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da Fuoriregistro-Il testo del messaggio del sindaco di Vicchio in occasione della marcia di Barbiana

Eravamo diecimila!!! Progetto Lorenzo - 20-05-2002 A nome mio e delle amministrazioni del Mugello, degli ex alunni di Don Milani, a nome, cioè, dei firmatari dell'appello, grazie per essere ...

20/05/2002
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Fuoriregistro

Eravamo diecimila!!!
Progetto Lorenzo - 20-05-2002

A nome mio e delle amministrazioni del Mugello, degli ex alunni di Don Milani, a nome, cioè, dei firmatari dell'appello, grazie per essere qui.
Grazie per aver aderito alla nostra marcia per la scuola di tutti e di ciascuno, grazie per essere venuti o tornati a Barbiana dove 35 anni or sono nacque quello che per molti di noi è stato il "manifesto della scuola democratica": Lettera a una professoressa di Don Lorenzo e dei suoi alunni.
Quando abbiamo cominciato a lavorare a questa marcia non pensavamo di incontrare tutto questo consenso, l'interesse di tanta gente comune, preoccupata del futuro della scuola italiana.
Sono lieto, molto lieto, che abbiano aderito migliaia di studenti, genitori, insegnanti, dirigenti scolatici e - come Sindaco ne sono particolarmente felice - tanti amministratori degli enti locali. Tutti preoccupati del futuro della scuola pubblica italiana, che si intende piegare agli interessi finanziari e politici del governo Berlusconi, e all'ideologia della quale è portatore, per la quale la scuola e il sapere sono solo un problema aziendale.
Così è nato l'appello per una scuola che insegni a ragionare e ad essere cittadini, per una scuola laica e pubblica, preoccupata di garantire ad ognuno la propria realizzazione personale, senza dimenticare chi ha di meno, per una scuola della ricerca, della cooperazione e per l'uguaglianza delle opportunità.
Con questa iniziativa vogliamo provare a dare forza ad un movimento pluralista e democratico che nel paese, nelle scuole, nelle autonomie locali, tra gli studenti sviluppi maggiore passione politica e culturale per qualificare il percorso formativo e curriculare del nostro sistema educativo.
L'ipotesi di cambiamento del sistema formativo del ministro Moratti è l'antitesi più radicale dell'esperienza di democrazia e di uguaglianza che è stato il cuore della scuola di Don Lorenzo Milani, della quale nel documento Bertagna si era strumentalmente e grossolanamente abusato per giustificare la necessità di una riforma, di quella riforma.
E i primi contraccolpi si fanno già sentire, in seguito alle disposizioni in materia della legge finanziaria (taglio di 34 mila posti previsti in tre anni, nessuna risorsa per l'edilizia scolastica), anche nella nostra zona in diversi Comuni sono state tagliate o sono a rischio classi di tempo pieno e prolungato con un impoverimento complessivo dell'offerta formativa su tutti i gradi d'istruzione.
Ma l'attacco all'impianto della scuola pubblica più grave è quello del disegno di legge 1306 che tra l'altro prevede:
l'eliminazione del tempo pieno e la sua sostituzione con un servizio individuale a pagamento;
l'eliminazione di intere materie che diventano facoltative (educazione musicale, educazione linguistica ecc.) e che si potrebbero svolgere a pagamento anche presso strutture private;
l'anticipo all'accesso della scuola dell'infanzia ed elementare;
l'eliminazione del limite di 20 alunni nelle classi in cui sono presenti portatori di handicap;
la precoce differenziazione dei percorsi liceali e professionali;
Si tratta di proposte che non tengono conto delle esigenze delle famiglie e penalizzano le situazioni con maggiori difficoltà sociali, territoriali, facendo venire meno un adeguato sostegno scolastico necessario per contrastare fenomeni di deprivazione culturale e d'isolamento, rendendo vano lo sforzo di prevenzione del disagio e della dispersione scolastica.
La nuova organizzazione scolastica ripropone modelli classisti senza porsi l'obbiettivo delle pari opportunità tra ragazzi, senza attenzione per l'esigenza d'integrazione degli alunni immigrati e tantomeno per quelli in situazioni di handicap, senza contare il fatto che l'anticipazione dell'età scolare e la diminuzione delle classi comporterà un decadimento anche della qualità ambientale delle nostre scuole con un rischio di sovraffollamento nelle aule.
Occorre ricordare che anche a Vicchio come in tutto il Mugello, negli anni gli enti locali hanno investito risorse nei servizi e nell'edilizia scolastica per rafforzare l'impegno educativo, in molti casi con una funzione di supporto alle carenze del Ministero della Pubblica Istruzione, qualificando e diversificando l'offerta formativa per le famiglie con uno spirito prettamente educativo e non assistenziale.
E' per questo che anche l'A.N.C.I., in una recente audizione presso la competente commissione del Senato ha espresso a nome di tutti i Comuni d'Italia, un articolato parere che di fatto boccia su tutti i fronti il disegno di legge delega del governo di centrodestra.
Contro chi vuole affossare la scuola pubblica, dobbiamo riaprire la battaglia civile per garantire a tutti il diritto all'istruzione, con una scuola di qualità che dia più cultura e più strumenti a tutti ed essere in grado di capire ed interagire con la società, una scuola che sia luogo collettivo di crescita e di confronto dove si lavori per combattere le disuguaglianze e valorizzare le differenze; una scuola laica dove prevalga il principio educativo che aiuti a diventare cittadini di un mondo più vasto ed insegni a dialogare con gli altri, superando le diversità di storia di genere e cultura.
Siamo sicuri che insieme a noi su questa strada troveremo molti compagni di viaggio, magari non tutti convinti e consapevoli dell'obbiettivo che dobbiamo raggiungere, forse eccessivamente scettici, preoccupati di essere vittime di facili strumentalizzazioni forse ancorati ad un frazionismo che evidenzia le differenze ed affossa i punti in comune.
Vorrei sperare che tutti recepiscano il nostro messaggio di unità, la nostra volontà di riunire tutte le anime che sono la ricchezza di quel vasto movimento che crede nel futuro democratico della scuola, superando frammentazioni e arroccamenti che porterebbero solo acqua al molino di Berlusconi e della Moratti.
La nostra marcia è nata per unire, non per dividere. Per ripartire con più forza e con la partecipazione di tutti, senza bandiere, striscioni o quant'altro potesse apporvi un marchio di appartenenza. Soprattutto, la nostra marcia spinge ad avviare proposte costruttive e offre un contributo al vasto movimento nato in difesa della scuola laica e democratica.
Don Lorenzo Milani ed i suoi ragazzi in "Lettera ad una professoressa" scrivevano che '"la scuola perfetta non esiste. Non lo è la nostra ne la vostra", se tutti saremo consapevoli di ciò e capaci di portare un contributo di idee e di essere aperti al confronto senz'altro riusciremo ad essere costruttivi e credibili, altrimenti saremo nuovamente condannati a dover fare i conti con la Moratti di turno.
Nessuno di noi è ancorato a una proposta di riforma ben definita e chiusa per sempre ma, consentitemi, non è moralmente accettabile l'equiparazione che qualcuno ha voluto fare tra il disegno di legge dell'attuale governo e la legge di riforma del centrosinistra, approvata pur con difficoltà, ritardi, incomprensioni e, certamente, limiti politici.
Basta pensare che uno dei primi provvedimenti presi dal governo Berlusconi, insieme alle leggi appositamente approvate a difesa della sua persona e della sua corte, è stato quello di cancellare del tutto la riforma a cui avevano lavorato Berlinguer e De Mauro e di avviare uno smantellamento dell'autonomia delle scuole.
Ciò credo sia sufficiente a rimarcare la distanza tra i due progetti, senza per questo vincolarsi a scenari precostituiti da cui ripartire, se non i valori di Barbiana che con questa marcia intendiamo tutti insieme rilanciare:

