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Così l’istruzione ha cambiato il Vecchio Continente

Mai come oggi tanti giovani vanno a scuola. Anche se questa non sempre apre le porte della vita professionale

31/05/2012
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La Stampa

BURKHARD MÜLLER

Un’immagine del campus di Villa Guastavillani, a Bologna, sede dell’Alma Graduate School, scuola di specializzazione promossa dall’Università di Bologna
 

Soltanto nell’Alto Medioevo, accanto alle scuole conventuali, nascono le università. Ha cominciato l’Italia nell’XI secolo con Salerno e Bologna. Nel 1200 circa nasce la Sorbonne di Parigi, centro dell’erudizione scolastica, quale università europea più importante. I «paesi germanici» avanzano traballanti come sempre un po’ in ritardo; qui bisogna attendere fino al XIV secolo prima che a Praga, Heidelberg, Colonia, Erfurt vengano fondate le prime istituzioni a livello universitario.

Cosa vi si studia? Si è sviluppato subito un sistema formato da quattro facoltà. Giurisprudenza e Medicina servono direttamente alla formazione professionale. La filosofia resta, così come nell’antichità, un momento centrale; soltanto nel XIX secolo le scienze naturali si emancipano da questa disciplina. Tuttavia la filosofia deve cedere la sua funzione «direttiva» alla teologia, la nuova regina delle discipline; la filosofia deve accontentarsi di farle da satellite.

Normalmente le università non sono centri di ricerca; sebbene debbano naturalmente reagire in qualsiasi modo al rapidissimo aumento di conoscenze, si oppongono come meglio possono ai cambiamenti dei loro curricula e diventano baluardi del conservatorismo. Con stupore si apprende che per molto tempo non c’è stato qualcosa di simile a una modalità d’esame organizzata e che gli studenti, che si sentivano come i padroni delle loro università, erano esclusi dalla regolare giurisdizione; in caso di violazioni potevano finire tutt’al più nella cella di punizione dell’università.

Le riforme decisive, alla soglia della modernità, sono partite dalle scuole (più esattamente dalle scuole «civili» di latino), che erano state istituite in molte città. Il movimento dell’Umanesimo, che nacque in Italia nel XIV secolo e verso il 1500 si diffuse in tutta l’Europa, ha fatto sì che il latino del Medioevo, destinato all’uso orale ed ecclesiastico, diventasse «gradevole» e ci si dedicasse nuovamente allo studio degli autori classici; anche il greco riconquistò la sua rispettabilità. Allo stesso tempo le lingue «volgari» fino ad allora solo parlate sono entrate nella sfera della lingua scritta. Il che ha avuto il vantaggio di permettere a molte più persone di ricevere un’istruzione, ma ha anche uno svantaggio: la cultura europea fino ad allora unica ha cominciato a «dissolversi» in tanti rivoli. In Germania Lutero ha avuto un ruolo decisivo con la sua traduzione della Bibbia. La stampa, che nascerà subito dopo, ha permesso una diffusione più veloce e vasta delle idee e delle conoscenze rispetto all’antichità e al Medio Evo, quando ogni singolo libro doveva essere scritto faticosamente a mano. Il XVI secolo porta così a un’espansione generale della cultura/istruzione.

Nel XVII secolo si sviluppa l’Illuminismo come fenomeno di massa, e ad esso si accompagna l’invenzione della pedagogia; nel 1770 viene istituita ad Halle la prima cattedra di pedagogia. Docenti quali Basedow in Germania e Pestalozzi in Svizzera dichiarano che è del tutto sbagliato trattare il bambino come un piccolo adulto; la lezione deve essere a misura di bambino! Basedow fonda a Dessau il Philanthropinum ; Pestalozzi, che si collega a Rousseau e al suo motto «Ritorno alla natura!», prova ad attuarlo creando una sorta di istituto in cui si pratica anche l’attività agricola. Cosa che ben presto viene abbandonata.

A partire dal XVIII secolo e soprattutto nel XIX secolo lo Stato comincia a concepire come un suo compito quello di garantire un’istruzione scolastica minima a tutti i bambini senza eccezione alcuna. Nascono le scuole popolari e con esse l’obbligo scolastico - del resto spesso parallelo all’obbligo del servizio militare. Si può infatti arruolare una recluta soltanto se è in grado di leggere la sua cartolina di precetto. L’obiettivo dell’insegnamento punta alla triade lettura, scrittura e far di conto, a cui si aggiunge quasi ovunque anche la religione: ci sono volute lunghe battaglie affinché la chiesa rinunciasse al monopolio dell’istruzione.

Contemporaneamente si è assistito a un enorme sviluppo dell’istruzione universitaria. Se nel XV secolo in tutta Europa c’erano 29 università, alla fine del XVIII secolo si arriva a 143. Si sviluppano tre modelli che sino ad oggi conservano il loro ruolo esemplare. In Germania Wilhelm von Humboldt concepisce la nuova università fondata a Berlino come un luogo in cui non si trasmette più ciecamente la tradizione. In Francia viene creato un sistema centralizzato con esami ferrei; sistema che lo Stato prende sotto la sua tutela. La Gran Bretagna (che soprattutto gli Stati Uniti prenderanno poi come esempio) si rivela come sempre contraria alle riforme radicali e conserva in una forma modificata il sistema collegiale di Cambridge e Oxford risalente al Medio Evo, ponendo l’accento sull’autonomia decentralizzata.

Per ciò che riguarda le scuole, le richieste della modernità fanno vacillare la vecchia istruzione classica. E precisamente le lezioni di latino e greco non mantengono più la loro posizione privilegiata. Le nuove conoscenze nell’ambito delle scienze naturali e i nuovi profili professionali che ne emergono rivendicavano il loro diritto: uno scolaro che voglia diventare commerciante ha bisogno di conoscere la contabilità e non Omero. Così nascono scuole e istituti tecnici.

Per quanto tempo i giovani devono rimanere a scuola e quando si deve iniziare a selezionare in base a talento e interessi? Mentre per quanto riguarda la prima domanda quasi tutti i paesi europei sono d’accordo e la durata della scuola dell’obbligo è aumentata dai dieci o undici anni iniziali ai quindici o sedici anni, sul secondo punto esistono grandi differenze. In Germania, fino a poco tempo fa è rimasto in vigore il sistema a tre livelli di Hauptschule (istituto professionale), Mittelschule/Realschule (istituto tecnico) e Gymnasium (liceo). Molti altri paesi, invece, hanno optato per il modello della highschool oGesamtschule (scuola media unificata).

Negli ultimi cinquant’anni, il volume complessivo dell’istruzione si è moltiplicato. Sono stati creati incentivi e possibilità per consentire anche ai bambini provenienti da strati sociali fino a quel momento lontani dal mondo dell’istruzione, di frequentare scuole superiori e università. La formazione degli insegnanti è stata notevolmente migliorata, come anche la retribuzione. Sono nate dozzine di nuove università, migliaia di nuove scuole e oggi l’istruzione superiore è diventata un fenomeno di massa in tutta Europa, nel bene e nel male. Un numero di giovani mai così alto in 2.500 anni di storia la riceve. Tuttavia spesso non è certo che cosa ne traggano, quali competenze acquisiscano e quali condizioni vengano loro offerte per iniziare la loro vita professionale. Come ha detto una volta un teorico dell’istruzione: da quando i privilegi sono stati accessibili a tutti, non sono più stati tali.

 

 


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