Corriere: «Un passo avanti ma bisognava vietarne l'ingresso»
I presidi
ROMA — «Bene Fioroni, ma si poteva fare di più». L'apprezzamento per le nuove regole ma anche la critica per non aver impedito l'ingresso dei telefoni cellulari nelle scuole viene dal capo dei presidi, Giorgio Rembado. Su un punto che potrebbe rivelarsi risolutivo i due le pensano in modo opposto.
Per Fioroni solo una legge può vietare l'ingresso dei cellulari a scuola. Che ne pensa?
«Per me è sufficiente una delibera del Consiglio di istituto: sono convinto che nessuno sarebbe in grado di impugnarla».
Quindi lei è pronto a scommettere che i telefonini resteranno accesi?
«Il cellulare continuerà ad essere usato sicuramente dai più prepotenti, dai più abili e veloci, nascosti tra i banchi, soprattutto quando in cattedra siede l'inse- gnante più arrendevole ».
L'inse- gnante non farà nulla?
«La regola che definisce il divieto di introduzione del cellulare consente di intervenire con determinazione sul trasgressore, quella che ne inibisce soltanto l'uso in classe richiede una valutazione sul- l'eventualità che il cellulare sia acceso o spento, e — se utilizzato — se sia autorizzato o meno. Insomma il docente deve entrare in una casistica minuziosa e quindi più difficilmente gestibile. In conclusione: è stato fatto un passo in avanti, ma potrebbe diventare non risolutivo».
È d'accordo con l'inasprimento delle sanzioni?
«Era opportuno rimettere mano allo Statuto degli studenti e delle studentesse visti gli episodi degli scorsi mesi, era inevitabile modificare le sanzioni disciplinari. Ci piace anche il patto di corresponsabilità che le famiglie dovranno sottoscrivere all'atto di iscrizione dei figli a scuola. Finora era solo implicito».