Crescono gli asili nido in Italia, ma gli obiettivi europei sono lontani
Nel nostro Paese l'offerta è di 25,5 posti ogni 100 bambini, la disponibilità minima chiesta dall'Ue è di 33. Divario profondo tra Nord e Sud e anche tra città meridionali. Le associazioni: "Nel Pnrr 28 miliardi per istruzione, ricerca e servizi all'infanzia: siano messi a frutto subito per centrare gli scopi"
In Italia l'offerta di asili nido e di servizi per la prima infanzia è cresciuta negli ultimi anni. Facendo riferimento all'anno educativo 2018-2019, ci sono 25,5 posti ogni 100 bambini. È una crescita non trascurabile, ma che risulta ancora lenta rispetto agli obiettivi europei dei 33 posti ogni 100 bambini fissato per il 2026. Sono questi alcuni dati emersi dalla presentazione online del rapporto nazionale 'Asili nido in Italia' promosso dall'impresa sociale Con i Bambini e Openpolis nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Le medie regionali però nascondono divari all'interno degli stessi territori. Anche nelle maggiori regioni del Sud, caratterizzate da una copertura media più bassa, il livello non è infatti uniforme. In Sicilia, l'offerta potenziale presente nella città metropolitana di Messina (17 posti ogni 100 bambini) è quasi tre volte quella della provincia di Caltanissetta (6,2%). In Calabria il dato di Crotone (16,3%) si contrappone a quello di Cosenza (7,7%). In Campania, l'offerta potenziale di Salerno (13 posti ogni 100 bambini) è quasi doppia rispetto a Caserta (6,6%). "La povertà educativa dei bambini e delle bambine - spiega Raffaela Milano, direttrice programmi Italia-EU Save the Children Italia onlus - affonda le radici già nella prima infanzia, e si consolida ben prima della scuola primaria. D'altro canto, è dimostrato come un asilo nido di qualità rappresenti, per i bambini, uno strumento efficacissimo di riduzione delle diseguaglianze di ingresso nel sistema scolastico ed un investimento fondamentale per prevenire la dispersione".
L'analisi elaborata dall'Osservatorio Povertà Educativa di Con i Bambini - "presenta chiaramente e in modo accurato - aggiunge Milano - i gravi squilibri oggi esistenti, in Italia, nella rete dei servizi. Proprio nei territori dove c'è maggior povertà educativa e dispersione scolastica mancano gli asili nido e questo rende anche più difficile, per le giovani donne, l'ingresso nel mondo del lavoro". La carenza di asili nido al Sud incentiva poi il fenomeno degli anticipatari. In Italia - si legge nel report - sono circa 70mila i bambini che all'età di 2 anni frequentano già la scuola dell'infanzia. A fronte di una media nazionale del 14,8% di bambini di 2 anni anticipatari, il dato supera il 20% in gran parte delle regioni meridionali, con picchi del 29,1% in Calabria, del 25% in Campania e del 23,7% in Basilicata. Dove sono più sviluppati i servizi per la prima infanzia, come in Valle d'Aosta ed Emilia Romagna, gli anticipatari sono rispettivamente il 5,4% e il 6,7 per cento.
"Il 30 aprile - spiega Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini - il governo presenterà all'Europa il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che include i nidi, i servizi all'infanzia, l'istruzione e la ricerca dedicando oltre 28 miliardi di euro. Il Piano intende stabilire come obiettivo l'offerta minima al 33% per i servizi per la prima infanzia entro il 2026. Ci auguriamo che questo investimento strategico per l'Italia non venga toccato ma, anzi, potenziato. Partire presto e bene cambia tutta la vita delle persone. Ciò è vero in generale, lo è ancor più per chi nasce in situazione di esclusione e fragilità. Il potenziamento dei servizi da solo però non basta".
"Si deve puntare - sottolinea inoltre il presidente di Con i bambini - soprattutto a ridurre i divari tra i territori, che sono molto ampi. È anche importante il come si raggiunge l'obiettivo, i processi. Abbiamo imparato grazie ai 384 progetti sostenuti dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che è di decisiva importanza puntare sulle comunità educanti che garantiscono di raggiungere tutti i bambini e bambine e di rafforzare anche l'azione educativa dei genitori grazie ad alleanze educative tra scuola, famiglie, privato sociale, civismo educativo, istituzioni locali. Complessivamente, sono 6.700 i soggetti - conclude - oggi messi in rete. Il dialogo, l'ascolto, la cooperazione, il fare sistema in particolare sul tema dell'educazione dei piu' piccoli, soprattutto nelle aree piu' fragili, e' la strada maestra"