Corriere-Un vero e proprio manualino di abuso della storia

Un vero e proprio manualino di abuso della storia, un ...

Un vero e proprio manualino di abuso della storia, un costosissimo pezzo di propaganda elettorale "interamente pagato dalla Regione Lazio". Non è proprio piaciuto a Bruno Gravagnuolo dell' Unità, a Piero Sansonetti di Liberazione e all'opposizione in genere Mazzini e il Risorgimento il libriccino a fumetti (una settantina di pagine a colori curate dall'Ufficio comunicazione della giunta e ideate da Niccolò Accame) fatto pubblicare dal presidente della Regione Lazio Francesco Storace per il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini e destinato agli studenti dei licei. "Questa polemica è strumentale - ha subito detto Storace -: mi ricorda tanto quella sui libri di testo di qualche anno fa, una polemica da cui poi nacque una legge regionale e le due giornate dei valori nazionali del 9 e 10 febbraio dedicate alla proclamazione della Repubblica romana e al ricordo delle foibe. In consiglio regionale, le Giornate dei valori nazionali le abbiamo votate da soli come maggioranza, in Parlamento invece la legge è stata votata all'unanimità. La sinistra arriva sempre in ritardo".
A essere finiti nel mirino sono i contenuti di un libro al quale viene rimproverato, in primo luogo, "di avere un tono e uno spessore storico adatti alle prime due-tre classi delle scuole elementari pur essendo distribuiti nei licei". Con questo librettino, Storace trasformerebbe di fatto Mazzini in un "testimonial elettorale" della propria lista in prospettiva delle prossime elezioni regionali d'aprile. E (per l'Unità e Liberazione ) lo farebbe senza andare troppo per il sottile, puntando sull'ipotetico anticomunismo del fondatore della Giovine Italia. Tanto da scrivere nella prefazione "prima che uscisse il Manifesto dei comunisti , aveva anticipato tutti ammonendo: "Tirannide. Essa vive nelle radici del comunismo"". Un'intuizione, questa, che Storace definisce profetica e "che avrà l'esodo giuliano-dalmata da Venezia-Giulia, Istria e Dalmazia, le foibe e il genocidio di Tito come ulteriori conferme".
Tra boom, pum, "Ritirata!", fiamme rosse e gialle si consuma così "un falso ideologico" che fa diventare Mazzini in "un anticomunista alla Berlusconi che avrebbe dedicato la propria vita ai tre valori di "Dio, Patria, Famiglia". E che, "se avesse avuto il tempo" sarebbe potuto diventare "anche fascista". Niente a che vedere, insomma, con quella sua tradizionale immagine di "carbonaro, sovversivo, antimonarchico, europeista, amico di Bakunin o anticolonialista" che ci avevano finora mostrato gli scrittori di libri di storia.
Quello raccontato dal presidente della Regione Lazio "è un Mazzini falso, una buffa caricatura strumentale", qualcosa di "già visto" che si inserirebbe "in quel volontarismo etico protofascista" alla Giovanni Gentile. Come altrettanto farsesca è l'assunzione "nel Pantheon postfascista di Mameli, Garibaldi e Pisacane": tutti e tre "certo imbarazzati se non indignati di venir celebrati da Storace".
A rinfocolare la polemica sul famigerato libriccino a fumetto sono poi arrivate ieri le considerazioni di Dino Cofrancesco sul Secolo XIX. Cofrancesco si scaglia in particolare contro quelli che chiama "i dilettanti allo sbaraglio del revisionismo (Socci, Pellicciari, Camilleri) che hanno messo nel proprio mirino il Risorgimento, con l'idea di delegittimarlo". Un'accusa, quella di dilettantismo, che per l'Unità e Liberazione sembrerebbe calzare perfettamente anche a Storace.
Stefano Bucci