Corriere: Università, il governo vara il decreto
La riforma Nel provvedimento il no ai concorsi negli atenei in rosso. Sulla scuola «pace» tra Istruzione e Regioni
Gelmini ricevuta al Quirinale. Oggi l'esame in Consiglio dei ministri |
Il testo prevede il blocco parziale del turnover per i ricercatori I governatori non saranno commissariati
ROMA — Niente chiusura di mini-scuole per un anno. Riprende il dialogo — è intervenuto Berlusconi per rendere il clima più sereno — tra governo e conferenza delle regioni. Clima più disteso anche sull'università. Oggi la Gelmini dovrebbe portare al Consiglio dei ministri un decreto su pochi punti ritenuti urgenti e quindi da anticipare rispetto alla riforma complessiva che invece sarà contenuta in un disegno di legge. I contenuti sono stati illustrati dal ministro al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che continua a ritenere possibile un accordo ampio sull'università, purché il tema sia affrontato con ragionevolezza. Gli atenei spendaccioni, con i bilanci in rosso (20 su 75) — questi i punti del decreto — non potranno bandire concorsi. Deroga parziale al blocco del turnover previsto dalla legge 133 dello scorso 6 agosto per l'assunzione dei giovani ricercatori. Distribuzione del fondo statale di finanziamento in ragione non solo del numero degli iscritti — criterio che induce gli atenei ad attirare quanti più studenti anche con una moltiplicazione di corsi e diminuendo il rigore — ma in base a criteri di produttività. Previsto anche un intervento sui concorsi per docenti, forse anche per quelli già banditi. Tra le ipotesi una modifica nei meccanismi della selezione per i professori associati e ordinari: si introdurrebbe un solo vincitore eliminando la doppia idoneità, ritenuta fonte di possibili accordi sottobanco. Un provvedimento che non dovrebbe dispiacere all'opposizione. L'altra ipotesi, più complicata, prevede la sospensione delle procedure in attesa di approvare una riforma con un ddl. Resterebbero i concorsi per i ricercatori, utili per lo svecchiamento dell'università. E potrebbero essere stanziati anche fondi per alloggi e borse di studio per gli studenti più meritevoli Riprende intanto il dialogo tra ministro il Gelmini e le Regioni. E' stato Berlusconi a sbloccare la situazione. Il governo ha infatti modificato l'articolo 3 del dl 154 tenendo conto delle osservazioni delle autonomie. La parte che prevedeva il commissariamento in caso di mancata soppressione, con trasferimento dei ragazzi nelle sedi più grandi, degli istituti scolastici con meno di 50 alunni è stata cancellata. Le regioni avevano deciso di non incontrare più il ministro fintanto che fosse rimasta nel decreto la parola «commissariamento ». La modifica del governo fa slittare l'operazione di ridimensionamento della rete scolastica (chiusure sedi troppo piccole, accorpamenti) al 2010-2011. «Ora — è il commento di Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni — è necessario aprire un tavolo per discutere concretamente e senza forzature unilaterali della riorganizzazione dei servizi scolastici, fermo restando il carattere irrinunciabile del diritto al studio». «Un risultato importante» anche per Leonardo Domenici, presidente dell'Anci, soprattutto per i piccoli comuni, montani e non. Giulio Benedetti |