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“Così dovrà ripartire l’ascensore sociale”

domande a Elena Ugolini sottosegretario

21/07/2012
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La Stampa


Elena Ugolini,sottosegretario all’Istruzione, sono quattro anni che l’Invalsi valuta la scuola italiana. È servito a qualcosa questo lavoro? «È servito moltissimo. Esiste ancora un forte divario NordSud, anche se alcune regioni come la Puglia, la Basilicata e l’Abruzzo hanno fatto dei passi in avanti fino a raggiungere i livelli medi del Paese. Il dato a mio parere più significativo riguarda l’esistenza nelle regioni meridionali di una forte variabilità di risultati tra scuole dello stesso livello».

Quali sono le criticità forti su cui occorre lavorare? «È stato rilevato che in matematica le maggiori difficoltà sono in geometria e nella capacità di dare ragione delle soluzioni proposte. In italiano i ragazzi hanno difficoltà nelle prove che chiedono capacità interpretative e argomentative. Sono quindi queste le due aree principali su cui lavorare nell’immediato futuro. I dati sugli studenti stranieri dimostrano che la scuola non cambia. Inoltre abbiamo capito che occorre dedicare una cura specifica ai ragazzi stranieri di prima generazione».

Questi dati come possono essereutilizzatidallesingole scuole ? «Le singole scuole possono riflettere sul proprio lavoro, avendo a disposizione un sistema organico di dati e di strumenti che le aiutino a paragonarsi con un punto di riferimento esterno a livello nazionale e regionale per individuare i propri punti di forza e di debolezza, per migliorare».

Quali sono gli obiettivi di medio e lungo termine? «La scuola deve poter essere un ascensore sociale, senza nascondere dietro il manto dell’indistinto lacune che possono tradursi in una diminuzione di possibilità di successo nel proseguimento degli studi e nell’inserimento nel mondo del lavoro. In prospettiva è fondamentale precisare meglio i traguardi essenziali da raggiungere alla fine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, puntare sulla formazione iniziale e in servizio dei docenti e ripensare alla proposta della scuola secondaria di primo grado, che rimane sicuramente uno dei punti più problematici della nostra scuola». [R. MAS.]


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