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Da assumere ma senza cattedra fissa Il piano del governo per i precari

Sono 120 mila i professori a termine, difficile stabilizzare tutti subito

27/08/2014
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

ROMA — Sono 120 mila, più ventimila tra bidelli e segretarie: costano quasi un miliardo all’anno e lavorano per coprire i buchi nell’organico della scuola. Sono i supplenti che venerdì Matteo Renzi e Stefania Giannini vorrebbero trasformare in nuovi assunti. Non tutti certo, per questione di costi e di risorse e anche perché non tutte le supplenze sono uguali: ci sono emergenze, brevi assenze e poi supplenze annuali che si ripetono negli anni, a volte anche per decenni perché la cattedra non è «disponibile» ma di fatto i supplenti si alternano in un posto che potrebbe essere fisso.
Quello che vorrebbero provare a fare al Miur è trasformare una parte di questi docenti in organico di funzione, cioè assunti ma senza cattedra a disposizione dei presidi magari di più scuole vicine sul territorio. Finché la cattedra resta disponibile dunque non cambierà il supplente di anno in anno e gli studenti potranno avere lo stesso prof, poi si potrà accedere ad altri posti.
In sintesi è questo quello che dovrebbe succedere con l’abolizione dei supplenti annunciata lunedì dal ministro Giannini e rilanciata ieri anche dal premier nell’incontro con i parlamentari Pd. Come però questo succederà ancora non è chiaro: quanti supplenti e in quanti anni questi precari verranno assunti, in che modo verranno assunti, se ci saranno graduatorie a parte che i presidi aggiornano ogni tre o quattro anni. Se ne dovrà discutere anche con i sindacati, in linea di principio non ostili, visto che il rinnovo del contratto è in vista per il 2015. E bisognerà dare una risposta veloce perché proprio sui precari (troppi e per troppo tempi) pende sul governo italiano il giudizio della Corte europea di Giustizia che nei prossimi mesi dovrà esprimersi sul ricorso del tribunale di Napoli. La condanna costerebbe molto cara alle casse dello Stato.
Per la stabilizzazione di certo per quest’anno scolastico non c’è più niente da fare: i supplenti resteranno tali. Se ne parlerà il prossimo anno se il ministro Giannini riuscirà a superare le difficoltà che sull’abolizione dei supplenti aveva incontrato il ministro Francesco Profumo nel 2012, quando propose una soluzione come questa.
Venerdì, nel presentare le linee guida, Renzi cercherà di parlare più di studenti che di professori, insisterà sulla necessità di nuove competenze per i ragazzi del futuro: più inglese, più geografia (già reintrodotta lo scorso anno dal ministro Carrozza per gli istituti tecnici), più storia dell’arte e musica. Il come è ancora tutto da scrivere, se ne parlerà nella consultazione «porta a porta» che si aprirà (online, in verità) nelle prossime settimane: «Le scuole che hanno fatto esperienze positive ce le mandino, potremmo trovare anche soluzioni già collaudate», ha chiesto nei giorni scorsi il ministro Giannini. Poi si comincerà a scrivere qualche provvedimento.
Al momento, ma il preconsiglio è fissato per giovedì sera, non è prevista la soluzione del nodo dei quota 96, che se così sarà il 1° settembre continueranno a stare in cattedra. Il premier aveva promesso una soluzione subito dopo il pasticcio parlamentare di fine luglio, ma poi aveva frenato. Il comitato dei quota 96 ha organizzato proprio per venerdì mattina una manifestazione a Piazza Santi Apostoli.
Infine nei prossimi mesi resterà da dare sostanza alla promessa di valorizzazione degli insegnanti meritevoli. Il riconoscimento del merito in cattedra era stata una delle battaglie non concluse del ministro Mariastella Gelmini, che aveva sperimentato la valutazione tra insegnanti nella stessa scuola.
Da settembre comunque, a compimento della riforma Gelmini, le scuole sono obbligate a pubblicare annualmente la loro scheda di autovalutazione, primo passo oltre all’Invalsi per dare un voto agli istituti e alla loro didattica. Diverse le soluzioni da adottare: potrebbero essere i presidi a disporre di risorse per gli insegnanti, ma questo resta uno dei capitoli più delicati, non solo per reperire le risorse per premiare i più bravi: la valutazione dei singoli insegnanti del resto esiste in pochissimi sistemi scolastici.
Gianna Fregonara
 


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