i diritti di realizzazione delle opportunità educative per tutti e per ciascuno lungo tutto l'arco della vita;
l'espansione dell'intero sistema scolastico, investendo in esso risorse e qualità;
lo sviluppo dell'autonomia scolastica, intesa come strumento volto a garantire, ai nostri bambini e alle nostre bambine, alle ragazze e ai ragazzi, la libera espressione di tutte le loro potenzialità;
una scuola come comunità della più vasta comunità locale;
una scuola che abbia ancora la voglia di credere nell'utopia che l'investimento nella formazione delle giovani generazioni realizzi capacità di immaginare, progettare e costruire un mondo migliore.
Voglio proporvi che questa marcia diventi un appuntamento fisso, al quale offrire, ogni anno, il nostro Mugello -e Barbiana in particolare- come sfondo e soggetto di iniziative, confronti e proposte.
L'anno prossimo ricorre l'80° della nascita di Don Milani: può essere un motivo in più per ripensare e rilanciare il significato della scuola laica, pubblica e democratica.
Senza dimenticare che Barbiana non significa solo scuola, ma anche disobbedienza civile, pacifismo, antirazzismo, giustizia e affermazione dei diritti. Valori che sono all'attenzione di tutti noi e di cogente attualità.
Tutto questo fa sì che questa marcia sia, per me e per voi, un'occasione per ripartire da Barbiana, più forti e uniti sul futuro della nostra scuola, che è anche il futuro del nostro paese.
Siamo in tanti, le migliaia di adesioni di persone e di gruppi di tutti i tipi e da tutte le parti del paese mi danno il conforto e la certezza che il movimento per la scuola di tutti e di ciascuno è vivo, è qui a Barbiana ' riparte da Barbiana!
Vorrei terminare, come è doveroso restituendo la parola a Don Milani, leggendo proprio il famoso brano di lettera a una professoressa da cui il professor Bertagna ha maldestramente e colpevolmente preso solo una manciata di parole:
"Solo i figlioli degli altri qualche volta paiono cretini. I nostri no. Standogli accanto ci si accorge che non sono. E neppure svogliati . O per lo meno sentiamo che sarà un momento, che gli passerà, che ci deve essere un rimedio. Allora è più onesto dire che tutti i ragazzi nascono eguali e se in seguito non lo sono più, è colpa nostra rimediare. E' esattamente quello che dice la Costituzione quando parla di Gianni: "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza di cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana"'.Perché non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali tra diseguali. La scuola che perde Gianni non ha diritto a chiamarsi scuola".

Grazie e arrivederci all'anno prossimo.
Alessandro Bolognesi, Sindaco di Vicchio

Barbiana - Vicchio del Mugello, 19 maggio 2002


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