Corriere-Una scuola senza traumi
Nuovo anno e voglia di normalità UNA SCUOLA SENZA TRAUMI Per ora l'anno scolastico di Milano è cominciato soltanto nelle cartolerie dei paesi di vacanza, oppure nei meno affollati negozi di ...
Nuovo anno e voglia di normalità
UNA SCUOLA SENZA TRAUMI
Per ora l'anno scolastico di Milano è cominciato soltanto nelle cartolerie dei paesi di vacanza, oppure nei meno affollati negozi di città. Si è già aperta infatti la fiera degli zainetti griffati, dei quaderni, dei diari, delle matite e dei pennarelli, kit variabili di anno in anno secondo i suggerimenti della moda. Stimolati dalla pressante pubblicità televisiva i bimbetti assillano con abbondante anticipo i genitori perché adeguino la spesa alle nuove tendenze di "design" e di colori. Ma in fondo, nonostante il costo, è il momento più gioioso dell'avvio. La gente ha voglia che anche il resto, le cose importanti dalle materne all'università, abbiano inizio nel modo più sereno possibile. Gli slittamenti parlamentari della riforma, le polemiche politiche e le sgradevoli incertezze sui tempi di partenza dei singoli provvedimenti hanno tenuto le famiglie in ansia fino a ieri. Non si sapeva neanche se sarebbe stato possibile da settembre iscrivere a due anni e mezzo i bambini alle materne e a cinque e mezzo alla prima elementare pubblica. Ora in giro c'è desiderio di normalità. A Milano ci sono molti motivi per non partire con il piede sbagliato fra contestazioni, slogan, cortei e occupazioni. Si è comunque perso un anno per il rinnovamento. Ora, giuste o meno che fossero le remore, in un quadro non certo allegro di bilancio, e fra molti contrasti nella valutazione dei contenuti della riforma, non ci sono certo motivi in più per perdere tempo nel mettere in moto almeno la macchina non rinnovata. Non è interesse di genitori, di figli e di professori sciupare giorni.
Il logorio aggiuntivo di un autunno litigioso danneggerebbe in particolare un'area come quella lombarda, dove forte si sente la concorrenza del resto di Europa. Il rafforzamento delle competenze dei giovani che si affacciano al mercato continentale del lavoro è qui un'esigenza indilazionabile. Conoscenza e formazione sono oggi la materia prima per la più importante industria lombarda, quella degli studi. Milano è diventata la capitale delle università, della ricerca e della comunicazione. Di conseguenza la scuola lombarda deve velocemente attrezzarsi a dare preparazione adeguata a generazioni che sono mano d'opera intellettuale per le ambizioni del territorio. L'accordo che è stato firmato fra il ministero della Pubblica Istruzione e la Regione Lombardia consente di anticipare in modo sperimentale qualche elemento della riforma nel settore della formazione. È il campo nel quale più marcata è la competizione europea per un futuro che ha sempre più bisogno di "quadri" e di tecnici di ottima preparazione. Un clima sereno è un vantaggio per tutti. I problemi obiettivi di sedi, di mezzi e di organici già esistono per loro conto, affrontarli dopo la pausa estiva con animi accesi può soltanto appesantirli.
Non sempre del resto l'approccio polemico ai temi importanti della scuola giova alle idee assai rispettabili che si vogliono difendere. Faccio un esempio apparentemente minore: lo slittamento della possibilità, prevista dalla riforma Moratti, di iscrivere a cinque anni e mezzo i bambini alle elementari nella scuola pubblica finisce per avvantaggiare proprio il sistema privato, che gli intransigenti sostenitori della scuola statale temevano fosse favorito dalla riforma.
Ora a Milano, come altrove, se una famiglia vuol mandare in anticipo un bambino alle elementari deve ricorrere a una scuola non statale. Il pragmatismo lombardo suggerisce di prepararsi al primo giorno di scuola con un ridotto margine di concessione alle agitazioni, evitando sciupio di tempo e di energie.
di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI