degli Istituti Tecnici e Professionali non riducibili allo schema Moratti-Bertagna.

Attivare adeguate risorse e modalità operative, di intesa con le Regioni, che consentano l'adempimento effettivo dell'obbligo di istruzione formazione fino ai 18 anni nel percorso di apprendistato e per il conseguimento della qualifica professionale post obbligo scolastico.

Investire su un sistema integrato di formazione permanente, capace di rispondere alle necessità di riaggiornamento culturale e professionale della popolazione adulta, contrastando per questa via sia l'obsolescenza precoce delle professioni che l'analfabetismo di ritorno.

Riprendere gli investimenti nella scuola e nella valorizzazione professionale degli insegnanti. Il fatto che lo stesso centro-sinistra al governo non abbia sostenuto a suo tempo con investimenti adeguati la propria proposta di riforma, non può occultare la gravità del vero e proprio disinvestimento sulla formazione da parte del governo di centro-destra. Disinvestimento che ha raggiunto livelli elevati tanto che l'evoluzione della spesa complessiva per le politiche dell'istruzione registra una diminuzione in termini reali, rispetto al 2001, di quasi il 5%.

Ovviamente questi punti, come qualsiasi riassetto puramente istituzionale, di per sé non sono la riforma della scuola, che è nelle mani dei protagonisti del processo educativo stesso, gli insegnanti, gli studenti, i genitori, le scuole dell'autonomia e quanti sul territorio sono interessati a dare valore alla scuola, perché la scuola è lo specchio del loro futuro.
Ma questi punti possono dare un contributo a saldare il movimento reale di quanti oggi sono impegnati contro la "deforma" della Moratti con le manifestazioni, ma ancor più con il paziente lavoro di ogni giorno a una prospettiva di governo che abbia come obiettivo non quello di incanalare, ma di dare respiro alle forme di protagonismo e di autogoverno delle scuole, dei territori, delle comunità locali.


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