Cspi: basta interventi scoordinati sulla scuola
Lo sottolinea il Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione, nella relazione di fine mandato inviata alla ministra Lucia Azzolina.
Angela Iuliano
Il dibattito politico-istituzionale sulla riapertura delle scuole a gennaio «non ha tenuto debitamente conto che la scuola non è un mondo a sé e che il previsto coordinamento degli interventi non ha funzionato, a cominciare da quelli sanitari e dei trasporti». Così, la ripresa delle lezioni «deve essere inserita in una programmazione condivisa nel rispetto delle specificità territoriali e dei singoli indirizzi scolastici che coinvolga la rappresentanza della comunità educante». Lo sottolinea il Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione, nella relazione di fine mandato inviata alla ministra Lucia Azzolina.
Il Cspi, presieduto da Francesco Scrima, ribadisce che «rimane indispensabile prevedere l'utilizzo di tamponi rapidi e una corsia preferenziale per la scuola, orari delle città e dei trasporti, insomma un sistema coordinato «al servizio della riapertura delle scuole». E occorre dare priorità al personale scolastico nella campagna vaccinale.
Inoltre, servono interventi che pianifichino per tempo punti fondamentali dell'anno scolastico. Tra cui monte ore obbligatori, requisiti di validità dell'anno scolastico, esami di Stato, modalità e risorse per il recupero. L'auspico è che la crisi determinata dall'emergenza covid-19 «diventi l'occasioni per attribuire effettivamente centralità e priorità alla scuola».
Pronta la risposta di Azzolina al Cspi: «Il nostro impegno non si ferma, va avanti, nella consapevolezza che vanno tenuti insieme il diritto fondamentale alla salute e quello all'istruzione, entrambi strettamente connessi con il futuro dei nostri ragazzi e del Paese intero». «Arretrare sulla scuola», osserva, «significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire». Tuttavia, «non esiste una ricetta perfetta: il virus ci impone continue riflessioni, aggiustamenti». «Ci sono dei sacrifici da fare, nella scuola come nel resto del Paese, è inevitabile: il vaccino apre una strada di speranza, ma il virus non è ancora sconfitto». La strada, conclude la ministra, è quella indicata nelle «Linee guida per la ripresa della scuola in presenza a gennaio siglate il 23 dicembre in Conferenza Unificata». E che però le stesse regioni in queste ore stanno disconoscendo.