Cosa porterà la riforma del ministro Moratti
Valentino Cosa porterà la riforma del ministro Moratti Sul tempo pieno la nostra scuola torna al passato di Arturo Ghinelli Primo non bocciare; secondo a quelli che sembrano cretini dargli la sc...
Valentino
Cosa porterà la riforma del ministro Moratti
Sul tempo pieno la nostra scuola torna al passato
di Arturo Ghinelli
Primo non bocciare; secondo a quelli che sembrano cretini dargli la scuola a pieno tempo; terzo agli svogliati basta dargli uno scopo". Forse è bene ricordare, in un Paese che sta perdendo la memoria, che la scuola a tempo pieno è nata per combattere le bocciature, per dimostrare che non era vero che "Dio fa nascere i cretini e gli svogliati a casa dei poveri", come sosteneva la professoressa. Mai un prete è stato così ascoltato, mai una proposta ha avuto tanto successo. Don Milani pubblicò la sua proposta nel 1967 e già nel 1971 c'era la legge che istituiva il tempo pieno.
Nei giorni scorsi ho partecipato alle celebrazioni per il 30° anniversario della prima scuola a pieno tempo in cui ho insegnato: la scuola di via Bollitora a Carpi, che ora porta il nome di Sandro Pertini. Ebbene, la ministra e tal Bertagna sostengono che d'ora in poi il tempo pieno non sarà più garantito dallo Stato, che darà a tutti una scuola di sole 25 ore settimanali e poi ognuno, secondo le sue necessità, si pagherà con i propri soldi il tempo-scuola che riterrà necessario ad essere promosso ed eventualmente a proseguire negli studi. Anche perché alla fine della terza potrà sempre smettere di andare a scuola per seguire una formazione professionale o un percorso di formazione-lavoro.
E' un amarcord incredibile, un film già visto per me che ho fatto l'esame di licenza elementare nel 1961.
C'era ancora la vecchia scuola media (mi sono perso quella nuova), che non era per tutti infatti per andarci bisognava superare l'esame d'ammissione. All'inizio della 5a il maestro aveva chiamato le mamme e ad alcune aveva detto: "Sono impreparati ma ce la possono fare se verranno a lezioni private da me" e alle altre mamme: "I vostri figli sono cretini, non ce la possono fare... è perfino inutile che spendiate dei soldi". Per tutto l'anno andai a lezione dal maestro e mia madre sborsò fior di quattrini. Per colmo d'ironia, all'ultimo momento, abolirono l'esame...
Ma la media non era ancora cambiata: offriva lo studio del latino e un corso a pagamento di scherma nel pomeriggio, erano veramente il top per uno come figlio di un falegname con la 3a e di un'operaia con la 5a elementare. Malgrado tutto andai avanti e mi sorbii la prof. di matematica che tuonava contro la scuola media unica fatta solo per favorire i cretini e gli svogliati. I miei amici invece, dopo quello che aveva sentenziato il maestro, non se la sentirono di venire con me alle medie anche se era stato abolito l'esame d'ammissione.
Omar e Claudio andarono in prima "Avviamento" (al lavoro) dove rimasero parcheggiati alcuni anni tra una bocciatura e l'altra. Vincenzo, figlio di italiani che avevano dovuto abbandonare la Tunisia, andò alla "Città dei ragazzi" a frequentare un corso professionale di aggiustaggio e finì ben presto a fare il garzone in un'autofficina. Luciano, non appena crebbe abbastanza da sembrare più vecchio, andò a lavorare in fonderia insieme a suo padre.
Ricordo, a quanti se lo fossero scordati, che tutti noi avevamo frequentato solo la scuola del mattino. Anzi no, ad essere onesti negli ultimi anni funzionava un doposcuola con la mensa, organizzato dal Patronato scolastico per i figli dei poveri, ai quali veniva anche offerto un bicchiere di latte durante le lezioni del mattino. Io fui l'unico tra "quelli del latte" a non frequentare il doposcuola perché era un badantato dove non ti aiutavano nemmeno a fare i compiti e poi dovevo andare a lezione dal maestro.
Come vedete gli elementi fondanti della riforma Moratti c'erano già tutti: il maestro unico, le 24 ore settimanali, la scuola che si offre di badare i figli delle donne che lavorano, mentre il tempo che vale è quello dedicato alle lezioni private per chi se lo può permettere, infine, per chi ha già scelto di andare al liceo, il territorio in sinergia con la scuola offre tante possibilità, magari un bel corso di scherma, che fa tanto fine...
Un'altra delle "novità" introdotte dalla Moratti ho sperimentato sulla mia pelle: il voto in condotta. Ho avuto sempre dieci ed è stato questo che mi ha aiutato ad essere sempre promosso, non certo l'elevato livello culturale della famiglia. Alle superiori il voto in condotta si è rivelato una potente arma di ricatto. Infatti appena ho organizzato il primo sciopero alle magistrali mi hanno dato sette e ho corso il rischio di mandare tutto in vacca. Meditate, che questo è stato.
E se "quelli del latte" avessero avuto il tempo pieno? Una scuola con due o tre insegnanti, con competenze e culture diverse, in grado di far loro padroneggiare la lingua (l'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000...) e tutti gli altri linguaggi, che aiutano a riflettere sulle proprie esperienze, a rappresentarle e a trasformarle in conoscenze.
Ma lo so, l'ho imparato a scuola, la storia non si fa con i se. Ma ho anche imparato che il popolo che non ha memoria non ha futuro... Perciò vi chiedo, in nome di Omar, Claudio, Vincenzo e Luciano, non abolite la scuola a pieno tempo, ci sarebbe stato bisogno di più scuola in passato (e si vede), ci sarà bisogno di più scuola anche in futuro.