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E' un attacco alla scuola pubblica di Liceo Scientifico Pacinotti (Cagliari) - 21-12-2001 Alcune considerazioni sull'attacco alla scuola pubblica Assistiamo ad un attacco alla scuola pubbl...
E' un attacco alla scuola pubblica
di Liceo Scientifico Pacinotti (Cagliari) - 21-12-2001
Alcune considerazioni sull'attacco alla scuola pubblica
Assistiamo ad un attacco alla scuola pubblica, senza precedenti nella storia della Repubblica, da parte di questo governo di centro destra, che tende a disarticolare il suo impianto laico e pluralista a vantaggio delle scuole private.
Il primo provvedimento di questo governo sulla scuola, il D. L. 255, ha equiparato, ai fini del reclutamento degli insegnanti nella scuola statale, il servizio di insegnamento prestato nelle scuole pubbliche a quello prestato nelle scuole private.
La finanziaria 2002 prevede dei tagli sostanziali per la scuola pubblica, in particolare gli stanziamenti per il rinnovo contrattuale degli insegnanti non prevedono neanche la copertura dell'inflazione reale. Alla faccia di quelli che speravano che questo governo avrebbe adeguato le retribuzioni a quelle europee. Si favorisce l'esternalizzazione dei servizi riducendo il personale Ata ( sono stati tagliati 16000 lavoratori ) e mettendo, in questo modo, a rischio la stessa apertura pomeridiana degli istituti e quindi lo stesso ampliamento dell'offerta formativa. Un altro disegno di legge prevede l'assunzione nei ruoli dello Stato degli insegnanti di religione sulla base delle valutazioni dell'ordinario diocesano, che a discrezione concederà o revocherà l'idoneità all'insegnamento della religione cattolica.
Preoccupa, non poco, l'istituzione di una commissione per la deontologia professionale con a capo monsignor Tonini, che avrebbe come compito la scrittura di un codice comportamentale per gli insegnanti della scuola pubblica con pesanti limitazioni alla libertà d'insegnamento sancita dalla Costituzione e gravi commistioni tra morale cattolica e deontologia professionale.
Il gruppo di lavoro Bertagna a fine novembre ha licenziato un documento di 80 pagine, all'interno del quale si profila una scuola duale : formazione liceale per le classi dirigenti e formazione per l'avviamento al lavoro per la massa. Bisogna avere la consapevolezza che questa impostazione rappresenta un arretramento per la scuola italiana di almeno 40 anni. E' preoccupante soprattutto il fatto che i ragazzi, qualora dovesse passare questa sciagurata controriforma, dovrebbero scegliere tra il tredicesimo e il quattordicesimo anno di età se studiare da classe dirigente o entrare a far parte della classe lavoratrice più o meno dequalificata; così facendo la scuola abdicherebbe alla sua funzione di educazione alla cittadinanza e al diritto di inclusione sociale che, pur con molti limiti, ha assolto in questi decenni.
Il vulnus più grave è comunque rappresentato dal progetto che, attraverso il mal posto principio di sussidiarietà o meglio nel quadro della devoluzione di competenze dallo Stato alle Regioni, prevede, come hanno già fatto alcuni Presidenti delle Regioni (Formigoni e Storace), il finanziamento, attraverso buoni scuola, delle famiglie che mandano i loro figli nelle scuole private. Basti dire che lo scorso anno Formigoni ha destinato cento miliardi a 70.000 studenti delle scuole private appartenenti a famiglie che hanno redditi superiori ai 140 milioni annui. . Infatti l'obiettivo del centrodestra in nome del principio di sussidiarietà tra pubblico e privato, (questo è vero anche per la sanità) è quello di introdurre il mercato all'interno del servizio scolastico nazionale, abbassando così la qualità della scuola pubblica a vantaggio di scuole private per ricchi, alle quali i figli dei lavoratori, nonostante i buoni scuola, dati i costi elevati, non potrebbero comunque accedere. Per non parlare del venir meno di uno dei principi fondamentali della nostra scuola pubblica, ovvero il pluralismo democratico, per il quale tutte le idee hanno diritto di cittadinanza e di confronto. Ben altra cosa sarebbe nelle scuole confessionali o confindustriali. La scuola deve essere, per le nuove generazioni, in primo luogo un esercizio di convivenza democratica, uno strumento d'educazione alla cittadinanza, un'opportunità d'inclusione sociale, non un luogo dove si erigono steccati ideologici e sociali. Questo è tanto più vero con l'approssimarsi di una società multietnica, nella quale sarebbe molto grave e sicuramente un fattore di regressione se ogni etnia o gruppo religioso istituisse una propria scuola.
