Così la scuola è condannata all'incertezza
Non basta predicare l’apertura delle scuole se poi non si garantisce la necessaria sicurezza. A quali condizioni e quando potranno riaprire?
di Gianna Fregonara e Orsola Riva
Sei settimane, tanto è durato finora l’anno scolastico in presenza dei ragazzi delle superiori, rientrati a metà settembre e rispediti a casa a fine ottobre, quando la curva del virus ha iniziato a rialzarsi. Senza che a difenderli si levasse alcuna voce, salvo quella della ministra Lucia Azzolina, rimasta inascoltata per colpa dei troppi errori commessi nella riapertura, dai ritardi nelle consegne dei banchi al pasticcio delle graduatorie dei prof che ha lasciato gli studenti senza insegnanti per le poche settimane di SCUOLA.
Dopo più di due mesi di lezioni da casa, oggi due milioni e mezzo di ragazzi dai 14 ai 19 anni avrebbero dovuto riprendere posto in classe. Molti di loro saranno invece in piazza, gli altri ancora a casa. Avrebbe dovuto essere un ritorno in sicurezza — così prometteva il governo — grazie al lavoro dei Prefetti con Regioni, Comuni e Usr. Peccato che uno ad uno i governatori si siano sfilati. Tanto che oggi solo gli studenti di Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta saranno sui banchi. Nessuno nega che a determinare la fuga disordinata delle Regioni sia stata la ripresa dei contagi con l’indice Rt in rialzo, gli ospedali in affanno e le previsioni (fosche) per le prossime settimane. Del resto, anche l’Inghilterra e la Germania, che finora avevano resistito, hanno deciso di chiudere. Ma in nessun altro Paese europeo si è assistito a una simile balcanizzazione. Quello che è mancato fin dal principio è stata una presa in carico della SCUOLA da parte del governo ai suoi massimi livelli. Studenti, insegnanti e famiglie chiedono, anche con i sit-in di oggi, di avere delle certezze. Non basta predicare l’apertura delle scuole se poi non si garantisce la necessaria sicurezza. A quali condizioni e quando potranno riaprire? Occorre subito fare chiarezza sulla legittima proposta di vaccinare prima i docenti in quanto categoria a rischio: significa che le scuole superiori non riapriranno fino ad allora?