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Corriere: Università e meritocrazia, difendiamo il test nazionale

Roger Abravanel

12/10/2009
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Corriere della sera

Ieri il ministro Gelmini ci ha in­formato che ha dovuto sospen­dere il processo di istituzione del test na­zionale standard da me proposto un an­no fa (nonché da altri accademici eccel­lenti quali Roberto Perotti e Andrea Ichi­no) a causa dell’«ultimatum» del Tar sui professori precari. Il ministro teme che il Tar possa un giorno provocare la paralisi nazionale bloccando il test di una sola università.

Sarebbe un disastro nei confronti del­la prima seria iniziativa orientata a creare un seme di merito nel nostro disastrato sistema educativo. In questo ultimo an­no si sono intravisti gli effetti della per­versa assenza di una misurabilità obbiet­tiva del merito. I 100 e lode della maturità si sono rilevati totalmente inaffidabili perché al Sud erano il doppio che al Nord. I test che le università autoammini­strano hanno creato gravissime ingiusti­zie. Nelle facoltà a numero chiuso come Medicina l’Italia è l’unico Paese al mon­do in cui il test non dà risultati considera­ti validi in tutte le università: ciò fa sì che anche i migliori studenti preferiscono scegliere le università meno ambite, in funzione di una maggiore «sicurezza» di ammissione, anziché provare ad entrare nella migliore università possibile.

Nei Paesi dove la meritocrazia esiste vi è un solo test nazionale standard che è lo stesso per tutte le facoltà, e ciò ha enor­mi vantaggi perché la selezione d’acces­so è molto più obbiettiva. Un test nazio­nale standard permetterebbe anche di mettere ordine nella attuale giungla di borse di studio nazionali e regionali e nel creare meccanismi efficaci per assegnare i prestiti d’onore. Si potrebbe creare un piccolo «fondo per il merito» in cui i 1.000 migliori studenti riceveranno una ricca borsa di studio per andare a studia­re nelle migliori università. Ciò creereb­be un meccanismo di «quasi mercato» per capire finalmente quali sono le uni­versità migliori a cui dare più fondi: sono quelle dove vanno gli studenti migliori. Il merito a parole è invocato da tutti. Il diffi­cile è passare dalle parole ai fatti.


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