Tutto questo in spregio dell'art. 33 della Costituzione repubblicana che recita '''.. senza oneri per lo Stato '.
E' altresì grave la disposizione che modifica la composizione delle commissioni per gli esami, in quanto favorisce i ' diplomifici privati' e determina la svalutazione del valore legale del titolo di studio. Per non parlare dell'istituzione di un numero verde dove gli studenti possono denunciare gli insegnanti che esprimono valutazioni critiche sull'operato del governo, configurandosi in questo modo la creazione di vere e proprie liste di proscrizione. Né bisogna dimenticare l'attacco, avvenuto meno di un anno fa, da parte del presidente Storace alla libertà d'insegnamento a proposito dell'adozione dei manuali di storia contemporanea.
All'interno di questo scenario la riforma Moratti prevede una riduzione del monte ore complessivo, nell'arco del ciclo secondario di secondo grado, dalle attuali 5000 a 3300 ore con una perdita del 34 %. Se poi si tiene conto del fatto che, nel collegato alla finanziaria, il ministro prevede un aumento dell'orario cattedra oltre le attuali 18, anche se, grazie alla mobilitazione della categoria, solo facoltativa, e comunque l'onere di sostituire i colleghi assenti fino a tre settimane, ci rendiamo conto che la riduzione di ben 200.000 insegnanti in dieci anni prospettata dal documento Bertagna in nome della razionalizzazione rappresenti un attacco pesante alla qualità della scuola pubblica. Gravissima è l'eliminazione di alcune discipline come l'educazione fisica, il latino allo scientifico, la matematica e le scienze al classico che diventerebbero opzionali, da svolgere in controturno e probabilmente a pagamento.
Per quanto riguarda la scuola media di primo grado bisogna dire che, ad una analisi attenta, emerge il fatto che la sua autonomia è solo fittizia, infatti, visto che i primi due cicli sono strutturati in quattro bienni, il primo anno di media viene accorpato all'ultimo di elementare, mentre gli altri due prevedono l'introduzione anticipata della sperimentazione di segmenti propedeutici agli indirizzi opzionali della secondaria, questo sarà vero soprattutto per chi deciderà di uscire dal percorso scolastico per entrare in quello della formazione professionale.
La formazione professionale si articolerà in due canali, uno di tre anni con la qualifica a 17 anni, qualora lo studente abbia frequentato gli ultimi due anni di materna e uno di quattro con il conseguimento del diploma; ambedue con una frequenza in alternanza scuola lavoro e con uno svuotamento delle tematiche culturali che dovrebbero ispirare la formazione di un cittadino in grado di interagire in modo significativo con la realtà che lo circonda. In definitiva un percorso tutto pensato per soddisfare le richieste, nella migliore delle ipotesi, del mercato del lavoro o per essere più espliciti di confindustria.
Per questo riteniamo fondamentale che gli insegnanti, gli studenti, i genitori e tutte le forze sociali sinceramente democratiche siano attive nel denunciare e contrastare con forza quest'attacco alla scuola pubblica, ai suoi valori di democrazia, pluralismo e partecipazione, come baluardo di civiltà e di progresso per tutti i cittadini a partire dai lavoratori disagiati e meno abbienti.
Il 19 e il 20 dicembre a Roma si terranno gli stati generali della scuola, voluti dal ministro Moratti; è bene che la categoria non demandi ai soli studenti, che in questo momento occupano più di 800 scuole, l'onere di portare avanti una battaglia giusta e doverosa, prima ancora che per la difesa del posto di lavoro, la tutela della libertà e della qualità dell'insegnamento, per la salvaguardia della scuola pubblica, come bene di tutti e per tutti.
Cagliari lì 18 dicembre 2001
I docenti, gli studenti e gli operatori del Liceo PACINOTTI di Cagliari riuniti in Assemblea
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Devolution e divenire cosmico
di Liceo Scientifico Fermi (Bari) - 21-12-2001
'E pur si muove!' G.Galilei
Documento di analisi della 'Proposta Bertagna' elaborato all'interno del Liceo Scientifico 'Fermi' di Bari e sottoscritto da oltre 80 docenti dell'Istituto.
Da un esame della proposta di riforma della scuola del ministro Moratti, emergono i seguenti punti dai quali si evidenzia l'impalcatura generale della proposta:
1. Sulla base del referendum sul federalismo del 7 ottobre scorso e la conseguente possibile modifica costituzionale, si ribadisce il nuovo protagonismo regionale in materia di istruzione. Nella proposta del ministro si parla non più di Stato ma di Repubblica (p.11) con uno slittamento del significato nel senso della devolution amministrativa e legislativa che sposta l'asse decisionale sulle regioni e le aree territoriali nell'ambito dell'istruzione e in particolare della formazione professionale.
2. Il percorso di istruzione complessivo consta di 12 anni e pertanto si riduce di un anno rispetto all'attuale, in particolare si porta da 5 a 4 anni la scuola secondaria superiore.
3. A 14 anni il percorso di apprendimento si biforca in un ramo 'alto' a carattere liceale e in uno di avviamento professionale per l'apprendistato lavorativo. Quest'ultimo non prevede sbocco universitario.
4. Il sistema educativo 'integrato', cioè con il concorso di scuole pubbliche e private, contempla tre percorsi formativi:
- il primo viene delegato alle famiglie e alle altre istituzioni sociali extrascolastiche, perché ogni elemento sociale diventi 'risorsa culturale ed educativa';
- il secondo, obbligatorio per tutti: è quello della scuola propriamente detta: qui si effettua un taglio delle ore annuali di lezione, dalle 1100-1200 ca. attuali (da 30 a 36 ore settimanali) alle 825 complessive annuali (25 ore settimanali). Il taglio delle ore complessive prevede un'ulteriore suddivisione ( 20 ore settimanali a quota annuale e 5 ore settimanali a quota locale).
- il terzo, quello facoltativo, o dell'eccellenza, o dei 'laboratori', viene gestito dal territorio e dalla competizione fra scuole e praticamente prevede l' utilizzo di quelle 300 ore complessive '#8216;tagliate' al punto 2. Con la differenza che quel tempo scuola che fino ad ora è stato patrimonio di tutti, nella proposta diventa facoltativo, dunque sarà riservato a chi lo 'voglia'. Sarà gratuito, da 0 a 300 ore; mentre scatterà il pagamento per un servizio ulteriore. Verrà gestito dal territorio, cioè dalla competizione fra le scuole, che allo scopo potranno organizzarsi in rete, e da altre agenzie.
Ne consegue che:
- i docenti saranno 'flessibilmente' utilizzati tramite: a) accorpamento di discipline, b) 'eliminazione di discipline che passeranno dalle 13-18 attuali nei licei al massimo a 8-10' ( G:Bertagna, Corriere della Sera, 6/12/2001), c) spostamenti di alcune discipline al percorso n.3, quello facoltativo, come, pare, ed.fisica, disegno, e altre.Infatti (sic! p.38).
- maggior carico di incombenze ma inferiore retribuzione; sfaldamento dell'orario di cattedra ma prolungamento dell'orario di servizio fino a 24 ore sett.; incremento del fondo d'istituto ma vincolato all'economia sulle retribuzioni stipendiali;
- svalutazione del primato scolastico in campo formativo e competizione con altre agenzie formative esterne alla scuola pubblica abilitate, grazie alla contemporanea legge di parità scolastica, non solo a rilasciare diplomi e a certificare competenze, ma addirittura a far parte di diritto degli OO.CC. della scuola.
Tra 'flessibilità' e 'razionalizzazione', lo scopo della riforma è, dunque, esclusivamente quello di risparmiare denaro.
Tale scopo favorisce la Confindustria rendendo disponibile a basso costo risorse lavorative pronte e flessibili ('In tale quadro, i percorsi di formazione secondaria, proprio perché ispirati da una solida sensibilità pedagogica e culturale, dovranno presentare una duplice finalità: la prima adattiva, ovvero rispondere alla domanda di professionalità che emerge dal mercato del lavoro; la seconda innovativa, ovvero creare le condizioni per modificare forme e contenuti delle professionalità esistenti, anticipando bisogni e dinamiche economiche e sociali ancora incoative.', p.58).
Sacrifica, invece, senza scrupoli la primaria funzione sociale della scuola che dovrebbe, al contrario, offrire una reale uguaglianza di partenza, anche per valorizzare, in uscita, talenti e meriti in modo socialmente traversale.
Tale proposta,infatti,con l'esplicito riferimento al rinnovato sistema di organizzazione che va oltre il Taylorismo (pag.58) e procede verso 'la qualità totale', da un lato, svaluta il valore legale del titolo di studio, dall'altro, inserisce la scuola in un'ottica aziendale, poiché come già ci aveva detto G. Lombardi, in un intervento su Mondo Economico del 30/4/94, (Cfr. nella proposta la ricorsività di termini quali: negoziare, contrattare, ottimizzare).
In sintesi, l'impianto complessivo della riforma implica:
1. Devoluzione in materia di istruzione e in particolare di formazione professionale con subordinazione della scuola alle realtà locali.Si dovrà 'negoziare'(pag.39; 40 e passim) con le famiglie il percorso formativo dei figli. privilegiando quindi dunque, obiettivamente, gli interlocutori più forti , economicamente e socialmente.
2. Privatizzazione della scuola pubblica e pubblicizzazione delle scuole private.
3. Subordinazione degli interessi della popolazione in tutte le sue fasce di censo e di estrazione sociale agli interessi del mercato e dell'industria.
4. Svalutazione dell' istruzione a sommatoria di risultati.
5. Riduzione del concetto di formazione a quello di formazione professionale.
6. Taglio drastico di posti di lavoro: esasperazione della conflittualità dei docenti per la conservazione del posto; riduzione di garanzie stipendiali e sociali per i lavoratori della scuola, i cui compiti,contemporaneamente perdono professionalità e acquisiscono genericità, e si subordinano, così, alle situazioni contingenti della scuola di servizio.
7. Proliferazione di 'patenti' e 'patentini' certificanti sedicenti crediti formativi che rendono obsoleto il concetto di titolo di studio e introducono quello di profilo educativo culturale e professionale che potrà essere diverso (perché risultato di un percorso '#8211;puzzle ) in teoria da un alunno all'altro, non nel rispetto della persona ma per l'esigenza del mercato.
8. Precarizzazione del lavoro. E' evidente come in tal maniera nessun titolo acquisito può più essere garanzia di sicurezza a tempo non determinato.
PERTANTO, I DOCENTI SOTTOSCRITTI
1. RESPINGONO COMPLETAMENTE IL PROGETTO DI RIFORMA DEL MINISTRO MORATTI CHE COMPORTA
- DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA
- TAGLI DRASTICI DI POSTI DI LAVORO
- PRECARIZZAZIONE DEL LAVORO DEI DOCENTI
2. RIVENDICANO IL DIRITTO AL PIENO RICONOSCIMENTO PROFESSIONALE
3. RIBADISCONO LA DIGNITA' E LA NON SVENDIBILITA' DEI FINI EDUCATIVI E SOCIALI DELLA SCUOLA PUBBLICA AD ALCUN RICATTO ECONOMICISTICO E INTERESSE PRIVATO.
Breve annotazione in calce.
A consolazione di questo preoccupante scenario, si riportano le testuali parole del documento ministeriale che recita:
'D'altra parte non esiste una conoscenza o un'abilità stabilita che sia riconducibile in maniera univoca e biunivoca ad una sola ed esclusiva dimensione disciplinare: ogni conoscenza e ogni abilità è sempre una complessità che si contestualizza in una serie di rimandi che giungono fino all'unità della cultura umana e che, dunque, mostrano sempre visibili segni di relazione con dimensioni non solo logico-formali (pluri e interdisciplinari), ma anche affettive, estetiche, etiche, sociali, tecniche, perfino religiose (se , come ha ammonito Bettelheim, non è nemmeno possibile insegnare le tecniche della lettura se chi le apprende non le inserisce in una più grande e generale motivazione alla propria salvezza) (sic!, corsivo nostro).'(pp.38-39)
Lo stesso documento, nel paragrafo successivo, con una discesa di tono dall' 'escatologico-profetico' al 'colloquial-animalesco', parla della definizione degli standard di qualità del servizio la cui funzione "è permettere alla comunità sociali, alle famiglie e agli studenti di esercitare non soltanto il tradizionale diritto al mugugno, ma ben più corposi e non evanescenti servizi ( 'esercitare' corposi servizi ?!!!!!) consacrati (torna il lessico sacrale !) a veri e propri interessi legittimi da rivendicare, protetti dalla legge. (Boh!?)" (p.39).
E così, tra orizzonti metafisici ed esternazioni onomatopeiche, il docente si estinguerà (o si evolverà, a seconda dei punti di vista) nel nulla del divenire cosmico!
Bari, 13 dicembre 2001